Capitolo 9

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La mattina dopo mi svegliai abbastanza riposata, mi guardai in torno e notai che quella casa non era la e che non mi era per niente nuova. Mi girai ed al mio fianco vidi Gonzalo che dormiva ancora come un bambino. Mi misi le mani ai capelli, mi guardai subito addosso e vidi che avevo ancora il vestito della sera prima. Tirai un sospiro di sollievo, voleva dire che non era successo niente. Allungai una mano verso il comodino dove c'era il telefono di Gonzalo e lo accesi per vedere l'orario: 6:34. Era ancora parecchio presto. Mi alzai ed andai alla ricerca della cucina, una volta trovata iniziai a fare un buon caffè. Mentre bevevo il mio caffè iniziai a guardarmi intorno e vidi diverse foto che ritraevano Gonzalo da piccolo o di lui a Napoli con la sua famiglia o con i suoi amici. Si vedeva benissimo che c'era la mano di una donna nella sistemazione di tutte quelle foto. Ero ferma davanti ad una foto da bimbo in riva al mare. «Mia madre ha insistito tanto per mettere tutte queste foto in giro per casa, dice che sentirò meno la nostalgia.» disse un voce alle mie spalle. Mi voltai di colpo e vidi Gonzalo con i pantaloncini della Juve ed una maglia bianca, intento a versarsi il caffè. «Funziona?» chiesi d'istinto. «Beh non è facile cambiare città spesso, un po' di nostalgia c'è sempre.» disse. «Però sono felice qui a Torino.» continuò sorridendomi. «Senti ma ieri sera...» dissi lasciandogli intendere che volevo sapere se era successo qualcosa. «Non è successo niente, però ho scoperto che non reggi più di 3 birre ed un cocktail.» disse accennando una risata. «E non sapendo come riportarti fino a casa tua ho preferito portarti qui e credimi, ti avrei fatto di tutto ma il pensiero che non l'avresti ricordato nulla mi dava fastidio.» aggiunse sincero. «Beh soprattutto lo avresti fatto contro la mia volontà.» dissi. «Oh lo volevi anche tu credimi.» disse ridendo. Mi misi le mani ai capelli pensando alla figura che avevo fatto, poi lo guardai e scoppiai a ridere. «Non ti offrirò mai più una birra, giuro.» disse ridendo. «Ma va, è che avevo addosso il vino di prima.» mi giustificai ridendo. «Smettila di inventare scuse. A che ora hai allenamento?» chiese poi cambiando discorso. «Nel pomeriggio, anche perché loro poi la sera partono mentre io rimango qui.» spiegai con un filo di malinconia, quella punizione non ci voleva proprio. «Ah giusto, beh andiamo insieme?» mi propose. «E che hai intenzione di fare fino a pomeriggio?» chiesi confusa. «Sono sicuro che troveremo qualcosa da fare.» disse malizioso e facendomi l'occhiolino. «Sei sempre il solito.» dissi voltandomi e andando verso la camera da letto. Iniziai a girare in cerca delle mie scarpe, guardai ovunque ma niente. Mi infilai persino sotto il letto ma nulla. «Cosa stai facendo?» chiese Gonzalo che era entrato in camera proprio quando ero sotto il letto. «Cerco le mie scarpe!» urlai continuando a cercare lì giù, ma niente. Lo sentii ridere. Mi alzai. «Ma cosa ti ridi?» chiesi guardandolo. Lui, sempre ridendo, indicò dietro di me. «Oltre che astemia e scarsa anche cecata.» mi prese in giro ridendo. Mi avvicinai a lui e, fingendomi offesa, lo spinsi ma non si mosse affatto, continuò a ridere. Lo spinsi di nuovo e mi voltai andando verso le mie scarpe. Gonzalo mi abbraccio da dietro quasi alzandomi. «Dai piccola non fare così.» disse continuando a ridere. «Mollami stupido.» dissi iniziando a ridere anch'io. Gonzalo ignorò completamente il mio lamento e mi buttò sul letto e cadde letteralmente su di me. La situazione diventava sempre più pericolosa. Cercavo di liberarmi dalla sua presa ma era come avere decine di mattoni addosso. «Sei in trappola mi dispiace.» disse mettendosi abbastanza comodo su di me e prendendo anche il telefono. Io continuavo a muovermi per liberarmi. Ad un tratto sentimmo bussare alla porta. Gonzalo si alzò e si affacciò dal balcone per vedere chi era, lo seguii ed in giardino trovammo Paulo intento a palleggiare con un pallone. Entrambi scoppiammo a ridere. Lui alzò la testa confuso. «Ehi mi fate entrare?» urlò poi alzando le mani per farsi vedere. «Secondo me stai benissimo lì sotto il sole.» dissi ridendo. «Fa un caldo bestiale vi prego.» ci implorò quasi. Gonzalo rientrò in casa e premette un bottone che fece aprire direttamente la porta di sotto. Scendemmo entrambi e trovammo Paulo steso sul divano quasi affannato. «Ehi amico tutto okay?» chiese Gonzalo dandogli una pacca sulla spalla. «Soliti problemi con Antonella. Ma voi piuttosto, come mai qui? E soprattutto, come mai insieme?» chiese con fare malizioso. «Beh qui perché è casa mia e lei... vabbè storia lunga. Diciamo che non regge l'alcol.» spiegò Gonzalo sedendosi di fianco a lui. «Si vabbè, fingo di crederci. Comunque stasera si va in ritiro e domani big match.» disse sognante Paulo. «Domani segni.» continuò poi riferendosi all'amico. Io risi, ma lo feci di proposito. «Qualcosa da ridire?» chiese Gonzalo alzandosi e venendo verso di me. «Solo che sei scarso e dubito segnerai contro la Fiorentina.» dissi con aria di sfida. «Perfetto, se segno il goal di domani è tutto tuo e della tua poca fiducia nelle mie doti calcistiche.» disse sicuro di se. «E non solo in quelle eh.» continuai io. Io e Paulo ridemmo, lui iniziò a fare l'offeso. «Quando avete finito di offendermi io direi che possiamo uscire.» ci informò acido, ma ovviamente scherzava. «Io devo passare da casa, non mi sembra affatto abbigliamento per andare in giro di mattina.» li informai. «Beh io lo renderei illegale andarci in giro anche di sera.» affermò Gonzalo tra un po' di gelosia e un po' di malizia. Dopo nemmeno 5 minuti eravamo già in macchina diretti al mio appartamento. Li invitai a salire, ero sicura che non ci fosse nessuno. Arrivata sopra però scoprii, a malincuore, che dentro c'erano sia mio fratello che mia cognata. «Vedete di non rompere nulla.» li avvertii nell'ingresso. «Ma ci hai presi per bambi...» Paulo non terminò nemmeno la frase che urto all'appendiabiti facendolo quasi cadere. «Esattamente.» dissi ridendo, mentre Gonzalo guardava la scena divertito. «Salve.» disse mio fratello facendo capolino nell'ingresso. «Mattè loro sono...» mi interruppe. «No beh so benissimo chi sono, è un piacere conoscervi.» disse mio fratello, e li lasciai lì con lui a chiacchierai. Andai in camera mia, mi lavai, feci una bella coda alta e mi truccai. Indossai un pantaloncino a vita alta, una maglia corta ed un paio di converse. Mentre aggiustavo la mia borsa mia cognata entrò in camera. «Ali... ma quei ragazzi?» chiese meravigliata. Non avevo mai portato dei ragazzi in casa a parte Daniele, la cosa gli suonava abbastanza strana. «Due compagna di squadra, tranquilla.» la rassicurai. «Si scusa, è solo che mi preoccupo per te... non voglio che tu soffra.» disse dispiaciuta. Come darle torto, avevo un peso così grosso sulle spalle che conviverci era quasi impossibile, soprattutto quando mi si avvicinava un ragazzo. Le sorrisi e l'abbracciai. «Ho imparato io a conviverci, lo farete anche voi.» dissi per poi scogliere l'abbraccio. Tornai dai ragazzi che trovai in salotto intenti a parlare con mio fratello. «Andiamo?» chiesi alle loro spalle. Saltarono tutti e tre. Erano così presi dalla loro conversazione che non mi avevano nemmeno sentito arrivare. Si alzarono e salutarono mio fratello. «Ali, mi raccomando.» disse mio fratello, abbastanza serio, prima che uscissi. Non ce la facevo più, ero stanca di sentirmi trattata sempre come se fossi una bambina, era come se il problema fosse il loro e non il mio. «Ma basta, lo so!» mi lamentai uscendo di casa.

Credevate che vi avessi abbandonato? E invece no, eccomi qui con un nuovo capitolo😂 spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate fino ad ora❣️

Il mio vizio. || Gonzalo HiguainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora