«Sei stato... tu?» gli domandò di nuovo, trattenendo il respiro. Sentiva il petto bruciarle e aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Mattia era ridotto in quel modo per causa sua e lui se la rideva, accompagnandola persino a trovarlo in ospedale.

«Certo, Anita, sono stato io. E domani, quando mi sveglierò, scoprirò di essere stato eletto come presidente del mondo. La mia vita diventerà improvvisamente strabiliante e tutti mi chiameranno "Vossignoria"» sbottò poi, alzando gli occhi al cielo. «Pensavo fossi più sveglia di così.»

Anita divenne rossa in volto e strinse i pugni. Si stava prendendo gioco di lei. Alzò il braccio e gli tirò uno schiaffo in pieno volto. «Deficiente! Come puoi scherzare su un argomento del genere? Non capisci che Cornelia ha voluto incastrarmi?»

Diego spense il suo sorriso e si passò le dita sulla guancia indolenzita e arrossata. Gli bruciava come se si fosse scottato. «Che modi, De Longhi... Stavo solo scherzando. Era ovvio che non potessi essere stato io. Andiamo, che senso avrebbe avuto accompagnarti fin qui?»

«Sei un coglione.»

Lui rise divertito. «E poi avevo provato ad avvisare Silvestre. Gli avevo detto di tenere gli occhi aperti sulla situazione, ma a quanto pare non deve aver dato molto credito alle mie parole.»

Anita sospirò e si tirò indietro i capelli. Aveva ricominciato a respirare regolarmente. «Se non sei stato nemmeno tu, allora chi c'è dietro a questa storia? Non penso che Cornelia abbia fatto tutto da sola.»

«Perché non glielo chiedi di persona?» le consigliò lui, con una lieve scrollata di spalla. «Dovrà dirla, la verità, prima o poi.»

«E come dovrei farlo? La chiamo al cellulare e le vomito addosso i più coloriti insulti?»

«No, io direi che a voce sia meglio.» Diego alzò il mento a indicarle qualcosa proprio dietro di lei. «Guarda.»

Anita si voltò a rallentatore verso il punto che le aveva mostrato e spalancò gli occhi alla vista di Cornelia: era accompagnata da un infermiere in divisa, che la teneva formalmente sottobraccio. Lei continuava a mormorare frasi a bassa voce senza però guardarlo negli occhi e l'uomo faceva finta di ascoltarla, annuendo di tanto in tanto. Sembrava una scena assurda, dal momento che la signora Silvestre aveva assunto le sembianze di una donna in preda a una crisi isterica. Evidentemente l'incidente di Mattia doveva averla turbata parecchio. E come darle torto.

«Perché sta parlando da sola?» si chiese a quel punto, accigliandosi. Non l'aveva mai vista ridotta in quello stato così poco consono al suo modo di apparire.

«Perché è disturbata» rispose semplicemente Diego. «Altrimenti non ci troveremmo qui adesso. Io me ne starei a divertirmi a letto con un'altra biondina senza nome e tu rinchiusa nella tua reggia reale a decidere quale smalto mettere sulle unghie dei piedi. Ma non staremmo qui ora.»

Anita gli fece un cenno sbrigativo. «Sta' zitto.»

«Agli ordini, maestà. O preferisci mia signora

«Che facciamo adesso?» gli domandò, senza badare alle frasi senza senso che il suo compagno stava tirando fuori.

«Be', dall'alto delle mie conoscenze, possiamo fare due scelte», disse Diego, improntando il discorso su una piega pressoché seria. «Entrare da quella porta e far finta di nulla, o scontrarci per caso con l'amabile signora Silvestre. Scelta che tra l'altro sconsiglio, se non vuoi cercare ulteriori rogne. Ma non ti stanchi mai abbastanza di vivere nel dramma, tu?»

Anita lo ignorò ancora e prese un respiro veloce. Prima o poi si sarebbe dovuta scontrare con Cornelia. Non poteva lasciare le cose così, in quella sorta di limbo senza uscita. Doveva mettere in chiaro la situazione una volta per tutte. A costo di rovinare definitivamente i rapporti tra le loro famiglie. A costo di screditarsi di fronte ai suoi stessi genitori. Voleva solo dirgliene quattro, senza falsi perbenismi, senza cordialità posticce. Per una sola volta nella vita voleva essere davvero lei. Quell'Anita De Longhi senza peli sulla lingua e inutili regole da seguire. Era arrivato il momento di compromettersi. Certe volte, bisognava sbagliare per fare la cosa giusta.

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