Capitolo 6

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***L'ospedale era freddo, pieno di persone che correvano avanti e indietro. La piccola me si chiedeva cosa stesse succedendo, come era possibile che dall'essere in auto con la mamma era passata ad essere su una barella nel corridoio del pronto soccorso. Stavo bene, tuttavia non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. «Il marito?» chiese un'infermiera. Nessuno rispose. «Il marito della donna che ha avuto l'incidente!» urlò di nuovo l'infermiera. Mio padre si alzò e si avvicinò a lei. «Mi dispiace, sua moglie non ce l'ha fatta.» furono le parole dell'infermiera. Lacrime, disperazione ed urla.***

Mi svegliai di colpo. Per l'ennesima volta avevo sognato sempre le stesse scene. Mi scese una lacrima ma l'asciugai subito. Più cercavo di rimuovere quei brutti ricordi, più mi si ripresentavano. La situazione iniziava ad essere stressante e l'assenza di mia madre era sempre più pesante. Un vuoto incolmabile. Non riuscivo a farmene una ragione, nonostante erano passati più di 10 anni. Ed eccomi di nuovo lì, io e tutto il mio dolore. Guardai la sveglia, erano le 8 di mattina. Iniziai a prepararmi per andare all'allenamento. Prima di uscire non passai proprio dalla cucina per fare colazione, sapevo che sarei arrivata in anticipo e decisi di farla al Center. Arrivata lì, lasciai la roba nello spogliatoio ancora vuoto ed andai a fare colazione. C'era un immenso tavolo a buffet con tantissima roba di sopra. Presi qualcosa e mi avviai verso un tavolo dove già seduto c'erano Paulo e Leo. «Buongiorno bomber!» disse euforico Leo. «Buongiorno niente, sto esplodendo dal mal di testa.» mi lamentai sedendomi. «Ma dai, riprenditi almeno per domani sera che c'è la cena.» disse Paulo. «Cena? Quale cena?» chiesi confusa. Non avevo idea di cosa stessero parlando. «Domani sera c'è la solita cena pre campionato con le due squadre e la società, possibile che non sai mai nulla?» disse Paulo ridendo. «Ma perché non ascolto mai quando il mister parla?» chiesi a me stessa ma ad alta voce. Risero entrambi. In quel momento a fare il suo ingresso in sala fu Gonzalo. Era passata una settimana ormai dall'ultima volta che avevamo parlato in macchina e da lì in poi non mi aveva rivolto la parola. La cosa mi infastidiva parecchio. Mi dava fastidio passare dal tutto al niente. Mi dava fastidio che fino ad una settimana prima lo avevo sempre intorno mentre ora invece faceva finta che non esistessi. E la cosa che mi suonava più strana era che non mi era mai capitata una cosa del genere. Non mi era mai capitato prima di ripensare ai momenti vissuti con un ragazzo. Eppure quelli passati con lui non riuscivo a togliermeli dalla testa. Prese qualcosa e ci raggiunse al tavolo. «Buongiorno!» disse accomodandosi di fianco a Paulo, ovvero dal lato opposto al mio. Alzò lo sguardo e mi guardò un momento, poi prese a parlare con il compagno. Quella situazione iniziava a starmi stretta e sentivo il mio stomaco rivoltarsi. Finii ciò che avevo preso e mi alzai. La giornata era già iniziata male, tuttavia però cercai di riprendermi e concentrarmi sull'unica cosa che mi importava davvero: il calcio. Gli allenamenti iniziavano ad essere meno pesanti ed io, fisicamente, mi sentivo sempre meglio. Per pranzo decisi di andarmene, il pomeriggio non avevo allenamento dunque era inutile rimanere lì. Nei corridoi che portavano negli spogliatoi incontrai Daniele. «Danii!» lo chiamai. «Ali, pranzetto fuori?» chiese, capendo subito le mie intenzioni. Sorrisi e rientrammo negli spogliatoi. Feci una doccia ed indossai un jeans abbastanza strappato, delle converse ed una maglia corta. Presi la borsa ed uscii dallo spogliatoio andando verso il parcheggio. Nel tragitto presi il mio telefono ed iniziai a girare su Instagram, solitamente non guardavo mai le notifiche, erano sempre troppe ed io avevo sempre troppa poca pazienza. Quel giorno però una attirò la mia attenzione.
"@ghiguain20_9 ha iniziato a seguirti."
Mi fermai un attimo convinta di non aver letto bene. E invece no, avevo letto benissimo e la notifica risaliva a poco dopo aver fatto colazione. La questione inizialmente mi incuriosì, poi però mi convinsi che era solo una stupida notifica e gettai il mio telefono in borsa. Arrivata alla mia auto mi ci poggiai per aspettare Daniele. Dopo circa 10 minuti i ragazzi iniziarono ad uscire e voltandomi alla mia sinistra notai che, parcheggiata di fianco alla mia auto, c'era quella di Gonzalo. Tornai a guardare verso l'uscita e dopo nemmeno un minuto uscirono Gonzalo e Paulo e dietro di loro c'era Daniele. Superò i due compagni salutandoli e poi venne verso di me e mi abbracciò. Salimmo in auto ad accesi la radio. «Passiamo a prendere Michela?» chiesi mettendo in moto. «No, l'ho telefonata prima ed ha detto che lavora fino al pomeriggio.» mi spiegò dispiaciuto. «Peccato..» risposi dispiaciuta anch'io. Erano una delle poche coppie con le quali riuscivo a stare, forse un po' perché avevo visto nascere e crescere il loro piccolo amore ed un po' perché lei era entrata nelle mie grazie sin da subito. Iniziai a fare retromarcia e notai che, in modo molto più veloce di me, iniziò a farla anche Gonzalo. Le due macchine erano sempre più vicine e lui per poco rischiava di urtarmi, quando me ne resi conto frenai colpo. Lui invece accelerò uscendo dal parcheggio. Lo vidi ridere e poi mi salutò. Io gli mostrai, come sempre il mio dito medio. «Si può sapere perché perché provi tutto quest'odio per Gonzalo?» chiese Daniele che aveva osservato tutta la scena. «Ma perché è insopportabile, insomma andiamo... l'hai visto?» chiesi irritata. «Sicura sia tutto qui? Andiamo Ali io ti conosco, che c'è sotto?» chiese abbastanza diretto, a lui non riuscivo a nascondere davvero niente, riusciva a scoprire sempre tutto. «Ma niente, te l'ho già detto. Ora silenzio che c'è la mia canzone preferita.» dissi per deviare il discorso ed alzai la radio. Lui scosse la testa, era ovvio che non mi credesse. Andammo in un ristorante abbastanza tranquillo dove sapevamo bene che avremmo potuto parlare senza problemi. Dopo aver ordinato Daniele, impaziente, riaprì il discorso su Gonzalo. «Dunque me lo dici tu quello che è successo oppure devo iniziare ad immaginarlo io per portarti a dire la verità?» mi chiese, non aveva intenzione di mollare. «E va bene, però devi promettermi che non lo dirai a nessuno, soprattutto nello spogliatoio.» dissi categorica, anche se sapevo benissimo che di lui potevo fidarmi. Daniele annuì. «Io e Gonzalo siamo stati a letto insieme la prima sera che lui è arrivato a Torino, io non sapevo fosse lui, più che altro non lo ricordo nemmeno. Solo che quando il giorno dopo ci siamo visti lì è stato un colpo per entrambi. Io ho fatto finta di non ricordare nulla ma lui non mi crede.» spiegai abbastanza velocemente. Daniele mi guardò meravigliato. «Ma è ovvio che non ti credi, come puoi non ricordarlo? Andiamo Ali!» disse poi quasi ridendo. Continuai a raccontargli il resto: del bacio al pub, della nostra conversazione in auto e del fatto che lui dal quel momento non mi rivolgeva la parola. Daniele rimase in silenzio per un paio di secondi. «Mi sembra normale che non abbia voglia di parlarti più, insomma dopo tutto quello che c'è stato lo hai messo sul piano di tutti gli altri.» mi spiegò serio. Poggiai i gomiti sul tavolo e mi persi con lo sguardo nel vuoto iniziando a pensare. «E mi sembra abbastanza ovvio che sullo stesso piano degli altri non c'è per niente.» continuò guardandomi. «So benissimo come sei fatta Ali e se in quel bagno al posto suo ci fosse stato un qualsiasi altro uomo che ti avrebbe baciata contro il tuo volere tu lo avresti allontanato con un calcio nelle palle.» aggiunse poi. Voleva aprirmi gli occhi e ci stava riuscendo benissimo. «Capito?» chiese poi. Annuii. Forse iniziavo a capire realmente quello che avevo dentro. La cosa però mi sembrava maledettamente complicata. Ad un tratto il mio telefono, che era sul tavolo, si illuminò. "@ghiguain20_9 ha risposto alla tua storia: La prossima volta che fai retromarcia fai più attenzione, alla mia auto ci tengo!😜". Il solito cretino. D'istinto però sorrisi. "La prossima volta che parcheggi fallo il più lontano possibile da me, non vorrei che la tua auto mischiasse qualche malattia alla mia😌Adios grosso👋🏻" fu la mia risposta. Passarono davvero pochi secondi ed il mio telefono si illuminò di nuovo. "Domani sera ci sarai?" scrisse lui. "Ovvio, solo ed esclusivamente per darti fastidio😉" risposi con aria di sfida. Rispose subito:"Purtroppo non mi infastidisci mai! Ci vediamo domani😏".

Buon pomeriggio bellissime. Questo capitolo non è il massimo lo so, ma spero che comunque vi piaccia. Un abbraccio❣️

Il mio vizio. || Gonzalo HiguainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora