14. Dulce bello inexpertis

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Tornato a casa, fu investito da una ondata di amarezza.
Quella casa, anche se da ristrutturare, anche se ormai bisognosa di rinnovamento, era stata la culla della loro famiglia. Le pareti erano state spettatrici di tanta parte della loro vita; in quella casa aveva vissuto sua madre, ed era nato Andy.
Quella casa era stata, negli ultimi anni, l' unico punto fermo della vita di Louis: le scale, che erano state teatro di gare giornaliere a chi arriva prima; la stufa, che riusciva a scaldare tutta la zona giorno; la cucina in legno naturale ed ultima, ma non in ordine di importanza, la sua camera sottotetto, affacciata sul cancello della villa.
La volontà del padre di vendere gli parve un capriccio effimero, anzi un'onta alla memoria di sua madre.
Suo padre era superficiale ed egoista, ecco la realtà.
Ma lui cosa poteva fare? In fin dei conti dipendeva ancora dal padre, e non spettava a a lui decidere come disporre delle loro vite.
Sospirando, andò nella sua camera. La porta della cameretta di Andy era socchiusa, e decise di fingere che semplicemente il fratellino fosse a scuola. Si raggomitolo' sulla sedia della scrivania, avvolto in un maglione, mentre grosse gocciolone di pioggia iniziavano a cadere dal cielo grigio, al di là del vetro.

Il suono del campanello lo fece saltare sulla sedia; stupefatto si diresse al citofono. Di solito non suonava mai nessuno alla loro porta.
-Chi è?-
-Harry. Scendi; vieni con me-
Louis sospirò. Non aveva bisogno di altre complicazioni; desiderava un po' di quiete.
-Harry, sono piuttosto stanco...-
-Ti aspetto in biblioteca. Vieni- replicò il pianista, con una strana inflessione nella voce.
Louis rimase con la cornetta in mano per qualche secondo; poi alzò le spalle e prese la giacca. Tanto, peggio di così non poteva andare.

Nel tragitto si infradicio' la giacca, perché non ricordava dove fosse il suo ombrello e ne aveva trovato soltanto uno minuscolo di Spiderman; trovò la porta aperta, e seguì il suono del piano.
Entrò silenziosamente in biblioteca, anche se le scarpe umide scricchiolarono sul parquet; decise di levarle e lasciarle fuori dalla porta della stanza.
Harry stava suonando un brano intenso, struggente, a tratti rabbioso. Louis ne fu colpito. La sensazione che gli provocava quel pezzo era negativa, di tristezza, di risentimento. Era un brano bellissimo e terribile.
Si accuccio'sul divano tirando a sé le ginocchia, dimentico dei suoi drammi personali, e rimase ad ascoltare. Non poteva vederlo in viso perché gli dava le spalle, ma poteva chiaramente sentire un senso di disperazione e di rabbia attaverso le note.
Tutto ciò lo destabilizzo'; cosa stava succedendo?
Harry si bloccò a metà di una sequenza, e l'improvviso silenzio dopo la cacofonia di note fu enorme.
Louis non ebbe il coraggio di parlare, inquieto.
-Cosa ti ha provocato questo pezzo?- Chiese Harry, dandogli ancora le spalle.
-Cose brutte- rispose di getto Louis, un po' scioccato.
-È un pezzo bellissimo, ma struggente e pieno di rabbia- aggiunse, spiegandosi.
-Ora ascolta questo- replicò il pianista, posando di nuovo le mani sui tasti.
A Louis parve di riconoscere una melodia, suonata da Harry mentre lui era in convalescenza per il raffreddore.
Era tutto un altro tipo di brano: dolce, impetuoso, a tratti lento, pieno di calore. In netto contrasto col primo. Ben presto la melodia si trasformo' in qualcosa di rassicurante, quasi di ninna nanna. Quello era il tipo di brano che Louis avrebbe ascoltato all'infinito. Harry stavolta concluse il pezzo sfumandolo, ed aspetto'.
-Stavolta ho sentito dolcezza, tenerezza...serenità- mormorò Louis.
Harry rimase in silenzio, a lungo.
Louis si chiese cosa significasse tutto ciò, ma prima che potesse chiederlo, Harry affermò:
-Ecco come mi sento-
Louis aggrotto' la fronte:
-Che vuoi dire?-
Finalmente il pianista si voltò a guardarlo, tendendogli la mano:
-Nulla. Vieni-
Louis andò a sedersi accanto a lui, sullo sgabello.
-Io non so suonare- lo avvertì.
-Rimani soltanto qui- rispose Harry, e riprese a far vagare le mani sui tasti, suonando note ora dolci, ora malinconiche, e rimasero così a lungo, ognuno immerso nei propri pensieri.

Rimasero a lungo seduti al pianoforte; Louis era intirizzito, ma se ne rese conto soltanto quando entrò una persona ad interrompere Harry.
Era l'autista. Louis osservò con sgomento quanto fosse alto, bello e sicuro di sé il giovane uomo, che tra l'altro riempiva la giacca di taglio sartoriale con un fisico ben piazzato.
-È ora di andare, Harry- affermò il nuovo arrivato, ignorando Louis.
Harry annuì, stringendo le dita ad artiglio. Senza guardare Louis, gli disse:
-Vai a casa-
Louis si alzò indietreggiando. Il gelo nella voce del pianista, o forse era indifferenza, lo aveva ferito.
Louis uscì affrettando il passo, a testa bassa, afferrando al volo le scarpe. La musica, unita alla partenza del fratello ed alla cotta che provava per Harry, lo avevano gettato in un momento di fragilità emotiva per cui alcune lacrime gli luccicarono negli occhi, cosa che l'autista probabilmente aveva colto mentre gli passava accanto.
Louis si maledisse tra se e se' e decise di non accettare l'offerta dei Moreau: aveva bisogno dei suoi spazi per potersi garantire un minimo di tranquillità, e vivere sotto allo stesso tetto di Harry, per quanto la villa fosse grande, non era una grande idea.

Per la prima volta gli peso' il doversi fermare a lavorare: o per lo meno, odio' dover assistere alla partenza di Harry, accompagnato dall'autista, mentre spazzava il vialetto.
Non sollevò lo sguardo nemmeno quando la Land Rover uscì dalla sua visuale.

Rimase in uno stato di apatia sino all'indomani, a scuola. Era concentrato su sé stesso, a pensare alla mail entusiasta di Andy della sera prima, allo strano comportamento di Harry, e dimentico' così la prima regola dell'autodifesa: mai abbassare la guardia.
Black lo vide da lontano e diede di gomito ai suoi amici. Aveva preso ad odiare Tomlinson perché tutti i suoi guai disciplinari erano insorti dopo che se l'era presa con lui quel giorno; non gli parve vero di incrociarlo così in corridoio, per caso, in un momento di vulnerabilità. Gli unici altri due studenti in corridoio guardagnarono l'uscita velocemente quando si resero conto chi fosse il terzetto che avanzava minaccioso; Louis se li ritrovò davanti nel corridoio deserto.
-Ma buongiorno, Tomlinson-
Louis, colto di sorpresa, ebbe paura.
-Io e te abbiamo una questione in sospeso- continuò Black, prendendolo per la manica e girandolo verso il bagno maschile di fronte.
Louis tentò di scappare, ma erano in tre contro uno, e mentre Black si chiudeva con lui in bagno gli altri due facevano da palo.
Black uscì pochi minuti dopo, soddisfatto, ed ignaro che una videocamera di sorveglianza era stata installata soltanto due giorni prima.
Louis uscì molti minuti dopo che i tre si erano allontanati. Aveva ancora i capelli e la felpa umidi; aveva tentato di asciugarsi con l'asciugamani ad aria calda, ma non era riuscito a rimediare del tutto. La felpa era strappata ed odorava di disinfettante; fortuna voleva che la toilette in cui Black l'aveva costretto ad immergere la testa fosse stata appena pulita, altrimenti avrebbe vomitato anche l'anima.
Non aveva versato una lacrima, indurendo la mascella e lottando con tutte le sue forze, ma la netta superiorità muscolare dell'altro aveva giocato a suo sfavore. Aveva perso una buona ciocca di capelli, infatti il cuoio capelluto gli doleva, e gli sanguinava il labbro.
Black si era limitato; la prossima volta, forse, non sarebbe stato così fortunato, perché il ragazzo lo aveva minacciato di portare a scuola un coltellino.
Rabbrividendo scappò fuori dalla scuola, guardandosi intorno ad ogni passo, e corse il più velocemente possibile a casa sua.

L'autista di Harry, un certo Liam Payne, era in sosta, parcheggiato davanti ad un edificio, che aspettava il suo datore di lavoro. Vide con la coda dell'occhio un ragazzo correre come se fosse inseguito, riconoscendo il vicino di casa che il giorno prima era al pianoforte con Harry.

Traduzione titolo: "La guerra è piacevole per chi non l'ha mai provata" (Erasmo da Rotterdam)

Immaginando già i commenti a questo capitolo😀, ricordo ai miei lettori che le mie storie sono sempre a lieto fine. 😘

Ad astraWhere stories live. Discover now