Capitolo Ventisette || Alla ricerca di una via di fuga

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Tarrant non aveva mai galoppato così a lungo e così in fretta.

Dopo essersi lasciato alle spalle l'Aldilander con la promessa di tornare a vendicarsi, prima o poi,  della Regina Rossa, si era lanciato alla volta del palazzo di Cuori. Tuttavia la distanza era molta e il sole stava cominciando a calare quando giunse nelle terre che un tempo non troppo lontano erano appartenute alla Maledetta Capocciona.

Tarrant si asciugò la fronte imperlata di sudore con il palmo della mano e pregò che non fosse accaduto nulla alla sua Alice. Che razza di idiota era stato ad andarsene senza nemmeno salutarla! Non avrebbe dovuto lasciarla!

"Se Ilosovic le ha torto anche solo un capello, io...!"

«Siamo arrivati, mastro Cappellaio. Si vedono le torri più altre del castello.» annunciò una guardia del drappello che lo stava accompagnando in quell'avventura, distogliendolo dai suoi pensieri funesti. Tarrant si limitò ad annuire a denti stretti e proseguì a cavalcare.

Una volta che furono a ridosso del palazzo, smontarono di sella e mantennero alta la guardia, per non essere scoperti prima del tempo dal Fante di Cuori. Il Cappellaio ricordava fin troppo bene quanto la sua ferocia fosse simile a quella della Regina Rossa. Non per niente avevano fatto squadra a lungo. Tuttavia, qualcosa non gli tornava: Ilosovic aveva preso Alice, ma non l'aveva condotta subito dalla Regina Rossa come avrebbe dovuto. Cosa stava succedendo nelle schiere nemiche?

«Cappellaio, proviamo ad inoltrarci nel castello?» domandò una guardia.

«Sì, ma stiamo all'occhio. Il Fante di Cuori potrebbe essere nei paraggi.»

Aiutandosi l'uno con l'altro, si arrampicarono e scavalcarono non senza difficoltà la palizzata che delimitava il cortile interno del palazzo dall'esterno. Vigeva una quiete quasi anomala e Tarrant sospettò che non vi fosse nessuno. Certo, in seguito alla disfatta della Regina Rossa, i suoi servi (per meglio dire, schiavi) erano stati liberati e il castello era rimasto vuoto per tutto il tempo. Dubitava, dunque, che Ilosovic si fosse preoccupato di procurarsi del nuovo personale, se non altro per agire indisturbato. La sua presenza avrebbe certamente destato scalpore e le voci avrebbero girato per l'intero Sottomondo.

«Proviamo a controllare nei sotterranei. Può darsi che il Fante di Cuori via abbia imprigionato Alice.»

Il drappello di soldati obbedì prontamente e insieme si diressero nelle segrete del palazzo.

Il silenzio che vigeva era inquietante, ma Tarrant non si lasciò turbare. Trovarono una torcia accesa, appesa al muro e se ne impossessarono per farsi luce man mano che scendevano.

«C'è nessuno? Alice?»

Sentirono dei rumori soffusi in lontananza.

«Alice?» tentò ancora il Cappellaio.

Una voce cristallina ruppe il silenzio:«Tarrant, sei tu?»

Il Cappellaio e le guardie strabuzzarono gli occhi e corsero giù per gli ultimi gradini, raggiungendo le celle.

«Maestà?»

«Regina, siete proprio voi?»

«Oh Cappellaio, che bello sentire la tua voce! Sono qui e ci sono anche tutti gli altri.»

Tarrant si sentì quasi in colpa per non avere minimamente pensato a loro. Aveva dato per scontato che alla Regina Rossa interessasse mettere le mani soltanto su Alice...Ed era praticamente convinto che fosse così. Sospettava sempre di più che Ilosovic avesse apportato delle modifiche al piano originale, modifiche di cui ovviamente la Maledetta Capocciona era all'oscuro.

Le guardie illuminarono le celle adiacenti in cui erano imprigionati il Bianconiglio, la Regina Bianca, Bayard, il Leprotto Marzolino, il Ghiro e persino Nate. Tarrant non poteva credere ai propri occhi.

«Siete tutti qui...» mormorò.

«Non tutti, no.» lo interruppe Nate con uno sguardo eloquente. Il Cappellaio comprese e s'irrigidì.

«Dov'è Alice?» chiese.

***

Alice stava misurando la stanza a grandi passi, spremendo le meningi a più non posso: doveva assolutamente trovare il modo di uscire di lì!

Con un movimento fulmineo, corse alla finestra che, ovviamente, aveva le sbarre. Guardò al di sotto e vide che c'era il fossato pieno d'acqua, nel quale galleggiavano le teste degli sventurati che avevano osato sfidare le ire della Regina Rossa, con il risultato di essere stati decapitati dalla stessa.

Alice si voltò e appoggiò la schiena alle sbarre, lasciandosi andare ad un sospiro depresso. Si accasciò a terra e si coprì il viso con entrambe le mani, abbandonandosi alla disperazione. Se non trovava il modo di scappare, a breve sarebbe tornato Ilosovic e Dio solo sapeva quali intenzioni avesse.

«Momento difficile, tesoro?» cantilenò una voce soave e ben nota. La fanciulla sgranò gli occhi e li posò sul faccione ridente dello Stregatto.

«Stregatto!»

«In tutta la mia magnificenza.» replicò lui.

«Tu sei...Libero!»

«Non potrei essere intrappolato neppure volendo. La mia evanescenza è un dono e una maledizione. Ma tu dimmi, cosa ti affligge?»

Ritrovato un barlume di speranza, Alice si tirò in piedi e gli mostrò le sbarre alla finestra. «Il Fante di Cuori mi ha segregata qui e vuole che diventi sua moglie. Devi aiutarmi a fuggire, Stregatto, o mi...»

«Come ho appena detto,» la interruppe la creatura, «la mia evanescenza è un dono e una maledizione. Non posso aiutarti in alcun modo, se non fornendoti informazioni.»

«Del tipo?»

Lo Stregatto cominciò a sfumare, segno inequivocabile che stava per sparire. «Sta arrivando qualcuno.» annunciò come se niente fosse. Alice sentì dei passi fuori dalla porta. Dopo un lento trafficare, la serratura scattò.

"Oh no, Ilosovic è tornato!" pensò in preda al panico. Nel frattempo lo Stregatto era scomparso Beato lui! 

Vide la maniglia abbassarsi, cosicché si scagliò contro la porta per tenerla chiusa ed impedirgli di entrare. Fu una lotta lunga ed estenuante, ma alla fine cedette. Lui era troppo forte. Con le lacrime agli occhi, fece un ultimo disperato tentativo per opporre resistenza. In un lampo di genio, afferrò la sedia lì vicino per fissarla sotto la maniglia. Fu allora che una voce tuonò oltre la porta:«Dannazione Alice! Apri questa porta!»

La fanciulla s'immobilizzò, dopodiché, quasi fosse caduta in uno stato di trance, spostò la sedia e lasciò all'altro la possibilità di entrare. Sperò con tutto il cuore di non pentirsene.

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoWhere stories live. Discover now