Capitolo 9

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Annabeth's pov

Mi sembrava passato un secolo da quando varcai l'enorme portone al fine di entrare nella Sala del Trono.

Mi trovavo lì, ferma, a osservare lo spazzino che, nel frattempo, aveva riempito un sacco intero di foglie ed erba e se ne stava andando via.

- Annabeth! - La voce di mia madre rimbombò nella sala e venne verso di me in forma umana.

Portava un maglione grigio e bianco, dei jeans neri, con delle scarpe da ginnastica ai piedi, i capelli biondi legati in una treccia a lisca di pesce e gli occhiali grandi che le coprivano mezzo volto.

Sembrava una donna di mezza età, circa di quarant'anni.

- Mamma? -

Mi guardò, aveva uno sguardo molto arrabbiato, probabilmente mi avrebbe fulminata se avesse avuto il potere di Zeus.

- È Rea, vero? - Disse ed io non feci altro che annuire. Sapevo che era pericoloso, ma lei era una dea.

- Non so cosa fare, madre. Sono spaventata e terrorizzata e mi sento come se non ci fosse più spazio nella mia testa. È pieno di informazioni che non capisco da dove vengano. -

Caddi a terra in ginocchio, tenendomi la testa che iniziò a pulsare.

- Controlla le voci che ti dicono cosa fare e cosa no. Sei forte, Annabeth Chase. Io credo in te. - Si inginocchiò al mio fianco e mise le mani sulle mie spalle per infondermi coraggio.

Alzai lo sguardo verso di lei e l'abbracciai. Avevo bisogno di lei e di sentirmi amata per qualche minuto.

Anche i più grandi cedono ogni tanto.

Mi abbracciò forte anche lei, come se fosse l'ultimo gesto di un condannato a morte.

- So cosa si prova figlia mia. Ci provò anche con me qualche giorno fa. - Finì ed io mi distolsi subito da quell'abbraccio per guardarla.

- Come hai fatto a liberarti? -

La vidi sorridere mentre si sistemava gli occhiali prima di sedersi a gambe incrociate davanti a me ed io la seguii.

- Semplice. Ho una mente troppo forte da poter essere comandata. Ci ha provato ma non ci è riuscita. -

La guardai, ammirata. Ogni parola che diceva era per me oro colato.

- Posso liberarmene in qualche modo? -

- Sarà difficile ma non impossibile. Cercherò qualche metodo o qualche aneddoto passato. In biblioteca siamo pieni di libri di ogni tipo e genere. -

Mi illuminai immediatamente.

- E ci posso andare? - Lei mi squadrò e poi si alzò, tendendomi la mano.

- Prima ti dai una pulita, ti porto a casa mia. Poi andiamo in biblioteca a cercare qualcosa. -

Mi alzai, avevo finalmente una speranza di libertà.

- Pensavo fossi arrabbiata con me, madre. - Dissi dopo pochi passi fatti insieme.

- In un primo momento si, lo ero. Ti sei quasi fatta saltare in aria qualche ora fa. Ma che ti era venuto in mente? -

Sorrisi.

- Dissi quello che pensavo, madre. Percy era quasi morto a causa della mancanza di vigilanza qua sopra. C'erano guardie davanti al Laboratorio di Efesto nella quale era presente quella poltiglia, ma non all'ingresso. -

- Cosa accadrebbe se, nel remotissimo caso, un umano riesca a salire qua sopra? Andrebbe in panico, lo direbbe a tutti. -

- Quindi si, ho protestato per ciò. E mi sorprende il fatto che tu non abbia cercato in alcun modo di stare al mio fianco. -

COME CUORE E MENTE |PERCABETHWhere stories live. Discover now