Capitolo 25

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Guardai Gonzalo meravigliata da quello che aveva detto, non riuscivo quasi a crederci. Io fino a quel momento non avevo minimamente pensato ad un matrimonio, mentre lui sembrava avere tutto già in mente. Io ero sicurissima di amare Gonzalo, eppure dentro di me c'era qualcosa che mi terrorizzava. C'era qualcosa del mio passato che ancora mi ero tenuta dentro e che non ero riuscita ad esternare. Non riuscivo mai a trovare il momento giusto. Quella sera però, forse il destino, mi presentò un'occasione perfetta, quando, quella che ormai potevo chiamare suocera, dopo l'affermazione del figlio sorrise, si voltò verso di lui e disse: «Così finalmente, un giorno, mi regalerete i nipotini che ho sempre voluto.» era estremamente sincera. Io rimasi in silenzio, ero quasi pietrificata. Gonzalo si limitò a sorridere. Quella sera, tornati a casa, sapevo che era arrivato il momento giusto per dirglielo. Erano ormai passati sette mesi da quando stavamo insieme, meritava di sapere. Eppure non ci riuscii. Sapevo benissimo che Gonzalo aveva diritto di sapere a cosa andava incontro ma non mi sentivo di scaricare anche su di lui una cosa del genere. Prima di venire a conoscenza di tutto ciò passarono altri cinque mesi. Io e Gonzalo stavamo ormai insieme da quasi un anno, eravamo usciti allo scoperto più che mai. Anche la società era venuta a conoscenza della nostra conoscenza e non ci diede nessun tipo di problema. L'unica che provava ad ostacolarci in tutti i modi possibili era Martina, provava persino a farmi male in allenamento in modo da non farmi più giocare, non sapeva però a cosa andava incontro. Il campionato ormai volgeva al termine, arrivò presto la penultima partita per Gonzalo, in cui avrebbero alzato finalmente lo scudetto. A quella partita Gonzalo invitò anche mio fratello e mi sorella, oltre che i suoi genitori. Fu un'emozione unica, vedere Gonzalo così felice mi riempiva il cuore di gioia. A fine partita scendemmo tutti a bordo campo per vedere i ragazzi alzare la coppa. Mio fratello si avvicinò a me e mi fece cenno di appartarci per un attimo. «Ali tra poco sarà un anno che tu e Gonzalo state insieme.» esordì serio. «So benissimo che non è il momento, ma lui merita di sapere.» continuò. Per quanto sapessi che mio fratello aveva ragione, per me era sempre un colpo al cuore. Annuii. «Gliene parlerò.» dissi sicura. «Se non lo farai tu, lo farò io.» rispose serio. Poi tornammo insieme agli altri. Dopo aver chiamato tutti ad uno ad uno, finalmente Buffon alzò la coppa, dando il via ai festeggiamenti. Gonzalo corse subito da me prendendomi in braccio. «Ce l'hai fatta!» urlai stringendolo forte. «Ce l'abbiamo fatta.» mi corresse lui. «La mia forza sei tu.» continuò poi baciandomi, mi abbandonò poi per salutare la madre, il padre e gli altri. Io mi allontanai per andarmi a complimentare con gli altri ragazzi. «Daje Paulino, complimenti.» urlai spingendolo. Lui sorrise per poi abbracciarmi. «Ce l'ho la faccia da campione d'Italia?» chiese poi mettendosi in posa. Scoppiai a ridere. «Deficiente.» risposi. Tornai da Gonzalo che era già alle prese con spumante e altro, mi guardò per poi spruzzarmi lo spumante addosso. «Idiota!» urlai, poi iniziai a correre, inutilmente, poiché mi raggiunse subito. Mi prese in braccio per poi baciarmi. «La prossima settimana festeggiamo il vostro.» disse sicuro. «Speriamo.» risposi accennando un sorriso. «Vincete e tu segnerai.» disse facendomi l'occhiolino. Temevo tantissimo l'ultima partita. Il nostro scudetto era maledettamente in bilico e dovevamo vincere obbligatoriamente. Quell'anno inoltre, anche noi eravamo arrivate in finale di Champions, e al cosa non faceva che mettermi ancora più ansia. La sera i festeggiamenti continuarono in un bellissimo ristorante riservato esclusivamente per l'occasione. I ragazzi erano tutti abbastanza esaltati e scatenati per aver raggiunto un traguardo importante. Gonzalo, quella sera, si avvicinò a me e mi prese, in occasione di un lento. Lo abbracciai e lo guardai intensamente negli occhi mentre ci muovevamo sulle note di una canzone. «Sei bellissima.» disse sorridendomi. «E tu sei ubriaco.» dissi ridendo. «Da ubriaco o da sobrio tu rimani comunque una delle cose più belle che abbia mai visto o avuto.» ribadì. Arrossii dall'imbarazzo. «Gon.» lo richiamai, tornò di nuovo a guardami negli occhi. «Ti amo.» dissi sicura. Sorrise e mi baciò. «Ti amo anch'io, non immagini quanto.» disse sicuro, per poi tornare a baciarmi. «Oooh ma staccatevi un po'.» ci interruppe Leo spendendo Gonzalo. Ridemmo entrambi. «Tu ormai sei proprio perso.» aggiunse poi verso Gonzalo, per poi allontanarsi. «Va' da loro.» dissi verso Gonzalo, che sorrise e si allontanò da me. Io tornai a sedermi vicino a mia suocera che mi sorrise. «Sai Ali, sono davvero felice che Gonzalo abbia trovato una ragazza come te. Non l'ho mai visto così. Grazie.» esordì lei sincera. Sorrisi imbarazzata. «Grazie? Di cosa? Sono io che devo ringraziare lei.» le risposi sorridendo.

***Parla Gonzalo***

I festeggiamenti andarono avanti per tutta la notte, tra balli, alcol e quant'altro. Ero vicino al bancone quando venni avvicinato dal fratello di Alice. «Ehi Gon, ancora tantissimi auguri.» disse abbracciandomi. «Grazie mille e grazie anche per essere venuti, era importante per me.» risposi felice. «Senti, dovrei parlarti di una cosa, per te va bene se domani pranziamo insieme?» chiese guardandosi intorno. «Certo, nessun problema.» risposi subito, la cosa mi incuriosiva molto. «Perfetto, solo un piacere, non dirlo ad Alice.» affermò sicuro. Annuii. Non riuscivo proprio ad immaginare cosa dovesse dirmi, tuttavia decisi di aspettare e di non pensarci più di tanto. L'indomani dissi ad Alice che avrei pranzato con Paulo e incontrai il fratello poco fuori città. Ci accomodammo al tavolo e lui fu abbastanza diretto. «So che ti starai scervellando e non voglio farti stare sulle spine.» esordì. «Cosa ti ha detto Alice sul suo passato?» chiese poi. Rimasi perplesso da quella domanda. «Beh... mi ha detto che vostra madre è morta in un incidente quando eravate piccoli e che vostro padre vi ha abbandonati poco dopo.» spiegai vago. Lui annuì. «Nient'altro?» chiese di nuovo. Scossi la testa in un "no". Annuì di nuovo. «So che è una cosa che non dovrei dirti io, però è passato ormai un anno e ho capito che è una cosa più che seria tra di voi.» premise. «Te ne parlo io perché so che per Alice è duro parlarne.» aggiunse. «Ti prego, non ce la faccio più, dimmi.» lo implorai quasi.

Pupe ecco a voi il capitolo, ho deciso di lasciarvi così 😜 domani continuo però ahah fatemi sapere che ne pensate❣️

Il mio vizio. || Gonzalo HiguainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora