Capitolo Tredici || Piccole verità

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Bayard corrugò la sua morbide fronte canina e assunse un'espressione preoccupata. «Un impostore?» chiese sconcertato.

Tarrant annuì gravemente, continuando imperterrito a spazzolarsi le maniche della giacca e, soprattutto, ignorando Alice che lo fissava scombussolata dalla vicenda. Lui raddrizzò la schiena, sistemandosi il fedele cappello sulla testa, e inchiodò il suo interlocutore con lo sguardo. «Sì. Sono stato attaccato da non so chi.»

A quel punto intervenne Nate, incredulo quanto i compagni. «Per quello prima c'è stato un gran baccano?»

Tarrant gli rivolse un'occhiata insondabile, dopodiché assentì. Nate fece un lungo fischio di scherno. «Caspita! Eravamo convinti che stessi litigando con un servizio da the! Allora nemmeno tu cadi così in basso!»

«Servizio da the?»

«É stato quello stupido cane a dire che spesso litighi con cucchiaini e tazzine di porcellana!» ribatté sulla difensiva, facendo istantaneamente rizzare il pelo di Bayard, offeso dal'insulto. Il Cappellaio se ne accorse e strinse le labbra mantenendo il contatto visivo su Nate. «Capita che io abbia dei fraintendimenti con i servizi da the, non c'è nulla di male; alla fine ci riappacifichiamo sempre. E non permetterti di dare dello stupido al mio amico Bayard.» rimarcò in tono austero.

Esasperata da quelle sciocche argomentazioni, Alice sbottò. «Insomma, la smettete di parlare a vanvera? Vi ricordo che qualcuno di cui ignoriamo l'identità ha appena assunto le sembianze di Tarrant ed è scappato nel momento in cui l'abbiamo quasi scoperto!»

Nate, Bayard e Tarrant si voltarono all'unisono a guardarla, ma lei badò solamente ad un paio di occhi bicromatici. Li affrontò con coraggio, nonostante le stessero lanciando delle autentiche saette. «Non ricordi niente del tuo assalitore? Nessun dettaglio?»

Lo sguardo del Cappellaio divenne particolarmente pungente. Perché sembrava serbarle rancore?

«No, mia cara Alice. Sono stato sorpreso alle spalle e colpito violentemente alla testa. Ho perso i sensi. Non ho idea di chi sia stato, né se sia qualcuno che conosco.» sibilò nervosamente.

Colta da un impulso, gli si avvicinò e gli sfiorò il viso. «Ti ha fatto molto male?»

Tarrant si scansò come se avesse ricevuto una scossa elettrica. Fece un brusco passo indietro, levandosi dalla sua portata, e le scoccò un'occhiata furiosa. «Non mi toccare.» ringhiò.

«Ma perché sei tanto arrabbiato con me, ora? Che ti prende?» sbottò Alice, ferita dal suo volersi tenere a debita distanza. A quelle parole, Tarrant ebbe un guizzo nello sguardo. «Non sono arrabbiato con te. Non m'importa niente di te.» borbottò offeso.

Nate si lasciò sfuggire uno sbuffo spazientito, che non passò inosservato a nessuno, tant'è che Alice e il Cappellaio si voltarono a guardarlo.

«Andiamo, è talmente ovvio che Alice non ti è affatto indifferente!» disse a mo' di spiegazione.

Tarrant non replicò, limitandosi a stringere le labbra. lo faceva sempre quando si sforzava di contenere un sentimento negativo.

Tornò a rivolgersi alla fanciulla, inchiodandola con il suo sguardo rigido. «Tu piuttosto, mia cara Alice, ricordi nulla che possa farci intuire l'identità di questo impostore?»

Colta in castagna, Alice esitò e si scambiò una rapida occhiata con Nate e con Bayard, che scossero di rimando la testa.

«No Cappellaio. Come potrei ricordare qualche dettaglio? Ha assunto le tue sembianze. Credevo che fossi tu.»

Cercò conferma nei due compagni, che assentirono nuovamente.

«Mi sono accorta che qualcosa non andava quando ha parlato di andare a trovare i nostri amici. Sembrava aver scordato il fatto che sono misteriosamente spariti.» mormorò Alice dubbiosa, riflettendo fra sé. Tarrant, nel frattempo, s'era incupito ancora di più e le aveva voltato le spalle.

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoWhere stories live. Discover now