Capitolo 24 "Reagisci"

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Jannah's Pov

Chiudendo gli occhi, vidi scorrere una serie di immagini a me molto famigliari.

Nella maggior parte di queste c'erano i miei genitori che litigavano. Non riuscivo a sentire cosa si stavano dicendo, ma a giudicare da come gesticolavano, era evidente che fossero più che arrabbiati.

In genere è sempre mio padre quello che alza la voce per primo. Ogni volta è sempre la stessa storia: non riesce a trovare alcune cose che gli appartengono e quindi ci incolpa di averle perse, il cibo che gli ha cucinato la mamma non gli piace perché è troppo caldo o troppo freddo o semplicemente non era ciò che avrebbe voluto mangiare, oppure perché a detta sua facciamo chiasso soltanto perché vogliamo parlare e raccontargli cosa ci è successo durante la giornata, quando il suo unico intento è quello di essere lasciato in pace.

Questa è una delle sue abitudini: quando è a casa, pretende che ci sia assoluto silenzio, soprattutto durante la cena. Non vuole sentire nessuno fiatare, non perché voglia ascoltare il telegiornale visto che alla fine quella che gli traduce le notizie sono sempre io, ma credo che non ci voglia. Ecco tutto.

So di essere dura con le parole...ma non so cos'altro pensare. Quando lavorava poteva starci bene l'essere sempre stanco e affaticato, ma visto che sono quasi due anni che si è licenziato, da quando ho iniziato a lavorare io, non capisco perché non si prenda cura almeno di Mahmoud.

Un'immagine, un'unica immagine mi ha colpito nel profondo e mi ha ferita più delle altre.

C'ero io in balcone, in piedi sopra ad uno sgabello intenta ad osservare i bambini che giocano nel giardino del nostro vecchio condominio.

Avrò avuto all'incirca sette anni. Indosso una semplice maglietta arancione e dei leggins a fiori.

I cappelli marrone scuro, raccolti in una minuscola coda, vengono smossi dal vento estivo.

Il cocente sole picchia sul mio volto e io sorrido al sentire tutte quelle risate.

Mi allungo sempre di più in modo da osservare meglio i bambini. Sono tutti sorridenti con in mano i loro giocattoli nuovi di zecca.

Non posso dire di aver vissuto in una famiglia povera visto che stavamo meglio di molte altre persone, ma essendo in cinque e avendo avuto a disposizione soltanto lo stipendio di mio padre, non potevamo di certo spendere i soldi in cose frivole.

I giochi, come ogni altra cosa hanno un costo abbastanza elevato ed io, essendo consapevole del fatto che se i miei genitori ne avessero comprato uno a me, avrebbero dovuto acquistarne degli altri per i miei fratelli, non ne ho mai chiesto uno.

Ho sempre giocato con quelli appartenuti a mia sorella, che erano ridotti malamente, ma comunque ancora funzionanti.

Mi fa strano ammettere che in fondo non sono poi così tanto cambiata da quella bambina.

Certo, esteticamente le somiglio davvero poco, ma mentalmente non sono cresciuta poi così tanto.

Sono ancora insicura e fragile come allora.

Ancora adesso mi capita spesso di guardarmi intorno e sentirmi un pesce fuor d'acqua. Non sempre mi trovo bene con i miei coetanei visto che chiunque io incontri, al contrario di me, sembra avere molto di cui vantarsi.

Invece, indovinate un po' perché mi trovo molto bene con i bambini e con gli anziani? Perché entrambi vivono la vita così com'è. Non pretendono molto. Gli basta avere compagnia, qualcuno che si occupi di loro senza fargli pesare il fatto che non riescano a badare a se stessi ed infine, ricevere tanto affetto.

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