38. Aut viam inveniam aut faciam

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Louis si svegliò nel suo letto. La sveglia impietosa lo fece alzare brancolando per la stanza, per recuperare il cellulare rimasto nella tasca dei jeans. Poco signorilmente impreco', connettendo e realizzando che la sera prima non solo non aveva studiato niente, ma non aveva telefonato ad Andy.
Scrisse con una mano sola una e-mail al padre per avvertirlo dell'accaduto, e una ad Andy, scusandosi. Poi iniziò a prepararsi, ma con un braccio ingessato la faccenda era alquanto complicata.
-Serve una mano?-
La voce di Harry lo fece sobbalzare e si portò la mano ingessata al petto:
-Mi hai spaventato. Scusa, ti ho svegliato...-
-Non sono mai andato a dormire. Ti accompagnamo a scuola, e poi Liam mi lascerà allo studio di registrazione. Si occuperà di te; mi accompagnerà a casa Niall-
Louis annuì, ancora rintronato dal sonno e dagli antidolorifici.
-Mi dispiace, Harry... Scusami-
-Non preoccuparti. Cerca di non farti più male. Se hai bisogno di qualcosa, chiama Niall; quando registro tendo ad alienarmi, per rendere meglio, e lascerò il telefono a lui. Ha l'ordine di interrompermi soltanto per le emergenze-
Louis annuì, guardando a terra, ed Harry lo sorprese andandogli vicino e spingendolo in bagno:
-Ha l'ordine anche di considerare le tue richieste come emergenze assolute. Su, ti do' una mano per fare una doccia-
Louis, sorpreso ed emozionato, si girò per abbracciarlo stretto. Harry finse di scacciarlo spingendolo avanti, come un bambino recalcitrante, ed in doccia lo lavo' da capo a piedi, facendogli tenere il gesso lontano dall'acqua.
-Te lo posso firmare?- Gli chiese il pianista mentre gli spruzzava dispettosamente il viso d'acqua, facendolo tossicchiare.
-Sarebbe un onore... un autografo da te- affermò Louis, arrossendo.
-Beh? Fai il timido per una firma? E sì che hai ricevuto ben altro, da me...-
La risata di Harry fu interrotta dall'asciugamano che gli lanciò addosso Louis protestando, vivamente, per l'uscita maliziosa.
-Dai, scherzavo... muoviti, non ho tutto il giorno- si spazienti' Harry, sbrigativo. Louis lo guardò malissimo:
-Sei sicuro di essere solo schizofrenico, e di non soffrire anche di disturbo da personalità multipla? No, perché cambi umore alla velocità della luce-
Harry si fece una sonora sganasciata, che fece bene al cuore di Louis più di ogni altra cosa, anche se alzò un sopracciglio ed indicò Harry per confermare ciò che aveva detto.

Harry portò una pazienza esemplare, perché Louis bisognoso di aiuto era un continuo borbottio.
-Smetti di brontolare per un minuto ed ascoltami. È inutile che continui a lamentarti: hai bisogno di aiuto. Fattene una ragione, altrimenti ti dovrò chiudere in una botola nei sotterranei, e tenere chiuso a chiave fino a che non sarai guarito-
-Tu non hai sotterranei- lo accuso' Louis.
-Li faccio costruire- lo minacciò Harry. In realtà, era divertito.
-Ok, scusa. È che odio non essere autonomo- capitolo' Louis, passandosi la mano sul viso.
-Non posso scrivere, dovrò farmi passare gli appunti di tutto, è un disastro- aggiunse. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva affermato, si precipitò a rassicurarlo:
-Comunque non è un problema, in qualche modo farò, non preoccuparti-
Harry scosse la testa:
-Louis, non devi cercare di evitarmi preoccupazioni e problemi. Quello che ti riguarda è importante, e sentire che mi parli dei tuoi problemi mi fa sentire utile, perché posso aiutarti. Lo capisci?-
Louis degluti', incerto. Questo andava contro quello che si era ripromesso dopo la dimissione di Harry; annuì con circospezione, lasciando cadere l'argomento mentre Harry gli posava davanti un bicchiere di spremuta d'arancia e un toast.
-Grazie- fece Louis, addentando la colazione più per dovere che per fame.
Harry si avvicinò con un pennarello nero, e Louis gli porse il gesso. Il pianista si interpose tra lui ed il braccio per poter scrivere nella giusta direzione, impedendogli la visuale con la propria schiena.
-Fatto- disse Harry, girandosi a dargli un bacio in fronte.
-Ti aspetto fuori, vado a parlare con Suzanne ed Alexander- gli disse, congedandosi.
Louis guardò il gesso. Era scritto, semplicemente:

"All the love. H"

Louis scosse la testa, sorpreso. Tutto il discorso della sera prima lo aveva allarmato, ed ora Harry si comportava come se non fosse successo niente. Avrebbero dovuto parlare, ma intanto si carico' lo zaino sulla spalla senza più pensare al fastidio del gesso: gli parve di camminare ad un metro da terra, e gli si stampo' un sorriso in faccia nonostante cercasse di nasconderlo.
Una volta giunti a scuola Harry lo saluto' con un bacio ed una carezza, aumentando la sensazione di irrealtà di Louis, che si incammino' verso l'edificio sentendosi incredibilmente felice e sollevato.

Liam sorprese Harry dicendogli:
-Scendo un secondo a parlare con una persona. Non uscire, torno subito-
Harry annuì, mettendo mano al cellulare. Louis era ormai entrato a scuola, e Liam fece un cenno a Malik, che era seduto sul muretto a finire una sigaretta. Non appena il ragazzo si fu avvicinato al cancello, gli parlò attraverso le sbarre:
-Sei ancora deciso a prendere lezioni di boxe?-
Zayn parve sorpreso:
-Sì, perché? Hai cambiato idea?-
-No, ma potrei, se avessi la certezza che aiuterai Louis. Si è fratturato un polso ed ha il gesso-
-Cosa mi stai chiedendo di fare?- Chiese Zayn, buttando via la sigaretta.
-Aiutalo. Tienigli alla larga i tuoi amici. Semplificagli le cose; in tal caso potrei prendere in considerazione l'idea di occuparmi di te-
Zayn lo guardò brevemente, poi annuì:
-Mi sta bene. Ok-
Liam gli fece un cenno, tornando all'auto.
-Chi era?- Gli chiese Harry, mentre Liam rimetteva in moto.
L'amico gli parlò di Zayn e della palestra; Harry lo ascolto' in silenzio, cosa che Liam aveva sempre apprezzato nell'amico. Arrivarono a Londra puntuali, un'ora dopo.

Louis diede una gomitata all'armadietto, il buonumore già svanito mentre lottava per aprire il lucchetto. Ovviamente con due mani sarebbe stato semplice, pensò ironicamente.
Amelie, arrivata in quel momento, lo raggiunse:
-Louis! Cosa ti è successo?-
-Frattura a legno verde. Già immagino il cazziatone di Nolan- brontolo' lui alzando il gesso ed alludendo al professore di matematica.
-Mio Dio! Ma com'è successo?- Fece lei, aiutandolo ad aprire l' armadietto e riporre le sue cose.
-Storia lunga, lascia stare- rispose Louis, tenendo d'occhio Malik, che era entrato in quel momento.
Con sommo stupore di entrambi, il ragazzo si avvicinò a loro.
-Pare che tu abbia bisogno di un babysitter, Tomlinson- lo apostrofo'.
Louis si inalbero':
-Se sei qui per sfottere, Malik, sappi che...-
-Frena, frena. Ti devo delle scuse. Mi dispiace di aver aiutato a darti il tormento- affermò seriamente il ragazzo. Louis era sconvolto, tanto che fatico' a credergli.
-...Ok- disse esitante, e Zayn si congedo' con un cenno.
-Cos'è appena successo?!- Trasecolo' Amelie, stupita quanto lui: -Malik ti ha appena chiesto scusa?-
-Oggi il mondo gira al contrario- commentò Louis, chiudendo l' armadietto con uno spintone.
-Non l'avrei mai detto. E non mi ha nemmeno presa in giro, né insultata. Wow- aggiunse incredula la ragazza. A Louis scappò un sorrisetto:
-Ti ha ignorata-
-Mi ha ignorata anziché prendermi per il culo! È un miracolo!- Esclamò lei, facendolo ridere di cuore mentre lo prendeva sotto braccio, quello buono, per dirigersi a lezione.

Traduzione titolo: "O troverò una strada, o la farò" (Annibale)

Ad astraWhere stories live. Discover now