1- Memento mori

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Il camion della ditta di traslochi entrò in retromarcia nel vialetto, accompagnato dal beep-beep segnaletico in lontananza. Poco dopo il motore si spense, e l'aria tornò silenziosa e tranquilla, come un normale pomeriggio novembrino.
La grande casa in fondo alla strada, sfitta da tempo immemore, era stata nell'ultimo anno e mezzo teatro di una lunga ristrutturazione: il quartiere aveva visto sfilare camion di materiali e aveva assistito ad un intenso turn-over di squadre di operai, che avevano lavorato per rimettere a nuovo l'antica villa, circondata da un parco di alberi secolari.

Louis abitava nell'ultima casa della via, proprio accanto al grande cancello di ferro battuto, in una modesta palazzina di cinque unità in cui il padre, molti anni prima, aveva acquistato l'appartamento dove ora vivevano.
Aveva assistito al via vai dei lavori dalla finestra della sua camera, situata nella mansarda, ma il suo sguardo finiva al cancello soltanto, in quanto l'imponente siepe e le chiome dei faggi occultavano la vista della villa.
Osservò, come sempre, le punte aguzze dell'inferriata richiudersi con un clangore metallico, e tornò al quotidiano che aveva spiegato davanti a sé.
Aveva in mano un evidenziatore giallo e passava con lo sguardo tra le file di annunci, in cerca dell'offerta migliore. Aggrotto' la fronte, deluso come sempre.
Apprendisti tornitori, promoter nei negozi del centro commerciale, oppure apprendisti commessi per la stagione natalizia sempre del suddetto centro. Nulla che avrebbe potuto prendere in considerazione, per cui gettò il giornale nel cestino della carta straccia e si alzò. Era ora di andare a prendere Andy a scuola.
Carico' la stufa di legna, ringraziando il cielo che quella volta sua madre avesse insistito per farla installare, in quanto l'ultimo piano della palazzina,  dove era collocato il loro appartamento, era situato a nord, ed era pieno di spifferi. Si infilò la giacca e si avvolse la sciarpa di lana attorno al collo, scese velocemente le scale ed uscì, rabbrividendo nel gelo sferzante. L'aria era gelida e la nebbiolina pomeridiana non faceva che acuire la sensazione di freddo intenso.
Cammino' velocemente sul marciapiede, passando davanti al cancello della villa, e come sempre gettò uno sguardo alla targa di pietra sopra alla cassetta postale: "Memento mori", che di solito gli faceva dare una toccatina scaramantica, ma stavolta rallento' e si fermò a leggere la targhetta, nuova, sotto al campanello. La scritta diceva semplicemente "H. Styles".

Rimuginando sul nome del nuovo vicino accelerò nuovo il passo, in direzione della scuola di suo fratello. Arrivarci era una scarpinata di quindici minuti, e quando era meno freddo Louis era solito accompagnarlo sulla canna della bicicletta, ma adesso erano obbligati a fare il tragitto a piedi, perché rischiavano di assiderarsi.
Mezz'ora dopo era di ritorno con Andy, che non la smetteva di chiacchierare saltellando. Louis aveva il suo zaino sulle spalle, e lo ascoltava intenerito. Il bambino era sempre felice.
-...Ed allora la signorina Ford ha sgridato Jordan, e lo ha mandato dalla preside- concluse il bambino, che improvvisamente devio' la sua attenzione al cancello della villa:
-Lou, Lou, guarda, abbiamo un nuovo vicino!-
Il bambino si alzò sulla punta dei piedi e lesse il nome scritto nella targhetta.
-Chissà se ci abitano dei bambini! Sarebbe bellissimo, non credi? Venire a giocare in questo parco, d'estate, sarebbe la cosa più bella del mondo!-
-Su, andiamo a casa, che fa freddo- lo sprono' Louis, sentendo una lieve amarezza in fondo al cuore: gente così danarosa di certo non avrebbe voluto avere tra i piedi i comuni mortali. La tristezza svani' nel tempo di fare le scale di corsa, nella solita loro gara perdifiato per arrivare primi. Col fiatone Louis raggiunse un Andy dalle guance arrossate e gli occhioni luccicanti:
-Primo! Sei un lumacone!-
-Ehi, ho il tuo zaino che pesa una tonnellata qui! Non vale!- Protesto' il ragazzo, scarruffandogli i capelli in un gesto tenero mentre apriva la porta dell'appartamento.
Appena dentro, il bambino scalcio' via le scarpe e corse in cucina, mentre Louis lo rimproverava bonariamente dall'ingresso:
-Le scarpe...quando imparerai a metterle a posto?-
-Scusa!- Fece il fratellino, tornando indietro a riporle dell'armadietto.
-Secondo te chi ci vive? Sarà una famiglia? O una coppia di anziani? Magari con tanti nipotini...- continuò il bambino.
-Non lo so, Andy. Lo scopriremo. Intanto lavati le mani, ti preparo il the- fece Louis.
Ormai era già buio pesto; Louis sentì attraverso i doppi vetri il rombo di un motore uscire dal cancello della villa. Una macchina scura, lucidissima, sul cui tettuccio si riflette' il bagliore dei lampioni. Andy si affaccio' a sua volta, esclamando senza esitazione:
-Range Rover Evoque. Che figata!-
-Andy!-
-Scusa. Chissà che versione è-
Louis scosse la testa. Il fratello poteva andare avanti ore a parlare di auto.
-Su, fai merenda, e poi controlliamo i compiti-
-Li ho già fatti al doposcuola, dai Lou!-
-Ho detto che li controlliamo. Se li hai fatti bene ci metteremo poco, ok? Forza-

Ad astraWhere stories live. Discover now