Capitolo Cinque || Vietato tornare a Sottomondo

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Alice si gettò una rapida occhiata alle spalle per controllare che la madre fosse uscita dalla stanza, dopodiché corse alla finestra per guardare fuori. I suoi occhi vagarono nervosamente a destra e a sinistra, ma nel giardino nulla appariva fuori posto. Eppure era più che sicura di non esserselo sognato: aveva visto spuntare un ricciolo rosso fuoco e non poteva appartenere ad altri che al Cappellaio. Cosa ci faceva lì? E perché si era nascosto?

Controllò per l'ennesima volta che Helen non fosse di ritorno, dopodiché si accinse ad aprire le ante della finestra per affacciarsi all'esterno. Si abbassò quanto più possibile per accertarsi che Tarrant non fosse nascosto proprio sotto il suo naso: da uno come lui poteva aspettarselo. Niente da fare.

«Cappellaio!» bisbigliò abbastanza forte da farsi sentire, senza, tuttavia, richiamare l'attenzione materna. In tutta risposta, però, ricevette solo un assordante silenzio. Desolata e anche un po' frustrata, Alice sospirò profondamente e richiuse la finestra. Si riavviò distrattamente i lunghi riccioli dorati indietro e fece per tornare sui propri passi, quando una voce nota, dal tono divertito, la costrinse a voltarsi nuovamente. «Come te la passi, tesoro?»

Il cuore di Alice mancò un battito nell'istante in cui si ritrovò di fronte a Tarrant, comodamente appollaiato sul davanzale della sua finestra. Strabuzzò i grandi occhi castani e si coprì la bocca con entrambe le mani per non urlare. «Tu...Tu...»

«Io. Noi.» completò il Cappellaio. Sollevò gli angoli della bocca in un sorrido sardonico, che ad Alice parve un po' più ampio di come lo ricordava. Tuttavia, erano trascorsi mesi dall'ultima volta in cui erano stati insieme, per cui poteva essere che la sua mente peccasse di qualche lacuna. Lasciò cadere le braccia lungo il corpo, sfinita dal turbinio di emozioni che aveva provato negli ultimi due minuti, e sorrise a sua volta. «Me lo sentivo che eri qui.»

Appena ebbe pronunciato quelle parole, accadde un susseguirsi di fatti strani: gli occhi bicromatici di Tarrant divennero sempre più grandi, al pari del sorriso che assunse una strana forma a mezzaluna. Al contempo, la figura slanciata e flessuosa del Cappellaio prese a levitare, sollevandosi dal davanzale. Alice osservò la scena a bocca aperta, ma ben presto la sorpresa lasciò il posto alla delusione. Avrebbe dovuto capirlo subito: Tarrant non l'aveva mai chiamata "tesoro". Per qualche motivo la cosa le provocò una fitta di fastidio, mentre, con un sospiro, mormorò in preda alla rassegnazione:«Stregatto.»

Subito, lo strano felino conosciuto a Sottomondo, abbandonò le fattezze di Tarrant e riprese le sue, contraddistinte, appunto, da un largo sorriso a forma di mezzaluna e da due grandi occhi verdi-azzurri. La folta pelliccia grigia tigrata di turchese ebbe un fremito quando Alice allungò una mano per sfiorarla delicatamente. «Ciao Alice.»

«Cosa ci fai qui?» chiese lei, incapace di celare la tristezza derivata dal fatto che non si trattasse di Tarrant. Lo Stregatto dovette avvedersene, perché sorrise ancora di più e la inchiodò nel suo sguardo magnetico e inquisitore. «Volevo farti una visitina.»

Alice aggrottò la fronte. «Tutto bene a Sottomondo?»

Lo Stregatto annuì e in quel momento la fanciulla notò il ben noto cilindro, con tanto di spilloni, appoggiato sul davanzale della finestra. Lo afferrò smaniosa, rigirandolo fra le mani. Nel Paese delle Meraviglie aveva avuto l'occasione di viaggiare su quel cappello, quando era stata in formato mignon. Un piccolo sorriso le increspò spontaneamente le labbra. «Questo è del Cappellaio!» esclamò gioiosa. Lo Stregatto annuì. «Me l'ha dato in prestito.»

Proprio come aveva fatto qualche mese prima, quando la Regina Rossa aveva indetto la decapitazione di Tarrant: anche in quell'occasione, lo Stregatto aveva preso il suo posto, con la sola pretesa di poterne indossare il famigerato cappello. Sapeva essere una creatura tanto infida quanto generosa.

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoWhere stories live. Discover now