Prese a camminare verso Cornelia, senza badare minimamente a Diego, che imprecò a bassa voce e la seguì.

«Cornelia!» urlò, attirando l'attenzione di qualche medico in camice e tre o quattro passanti.

Cornelia alzò il volto da terra e allo stesso tempo lo fece anche l'infermiere che la stava accompagnando. Si fermarono e attesero che la ragazza si avvicinasse.

«Vi conoscete?» domandò l'uomo, sorridendo cortesemente ad Anita.

«Certo che la conosco», rispose lei, poggiando le mani sui fianchi snelli. «Questa stronza ha provato a incastrarmi!»

Cornelia sorrise melensa e lanciò un'occhiata eloquente al suo accompagnatore in divisa. «Lei è Anita, la figlia buona a nulla dei miei partners d'affari. Anita, lui è... ah, al diavolo! Non mi ricordo nemmeno il suo nome», sbraitò.

«Mi chiamo Marco Astori e opero nella Terapia Intensiva», si presentò l'uomo, porgendo la mano sudata ad Anita e lanciando uno sguardo sbrigativo a Diego, ancora nelle retrovie. «La signora Silvestre non è particolarmente in sé adesso.»

«Oh, non si preoccupi. La signora Silvestre non è mai stata particolarmente in sé», replicò lei, sorridendo con cattiveria a Cornelia, che tentennò sui tacchi e le puntò l'indice contro.

«Bada a quello che dici, Anita De Longhi... Ti conosco bene, sai? Conosco bene tutta la tua famiglia!» le urlò addosso. «Posso cancellare dalla tua faccia quel sorrisetto saccente in un attimo.»

«Ci provi, allora. Sto aspettando solo di vedere quanto in basso possa ancora scendere. Dovrebbe vergognarsi.»

«Ma cosa sta succedendo qui?» domandò Marco, spostando lo sguardo da una all'altra, confuso.

Diego scrollò la testa e gli poggiò una mano sulla spalla con fare amichevole. «Solo un piccolo diverbio. Sai, amico, tipici screzi tra donne di una certa elevatezza sociale...»

«E tu chi saresti?»

«Io? Oh, non fare caso a me. Io sono solo un coglione senza un apparente scopo nella vita.»

L'infermiere lo fissò con occhi sgranati e rimase senza parole, con il volto paonazzo.

«Sei solo una mocciosa priva di senno! Se ci troviamo qui, è solo colpa tua, Anita. Avresti dovuto fare quello che avevamo accordato. Non sarebbe successo niente di male, se solo non ti fossi fatta venire quelle stupide manie buoniste!» le additò Cornelia, con il volto contratto in una smorfia addolorata. «Mio figlio ci sta rimettendo la pelle. Avresti dovuto esserci tu al posto suo.»

«Colpa mia?» Anita trattenne un gemito. «Lei è completamente uscita di senno, Cornelia! Finora non ha fatto altro che tramare contro suo stesso figlio perché, per una volta nella sua vita, aveva deciso di prendere una scelta in totale autonomia dalla sua volontà distorta! Cosa c'è? Aveva paura che non sarebbe più riuscita a telecomandare il suo giocattolino vivente, una volta che lui avrebbe avuto solo occhi per Nadia? Eh? Me lo dica! Pensava di poter giostrare dall'alto solo una stupida come me?»

Cornelia rise. <Certo. Tu non hai carattere, Anita. Non lo hai mai avuto. Per questo avresti dovuto darmi retta, quando ti ho dato quella scelta. Sarebbe stata la mossa più facile, per te e per la tua famiglia», rispose. «Ma in fondo lo sapevo che non mi sarei potuta fidare. L'ho visto, quel tuo inutile senso di rimorso negli occhi. Per questo ho dovuto fare affidamento su qualcun altro...» spostò gli occhi su Diego e lo fissò.

Lui aggrottò la fronte e si strinse nelle spalle. «Che ovviamente non sono io. Ho già la vita piena di guai per addossarmene altri. E sapevo benissimo che la famiglia Silvestre era una portatrice sana di problemi shakespeariani.»

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