«Un aiuto? Di che tipo di aiuto parli, papà?» Nadia lo fissò preoccupata. Aveva paura di sentire la risposta, nonostante avesse avuto modo di conoscere il padre di Mattia sotto una luce diversa. Sapeva che la causa di tutti i suoi problemi fosse soltanto Cornelia, ma era anche vero che quella donna riusciva sempre a trovare il modo per rovinare qualsiasi cosa.

«Sponsor, collaborazioni finanziarie per la nostra azienda agricola. Ha capito in un batter d'occhio quanto fosse grave la mia situazione economica e mi ha proposto di lavorare insieme. Sai, per farsi perdonare dei risentimenti passati.»

«E ti fidi delle sue promesse?»

«È un brav'uomo, Nadia. Sta cercando in tutti i modi di riscattare se stesso e io ho bisogno di quel genere d'aiuto. Potrei solo guadagnarci.»

Nadia annuì e gli sorrise. «In tal caso sono contenta per te, papà. Sai quanto tengo a te e alla tua attività. Meriti molto di più.»

Guglielmo le diede un buffetto sulla guancia. «Sono convinto che un giorno tutti otterranno quello che gli spetta. E magari questa è la mia volta buona.» Fece l'occhiolino e s'incamminò con Nadia verso la porta. «Adesso vado a fare un po' di spesa al supermercato. Sono convinto che mangiate troppo poco da quando vivete da sole... Siete un po' deperite.»

Nadia alzò gli occhi al cielo e fece per ribattere, ma fu bloccata dalla vista di Anita: stava entrando nella clinica a braccetto con la madre. Indossava un paio di occhiali da sole scuri e un vestitino corallo elegante. Stavano discutendo a bassa voce senza nemmeno guardarsi negli occhi e dall'aria tetra della madre, non sembrava nulla di particolarmente piacevole.

«D'accordo, papà...» rispose sovrappensiero. «Ada ha un giorno di riposo oggi. Io... devo parlare ancora con una persona, ma poi tornerò a casa. La strada te la ricordi?»

Guglielmo annuì e la salutò con un bacio sulla fronte. «Chiamami per qualsiasi novità», le lanciò un'ultima occhiata di avvertimento e lasciò la clinica, con le mani in tasca e un'espressione rasserenata.

Nadia individuò con lo sguardo Anita ed Emma De Longhi e fece lo slalom tra qualche passante per raggiungerle, mantenendo sempre una distanza di sicurezza: voleva parlare sul serio con Anita, ma non era sicura di volerlo fare proprio in quel momento. Sembrava che si stessero dicendo qualcosa di importante e spinoso e aveva tutta l'intenzione di volerlo scoprire.

Anita si fermò dietro a un carrello di biancheria pulita e bloccò la madre per un polso. «Ti prego, mamma, non fare idiozie.»

Nadia si nascose dall'altro lato del carrello e sbirciò le due da un piccolo spiraglio accanto al muro. Lo sguardo di Emma sembrava freddo e inespressivo.

«Ne abbiamo già parlato, Anita. Non m'interessa della tua situazione contorta con Mattia, ma non appena Cornelia tornerà in ospedale tu le parlerai e le chiederai scusa per il tuo comportamento poco maturo.»

«Forse non ti sei resa conto di quello che è successo...» Anita esalò un respiro scocciato e guardò male la madre. «Quella stronza mi ha diffamata pubblicamente... Mi ha fatta sfigurare e passare per bugiarda davanti a tutto il corpo studentesco della L.U.S.I! Non le chiederò mai scusa.»

«Anita, tesoro, lo so. Ma i Silvestre ci tengono in pugno come delle maledette mosche. I nostri affari sono in ballo e non possiamo permetterci di affondare. Ricordati che siamo in debito con loro. E stiamo parlando di milioni, capisci?»

Anita strinse le braccia al petto e spostò gli occhi dalla madre al pavimento, furiosa. «Pensavo che saresti stata dalla mia parte per una volta nella vita. Credevo davvero che la nomina di tua figlia ti sarebbe interessata più di uno stupido affare di società.»

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