Capitolo Diciannove || A colloquio con la Regina Bianca

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Inutile negarlo. Sebbene fossero trascorsi diversi giorni, Alice era rimasta profondamente scossa dal bacio di Tarrant. La notte, nascosta tra le lenzuola setose del letto a baldacchino riservatole dalla Regina Bianca, fantasticava sul contatto che, per un fatidico istante che le era parso infinito, l'aveva unita alle labbra di Tarrant, quelle labbra morbide, dal vago sentore di fragola. Certo, le parole che le aveva riservato subito dopo l'avevano ferita, ma prevaleva l'eccitazione scaturita dal bacio. Ecco perché ogniqualvolta s'incrociavano nei corridoi del palazzo o presso la sala da pranzo, Alice stava rigorosamente attenta a non incrociare gli occhi del Cappellaio. Non che corresse il rischio, comunque, dal momento che lui si comportava come se la fanciulla non fosse fisicamente presente. Era frustrante, ma quella situazione le permetteva di spiarlo di nascosto più spesso di quanto avrebbe ammesso.

Tuttavia, non era da lei comportarsi in modo frivolo e civettuolo, né farsi mancare di rispetto. Se Tarrant voleva il gioco duro, aveva trovato pane per i suoi denti.

Nel frattempo, la Regina Bianca aveva mobilitato tutte le sue forze armate per setacciare Sottomondo e trovare l'impostore che aveva assunto le sembianze di Tarrant, sebbene non avessero idea di quale aspetto potesse avere. Proprio non capivano chi potesse esserci dietro a tutta quella storia, ma una cosa era certa: il responsabile delle sparizioni ero lo stesso che si era trasformato nel Cappellaio. Peraltro non una, ma ben due volte. Ciò lasciò intendere alla Regina che i dubbi di Tarrant fossero fondati. Dubbi ch'egli non le aveva ancora palesato, ma che non tardò ad esternare non appena ebbero l'occasione di conversare a tu per tu, senza nessun altro intorno che potesse intralciarli.

«Chiunque sia, sta cercando Alice.» asserì fermamente il Cappellaio, guadagnandosi la completa attenzione della Regina. Ella corrugò la fronte e lo invitò a sedersi di fronte a lei.

«Cosa te lo fa pensare, Tarrant?»

Lui si agitò nervosamente sulla sedia, guardandosi ansiosamente le spalle.

«Ti assicuro che siamo soli.» garantì la sovrana. «Di quale orecchio amico temi l'indiscrezione?» domandò subito dopo.

Il Cappellaio prese a fissarsi le mani per evitare d'incrociare quelli della Regina. Avevano la capacità di sondare l'anima e lui non voleva essere analizzato in alcun modo.

«Ecco...Alice non deve sapere. Secondo me...Sì, secondo me dovrebbe rimanere all'oscuro di tutto.»

«Qualora la tua ipotesi fosse veritiera, non credi che sia giusto avvertirla del rischio che corre?»

«No!»

Dinanzi alla perplessità della Regina, Tarrant si affrettò a moderare la propria reazione. Si schiarì la voce e accennò un sorriso di circostanza per ingraziarsi nuovamente la sua fiducia. «Secondo il mio modesto parere, la cosa migliore da fare è rispedirla nel suo mondo. Soltanto lì sarà veramente al sicuro. Inoltre, sono convinto che, una volta che sarà stata allontanata, anche la quiete tornerà nel Paese delle Meraviglie.»

La sovrana continuò a studiarlo a lungo con attenzione, carezzandosi pensosamente la lunga chioma bianca. Tarrant strinse le labbra sotto il suo sguardo austero, ma non proferì parola.

«Ma che dolce.» decretò infine la regina, stupendolo. «Ti preoccupi per lei. Stai facendo di tutto per proteggerla, ma Alice non l'ha ancora capito.»

«Cos...Cosa non avrebbe capito, mia signora?»

«Che la proteggi perché sei innamorato di lei.»

Gli occhi bicromatici del Cappellaio divennero enormi a causa della sorpresa scaturita dinanzi a quelle parole. «Non...Non è così, mia regina. Io...» si affrettò a negare.

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoWhere stories live. Discover now