58. Orationis summa virtus est perspicuitas

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Andy si addentro' nel parco della villa, sospirando di piacere.
Quel posto gli era mancato un sacco; passeggio' lungo i sentieri, accarezzando le fronde delle piante, annusando i fiori e beandosi della luce che riusciva a filtrare, a tratti, illuminando il pulviscolo nell'aria.
Louis lo seguì con lo sguardo dalla balaustra della villa vera e propria. Avevano da poco finito di stuccare la scalinata e di risistemare portico e facciata, finendo il lavoro di restauro che era stato interrotto durante i mesi freddi. Ora la villa era stata riportata interamente al suo antico splendore, ed a arrivando dal vialetto si restava piacevolmente stupefatti di fronte all'opera architettonica completamente restaurata.
-È cresciuto un sacco- commentò Harry, posando lo scatolone che aveva in mano sul parapetto.
-Già-
-Hai parlato con lui delle tue decisioni?-
Louis abbassò la testa, improvvisamente triste.
-Sai che qualsiasi decisione tu prenda, a me andrà bene, no? Potresti benissimo passare a Stoccolma qualche settimana- gli disse Harry abbassando la voce ed avvicinandosi per accarezzargli la guancia.
-Non mi va di passare nemmeno un giorno distante da te- rispose Louis, gettandogli un'occhiataccia di traverso.
-Ed allora puoi proporre a tuo padre di farlo restare qui per qualche tempo, ora che la scuola è finita...-
-Il problema non è nel breve periodo, Harry: è a lungo termine. Lui è convinto che mi trasferiro' con lui, e di poter tornare a vivere in un appartamento... ed io lo sto per deludere-
-Ascolta, Louis, gli hai fatto da padre per anni. Ti sei preso cura di lui in maniera egregia, ti sei sacrificato per lui. È tempo che, prima di tutto, tu pensi a te stesso. Ed è tempo che lasci a tuo padre la responsabilità di fare il padre. Tu sei suo fratello-
Louis annuì, con le lacrime agli occhi, ed Harry lo abbraccio'.

Più tardi, Louis si ritrovò ai box con Alexander, che si era quasi del tutto ristabilito, ed Andy. Il bambino non stava nella pelle all'idea di poter cavalcare; Harry, che glielo aveva promesso, era in giro con Thor per stancarlo un pochino e fare in modo che fosse tranquillo.
-Tu non vuoi venire a Stoccolma, vero, Lou?- Lo spiazzo' il bambino. Louis si raggelo', ed incrociò lo sguardo del signor Moreau, che si allontanò discretamente.
-Perché dici così?-
-Perché lo so. L'ho capito- rispose il bimbo, spazzolando lentamente il manto di Silver.
-Avrei voluto parlartene, ma ho rimandato all'infinito. Cosa pensi?-
-Penso che mi dispiace. Papà non c'è mai, ed io lo vedo solo nei week-end, ed io mi sento solo- rivelò Andy, il viso serio.
-Oh no, fratello piccolo... mi dispiace tanto- esclamò Louis, chinandosi per abbracciarlo. Oramai il bambino gli arrivava al petto.
-Però ho pensato che potrei venire qui durante le vacanze, e tu ed Harry potreste venire a trovarmi, senza far passare tutto questo tempo-
-Certo, Andy. Va bene. Puoi venire qui tutte le volte che vuoi. Potresti passare un fine settimana con me, ed uno con papà; sono certo che accetterebbe. Potrei venire io una volta, e la volta dopo raggiungermi tu. In qualche modo faremo. Ok?-
Andy gli annuì contro lo stomaco, alzando lo sguardo per sorridergli. Louis ebbe un tuffo al cuore, perché il bambino assomigliava tantissimo alla loro mamma.
-Hai pensato a cosa fare? Ti sei iscritto all'università?- Gli chiese ancora Andy.
-Non ancora. Mi voglio prendere un anno sabbatico, e lavorare qui, in questo parco. Harry mi ha proposto tante cose, ma non me la sento di intraprendere strade di cui non sono convinto. Secondo te sbaglio?-
-Secondo me, no. Cioe', non è che te ne starai con le mani in mano- considero' Andy, con una espressione buffamente adulta.
-No, non me ne starò con le mani in mano. Non ne sono capace- sorrise Louis, scompigliandogli i capelli.
-No, decisamente. Sei sempre stato un rompiscatole perfettino- scherzo' Andy, sottraendosi alle sue mani.

Quando arrivò Harry, il discorso fu archiviato. Andy indossò il cap e il gilet imbottito come precauzioni anti-caduta, e salì sopra Thor, mentre Harry teneva il cavallo per le redini. Una volta capito che l'animale era tranquillo, il pianista lo porto' a spasso per il parco, con grande diletto del bambino. Louis ebbe modo di parlare con suo padre di quello che gli aveva detto Andy, trovandolo cautamente d'accordo con le sue decisioni.
-Sei maggiorenne e sei adulto, Louis. So che hai la testa sulle spalle, e ti appoggio. Anche se preferirei vederti costruire un futuro in autonomia; non vorrei che ti appoggiassi troppo ad Harry. Devi renderti indipendente-
-Lo so, papà. Ho intenzione di farlo, infatti. Devo solo capire qual è la strada giusta per me-

Il giorno dopo Louis si diplomo'. Era talmente felice che ignoro' i giornalisti che erano venuti per paparazzare Harry e lui stesso; aveva ottenuto un punteggio di tutto rispetto, classificandosi tra i primi quattro della scuola. Quella  sera ci fu una cena alla villa, alla quale partecipò anche Anne, che aveva assistito alla cerimonia nel pomeriggio e che conobbe così la famiglia di Louis.
Il ragazzo aveva voluto invitare a cena i signori Moreau, Niall e Liam, ed in quanto ospite impedì in tutti i modi a Suzanne di aiutarlo, con grande agitazione di tutti quanti viste le sue scarse doti culinarie. Alla fine, la donna era riuscita a farlo cedere e farle preparare le portate, mentre lui si occupava soltanto della torta, ma il ragazzo aveva proibito a tutti di aiutarlo per tutto il resto.

Stava tagliando la torta di mele sull'isola della cucina, guardando verso il soggiorno in cui erano seduti gli ospiti, che stavano chiacchierando amabilmente. Andy era intento a parlare di macchine con Alexander e Liam; suo padre conversava con Anne e Niall, e Suzanne sorrideva con affetto a suo fratello, allungandogli ogni tanto una carezza. Incrociò lo sguardo di Harry, che gli sorrise. Louis sospirò; non poteva essere più felice di così. Il pianista fece per alzarsi e venire ad aiutarlo, ma Louis lo ammoni' con un dito: glielo aveva proibito.
Portò la torta in tavola, sorprendendo tutti perché era commestibile.
-Davvero, Louis, sono sbalordito- commento' suo padre.
-Per davvero- confermò suo fratello, facendo ridere tutti.
-Bene; ora posso darti il regalo- esordì suo padre.

Era una Nikon. Una macchina fotografica meravigliosa; un modello tra i migliori della gamma. Louis era senza parole; suo padre lo aveva sorpreso. Si era ricordato di quanto amasse fare foto, da piccolo; quel regalo era qualcosa di dolce.

Harry, al quale aveva proibito categoricamente di fargli un regalo, si limitò a donargli l'iscrizione alla scuola guida. Ma il regalo che più di tutti lo emoziono' fu quello di suo fratello: era una cornice d'argento con una foto della loro mamma.

Più tardi, quella notte, Louis era rannicchiato sul petto di Harry. Avevano fatto l'amore silenziosamente, intimiditi dalla presenza dei rispettivi genitori nelle stanze adiacenti; non l'avevano detto a voce alta, ma non vedevano l'ora di tornare alla normalità.
-Senti, Louis... so che ti innervosisci nel parlare di questo argomento, ma ho davvero bisogno di capire una cosa- iniziò sussurrando Harry, accarezzandogli i capelli.
-Uffa... dimmi-
-Cosa ci trovi in me? Seriamente. So che non è un fatto di soldi. Cosa ti spinge ad adeguarti ai miei limiti? Potresti avere il mondo ai tuoi piedi. Seriamente. È una cosa che non ho ancora capito-
Louis stava per replicare in maniera sarcastica, ma si trattenne: Harry era serio.
-Io ti amo, Harry. Cosa c'è da capire?-
-Anch'io ti amo, ma, tra i due, sono io quello che ci guadagna, e tu quello che ci perde- replicò il pianista.
Louis ci riflette' per qualche momento, e poi disse:
-E va bene. Vuoi sapere la verità? Sì, a volte sono spaventato nel pensare al futuro. Sì, a volte mi sconcerta pensare alle tue crisi. Soprattutto, mi preoccupa il fatto che potresti peggiorare improvvisamente, o farti sopraffare definitivamente. Ma non per i motivi che pensi tu. Soltanto perché non potrei raggiungerti nel tuo mondo. Perché io ti seguirei in capo al mondo, ma quel posto, quello della tua malattia, non lo posso raggiungere. È questo che mi spaventa più di tutto. È questo che volevi sentirti dire?-
-Fa male- ammise Harry.
-Fa male, ma cerchiamo di non pensarci. Morgesten è ottimista ed ha avuto parole incoraggianti, quando ci ho parlato prima che ti dimettessero. Tua madre, che ti conosce da sempre, è fiduciosa. Ed io voglio fidarmi di loro, e di te. E sai perché? Perché non potrei vivere nel rimpianto di non averci provato. Qualsiasi sia la lunghezza del tempo che avrò a disposizione da vivere con te, ne vale la pena. Tu ne vali la pena- chiari' Louis, facendo commuovere il pianista.
-Ti prometto che ci metterò tutto me stesso per non perdermi. Te lo giuro-
-Ok. Mi basta- gli rispose Louis, asciugandogli le guance con le dita, facendolo sorridere.

Traduzione titolo: " La più grande virtù del discorso è la chiarezza" (Quintiliano)

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