Annabeth's pov
Mi sembrava passato un secolo da quando varcai l'enorme portone al fine di entrare nella Sala del Trono.
Mi trovavo lì, ferma, a osservare lo spazzino che, nel frattempo, aveva riempito un sacco intero di foglie ed erba e se ne stava andando via.
- Annabeth! - La voce di mia madre rimbombò nella sala e venne verso di me in forma umana.
Portava un maglione grigio e bianco, dei jeans neri, con delle scarpe da ginnastica ai piedi, i capelli biondi legati in una treccia a lisca di pesce e gli occhiali grandi che le coprivano mezzo volto.
Sembrava una donna di mezza età, circa di quarant'anni.
- Mamma? -
Mi guardò, aveva uno sguardo molto arrabbiato, probabilmente mi avrebbe fulminata se avesse avuto il potere di Zeus.
- È Rea, vero? - Disse ed io non feci altro che annuire. Sapevo che era pericoloso, ma lei era una dea.
- Non so cosa fare, madre. Sono spaventata e terrorizzata e mi sento come se non ci fosse più spazio nella mia testa. È pieno di informazioni che non capisco da dove vengano. -
Caddi a terra in ginocchio, tenendomi la testa che iniziò a pulsare.
- Controlla le voci che ti dicono cosa fare e cosa no. Sei forte, Annabeth Chase. Io credo in te. - Si inginocchiò al mio fianco e mise le mani sulle mie spalle per infondermi coraggio.
Alzai lo sguardo verso di lei e l'abbracciai. Avevo bisogno di lei e di sentirmi amata per qualche minuto.
Anche i più grandi cedono ogni tanto.
Mi abbracciò forte anche lei, come se fosse l'ultimo gesto di un condannato a morte.
- So cosa si prova figlia mia. Ci provò anche con me qualche giorno fa. - Finì ed io mi distolsi subito da quell'abbraccio per guardarla.
- Come hai fatto a liberarti? -
La vidi sorridere mentre si sistemava gli occhiali prima di sedersi a gambe incrociate davanti a me ed io la seguii.
- Semplice. Ho una mente troppo forte da poter essere comandata. Ci ha provato ma non ci è riuscita. -
La guardai, ammirata. Ogni parola che diceva era per me oro colato.
- Posso liberarmene in qualche modo? -
- Sarà difficile ma non impossibile. Cercherò qualche metodo o qualche aneddoto passato. In biblioteca siamo pieni di libri di ogni tipo e genere. -
Mi illuminai immediatamente.
- E ci posso andare? - Lei mi squadrò e poi si alzò, tendendomi la mano.
- Prima ti dai una pulita, ti porto a casa mia. Poi andiamo in biblioteca a cercare qualcosa. -
Mi alzai, avevo finalmente una speranza di libertà.
- Pensavo fossi arrabbiata con me, madre. - Dissi dopo pochi passi fatti insieme.
- In un primo momento si, lo ero. Ti sei quasi fatta saltare in aria qualche ora fa. Ma che ti era venuto in mente? -
Sorrisi.
- Dissi quello che pensavo, madre. Percy era quasi morto a causa della mancanza di vigilanza qua sopra. C'erano guardie davanti al Laboratorio di Efesto nella quale era presente quella poltiglia, ma non all'ingresso. -
- Cosa accadrebbe se, nel remotissimo caso, un umano riesca a salire qua sopra? Andrebbe in panico, lo direbbe a tutti. -
- Quindi si, ho protestato per ciò. E mi sorprende il fatto che tu non abbia cercato in alcun modo di stare al mio fianco. -
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COME CUORE E MENTE |PERCABETH
Fantasy⚠️ATTENZIONE, STORIA IN REVISIONE⚠️ TRATTO DALLA STORIA "Presi la scatolina dalle mani del mio amico e la aprii: al suo interno c'era un semplice bracciale d'acciaio con qualche piccolo brillante incastonato. Quando lo feci fare dall'amico di Paul...