Capitolo Dodici || L'impostore

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Tarrant increspò le labbra prima di rispondere alla sua domanda. Corrugò la fronte e si passò una mano tra i folti riccioli ramati, dopodiché incurvò gli angoli della bocca all'insù, tornando immediatamente sereno e padrone di sé stesso.

«Che sbadato! Nella fretta l'ho dimenticato in casa! Corro subito a recuperarlo.» disse e sparì rapidamente per poi tornare con il fedele cappello calcato sulla testa smemorata.

Alice continuò a fissarlo un poco dubbiosa, specie quando le afferrò la mano senza il benché minimo rammarico, conducendola verso il tavolo da the. La sua stretta era calda e confortante eppure non la convinceva. Non era da Tarrant lasciarsi andare a simili effusioni, specie quel giorno! Da quando Alice aveva messo piede a Sottomondo non aveva fatto altro che esortarla a togliere il disturbo!

Alle sue spalle, Nate era stranito almeno quanto lei, oltreché un tantino geloso. Sapeva di non averne il diritto, ma non poteva farne a meno. Sebbene i suoi presupposti fossero stati tutt'altro che  onorevoli, non poteva ignorare l'effetto che il fascino di Alice aveva avuto su di lui. Non era solo una questione di bellezza esteriore - sebbene, di per sé, bastasse a lasciarlo senza fiato: era a dir poco incantevole -; la ragazza aveva carattere e carisma da vendere. Era curiosa, attenta e coraggiosa, tutte peculiarità a lui estranee. Una volta tornati nel loro mondo, l'avrebbe sposata volentieri se solo Alice avesse acconsentito.

Gelosia a parte, c'era dell'altro a non convincere Nate: quel Cappellaio da strapazzo gli stava facendo girare la testa con i suoi sbalzi umorali.

Alice era dello stesso avviso del suo amico, ma sapeva che lo stato d'animo altalenante era tipico di Tarrant.

Raggiunto il tavolo adibito al rito del the, il Cappellaio prese posto a capotavola, come di consueto, mentre la fanciulla sedette alla sua destra e Nate di fronte a lei. Tarrant lo fulminò deliberatamente e cominciò a versarsi la calda tisana nella tazza, mentre il fido Bayard si accucciò al suo fianco.

«Posso sapere chi sei?» domandò inaspettatamente a Nate, porgendo l'elegante teiera al Alice. Lei inarcò la fronte, sorpresa dall'inattesa curiosità del Cappellaio. Nate fece altrettanto, intimamente stupito che non gli avesse posto prima un simile interrogativo.

«Mi chiamo Nate. Sono un amico di Alice.»

«Un amico, eh?»

«Ci conosciamo da quand'eravamo bambini, ma ci siamo ritrovati soltanto di recente. Stavamo viaggiando sulla stessa nave prima del naufragio che ci ha condotti qui.»

Tarrant sorseggiò il the dalla sua tazza e scoccò un'occhiata strana ad Alice, che sussultò silenziosamente. Perché la stava fissando in quel modo?

«Un amico, dunque.» commentò sommessamente il Cappellaio, quasi fosse assorto nei propri pensieri.

«Sono il suo compagno.» specificò di punto in bianco Nate, facendo andare di traverso il the ad Alice, che quasi cadde dalla sedia. Tossì a lungo, dopodiché lo fulminò senza pietà. Gli occhi bicolore di Tarrant non furono da meno e Nate si sentì a dir poco perforato. Tuttavia non smise di provocarlo apertamente. Si strinse nelle spalle e fece una smorfia divertita, incurante del fatto che le nocche di Tarrant stessero sbiancando rapidamente, mentre delle occhiaie nere resero incredibilmente minacciosi i suoi occhi. Si stava infuriando.

Alice si sorprese di quella reazione e ancor più del fatto che il suo cuore rispose con un aumento spropositato del battito, segno evidente dell'emozione che stava provando nel profondo del suo animo.

«Qualcosa non va, Cappellaio?» lo pungolò ancora Nate.

«Nate!» lo redarguì Alice in preda alla collera. Lui la guardò con fare innocente. «Che c'è?»

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora