Capitolo 3

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Sotto la doccia la mia testa non faceva che pensare a tutto quello che stava succedendo, speravo che l'acqua potesse far andare via tutto. Ma non puoi allontanarti da quello che hai dentro. Rimasi li quasi mezz'ora, tuttavia però non servì a niente. Pensavo già al clima che mi aspettava a casa, non era proprio il massimo. Indossai un telo e tornai nello spogliatoio, mi cambiai e poi iniziai ad asciugarmi i capelli, Claudia intanto mi osservava in silenzio. «Sai, Gonzalo mi ha chiesto se sei sempre così acida, io gli ho risposto che solitamente sei allegra e solare con tutti.» esordì poi mentre sistemava la roba nel suo armadietto. Mi limitai a guardarla, la domanda di Gonzalo non mi meravigliava, non ero stata poi così gentile con lui. «Perché ti comporti così con lui?» chiese poi. «Diciamo che non nutro molta simpatia nei suoi confronti, ma va bene così, mica devo per forza averci un rapporto.» risposi quasi seccata. «Beh no, certo! Però sai, è appena arrivato, non conosce nessuno...» disse per poi sedersi e guardarmi. Una volta asciutti legai i capelli in una coda alta e mi volta a guardarla. «Ti posso assicurare che sa come fare amicizia.» risposi a tono. Claudia capì subito che c'era qualcosa che andava ben oltre una semplice antipatia. Presi la borsa e mi voltai di nuovo verso di lei che mi osservava in silenzio. «C'è qualcosa dietro ma non vuoi parlarne, vero?» chiese poi sorridendo. «Bingo! Andiamo?» risposi sorridendo anche io. Uscimmo entrambe dallo spogliatoio e lei, dopo avermi salutata, si avviò verso la sua macchina mentre io rimasi ad aspettare Daniele. Mi sedetti poco dopo il loro spogliatoio e misi le cuffiette concentrandomi solo ed esclusivamente su quello che c'era sul mio cellulare. Amavo isolarmi dal resto del mondo, guardare le cose quasi da esterna, come se io stessa fossi spettatrice della mia vita. Solo che poi, molte volte, ti ritrovi nella tua stessa realtà senza sapere come affrontarla. Immersa tra i miei pensieri ed i vari social persi di vista i ragazzi che uscivano, fin quando qualcuno non mi tolse una cuffietta attirando la mia attenzione. «Aspetti qualcuno?» chiese Gonzalo che era fermo davanti a me. «Sicuramente non te!» risposi fredda e con un sorriso sarcastico. Lui sorrise. «Dovresti smetterla, non credi?» disse poi, guardandosi intorno. «Di fare cosa?» chiesi a mia volta, non capivo dove volesse arrivare. Sorrise di nuovo. «Daniele è andato via.» disse serio, per poi tornare a guardarmi. «Bene, sono rimasta anche a piedi. Si conclude per il meglio questa giornata di merda.» dissi abbastanza arrabbiata, poi mi alzai e andai verso l'uscita del Center, con l'idea di chiamare mio fratello. «Come vorresti tornare a casa? Dai, ti do un passaggio.» mi propose seguendomi. Non avevo molta scelta, preferivo mille volte lui che un viaggio in macchina con mio fratello che mi ripeteva quanto stessi sbagliando nella mia vita. Mi fece strada verso la sua macchina, mi aprì anche lo sportello per farmi salire. Durante il tragitto lui era abbastanza concentrato sulla strada, mentre io mi perdevo nei miei pensieri con lo sguardo rivolto verso il paesaggio della splendida Torino. Il silenzio iniziava a diventare assordante. Entrambi facevamo finta di essere concentrati su qualcosa ma sapevamo benissimo che ciò che ci divideva era un totale imbarazzo. «Silenziosa la ragazza.» esordì lui, spezzando il silenzio. «Più che altro non vedo perché dovrei parlare con te.» risposi continuando a guardare fuori. «Beh, che io ricordi ieri sera non la pensavi proprio così.» disse poi rivolgendomi il suo sguardo per un attimo. Rimasi spiazzata. «Per quanto tempo continuerai?» chiesi abbastanza nervosa. «Fin quando non ammetterai che ti ricordi di ieri sera. Credo che la cosa andrà per le lunghe, ma non ho fretta.» rispose sicuro di se. «Ti ho già detto che oggi è la prima volta che ti vedo, ti serve uno schema o riesci a comprendermi?» dissi con un filo di sarcasmo. Rise di gusto, non mi credeva affatto. «Dove ti lascio?» chiese una volta arrivati in centro. Gli indicai la strada per arrivare a casa mia ed una volta arrivati scesi abbastanza velocemente per poi voltarmi a guardarlo. «Credo che d'ora in poi ti farò stalking.» disse rivolgendomi un altro dei suoi splendidi sorrisi. Mi misi una mano alla testa a mo di disperazione. «Ciao Gonzalo.» lo salutai chiudendo lo sportello. Una volta a casa mi buttai sul letto alla ricerca di un po' di pace. Mi giravo e rigiravo, i soliti pensieri fecero capolino nella mia mente. Tra tutti quei piccoli pensieri che si alternavano riuscii ad addormentarmi.

***«Dai mamma, andiamo!» urlai insistentemente a mia madre, lei stava sistemando le ultime buste nel cofano. Mi fece salire in macchina e lei prese posto dal lato del guidatore. Come sempre mi sedetti al bordo del sedile in modo da poter giocare sul cruscotto con le mie bambole. «Mamma! Mamma! Guarda che bella la mia bambola.» la chiamai. Un attimo. Uno sguardo. Un sorriso. Boom.***

Mi svegliai di colpo urlando. Ennesimo incubo. Sempre lo stesso. Dopo quell'urlo, scoppiai in un pianto liberatorio. Cercavo di buttare fuori tutto il dolore che avevo dentro e del quale non riuscivo a liberarmi. Ormai era incastrato nella parte più profonda di me stessa, non aveva alcuna intenzione di abbandonarmi. Mio fratello piombò in camera e mi vide, come capitava spesso negli ultimi anni, seduta sul letto in preda ad una crisi di panico. Tremavo e respiravo appena. Si sedette accanto a me, mi abbracciò sussurrandomi di calmarmi. Mi accarezzava dolcemente i capelli, lasciando che io mi nutrissi di tutto l'amore che un fratello sa dare. Ennesimo cliché. «È tutta colpa mia.» fu quello che dissi tra un singhiozzo e l'altro. Mi sentivo maledettamente in colpa. Nel profondo del mio cuore sapevo che non era colpa mia ma mi sentivo da una parte responsabile di ciò che era successo. Dolore, rabbia e malinconia. Le uniche emozioni che mi avevano accompagnato negli ultimi anni. Raccolsi tutta la forza che avevo e mi asciugai le lacrime, mio fratello mi sorrise. Presi il telefono e trovai un paio di messaggi. "Ehi, stasera siamo al pub, ti aspettiamo lì!" era Luisa. Guardai l'orario, erano già le dieci di sera. "Arrivo." Fu la mia risposta. Mi preparai ed uscii di casa senza nemmeno aver cenato.

Il mio vizio. || Gonzalo HiguainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora