Capitolo 13 "Tatuaggi"

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*Leggete la nota a fine capitolo*

Non so precisamente quanto tempo siamo rimasti intrappolati in quell'ambiente così ristretto.

L'unica cosa di cui sono certa è che ad un tratto qualcuno ha appoggiato la mano sulla mia spalla e con convinzione mi ha detto che era tutto finito e che adesso si sarebbero occupati di noi.

Non ricordo quando le porte dell'ascensore si sono aperte e non ricordo nemmeno il tragitto fino all'ospedale. So solo che adesso mi ritrovo seduta sopra una di quelle scomode sedie in attesa che qualcuno mi venga a comunicare com'è andata l'operazione a cui hanno sottoposto Liam.

Con me è presente tutta la squadra al completo. C'è chi chiacchiera cercando di alleviare la tensione, chi parla al telefono e poi c'e Veronica che per l'ennesima volta mi sta supplicando di bere qualcosa per idratarmi visto che ho la carnagione pallida.

Stavo per ripeterle che non doveva preoccuparsi per me perché non faceva altro che agitarmi, quando vidi uscire da una di quelle porte scorrevoli, un medico con indosso una tuta azzurra e alla testa portava una cuffia con disegnate delle tartarughe e delle stelle marine.

Mi precipitai verso di lui seguita da tutti gli altri. Ormai pendevamo dalle sue labbra.

Temevo di sentire quelle fatidiche parole che i medici dicono nelle serie televisive:"Siamo spiacenti di comunicarvi che il paziente non cel'ha fatta nonostante noi abbiamo fatto tutto il possibile"

Se lui avesse pronunciato quella frase credo che avrei avuto una crisi di pianto, se non peggio.

<<Allora?>>lo anticipò Davide appena si avvicinò a noi. La tensione era davvero enorme e io non riuscivo più ad aspettare.

Il medico fece un respiro profondo <<Fortunatamente il proiettile non aveva perforato gli organi interni, perciò sono felice di comuncarvi che il signor Liam è fuori pericolo>> a quelle parole tirai un respiro di sollievo.

Tutti si misero ad esultare felici e nonostante un'infermiera ci avesse rimproverato di fare meno baccano noi continuammo lo stesso senza dare troppo peso a quello che aveva detto.

<<Il suo intervento è stato indispensabile. Senza il suo aiuto non cel'avrebbe fatta!>> mi comunica il dottore prendendomi in disparte.

<<Lei è stata il suo miracolo>> non mi da nemmeno il tempo di capire che cosa mi aveva appena detto che se ne va in compagnia di un infermiere che lo ha chiamato per compilare dei documenti.

Io? Un miracolo? Semmai il suo incubo.

Visto quello che era successo, Franco e Matteo, il mio capo,  hanno mandato tutti a casa a riposare nonostante il turno non fosse ancora finito.

Volevano che me ne andassi anche io ma, gli ho detto che non mi sarei mossa di un centimetro dalla stanza in cui era ricoverato Liam.

Era abbastanza piccola, con le pareti colore beige e oltre al letto ed una poltrona di pelle color marrone, l'unica cosa che la illuminava era l'enorme finestra che dava sulla strada.

Quando ci entrai trovai delle infermiere che stavano controllando le sue condizioni. Lui era disteso sul materasso a petto nudo e con una fasciatura in vita.

Aspettai che loro se ne andassero per poterlo osservare meglio.

Devo ammettere che aveva un fisico niente male. Non che io fossi abituata a vedere molti uomini a torso nudo.

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