39. Intelligenti pauca

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Harry entrò nello studio di registrazione alle nove, seguito da Liam. Niall era già lì, che li aspettava; si salutarono e il manager chiese notizie di Louis mentre salivano le scale.

Quel luogo era l'antitesi dell'ostentazione: i locali erano vetusti e necessitavano di essere rimodernati, gli infissi avevano conosciuto tempi migliori ed i vetri delle finestre vibravano ad ogni passaggio delle auto, sulla strada sottostante; al contrario, la sala registrazione era una delle più rinomate nell'ambiente della musica, in quanto dotata di un sistema di registrazione all'avanguardia. Prenotare quella sala richiedeva mesi di attesa; per fortuna, Niall aveva giocato d'anticipo e lo aveva fatto per tempo, prima di Natale.
-Speriamo di non perdere altre sessioni- commentò, facendosi sentire soltanto da Liam, mentre Harry andava a salutare i tecnici.
-È stata una emergenza, Niall- replicò l'autista, guardando verso Harry.
Intanto, dentro alla pre-sala, Harry prendeva confidenza con le apparecchiature e scambiava qualche parola coi tecnici.
-Voglio il suono più pulito che si riesca ad avere- si stava raccomandando, mentre entrava anche Niall.
-Ed io vorrei avere materiale da presentare al Concorso Pianistico Internazionale, Harry- si intromise il manager. -Sono due anni che non partecipi; con Speechless hai la vittoria in tasca-
Harry gli sorrise alzando il pollice.
Liam disse:
-Allora io vado? Niall, rimani tu?-
-Sì, per favore. Occupati di Louis; sono più tranquillo così- affermò Harry, dando il cellulare a Niall e raccomandandogli:
-Interrompimi solo per le emergenze e per Louis- e poi entrò nella sala, chiudendosi la porta alle spalle.

L'ambiente ovattato, come sempre, gli fece uno strano effetto. La deprivazione sensoriale acustica era pazzesca: poteva sentire il battito del proprio cuore.
Il pianoforte, uno Steinway verticale, era un oggetto di prestigio. Il marchio era già una garanzia di per sé, ma quel piano in particolare era stato realizzato per Harry, a suo uso esclusivo e personale, conservato nello studio di registrazione appositamente per lui.
Era un oggetto interamente bianco; spiccavano i tasti neri sulla tastiera, leggermente opacizzata dall'usura.
Harry componeva soltanto con il Boesendorfer a coda che aveva a casa, e registrava solo con questo, per abitudine, o forse per scaramanzia.

Si sedette al piano, accarezzando la superficie lucida e sentendo un moto di affetto per lo strumento.
Appoggiò sul leggio gli spartiti, ed iniziò a fare riscaldamento, lasciando che i pensieri vagassero mentre le dita componevano scale su scale, traendo godimento puro nel sentire il suono perfetto che scaturiva dai tasti.
Dopo una decina di minuti, diede un cenno in pre-sala. Il tecnico avviò l'impianto collegato al piano, ed Harry iniziò a suonare.

Intanto, a scuola, Louis si preparava ad affrontare un'ora di matematica. Tra l'altro, senza Amelie; purtroppo la ragazza era in un altra sezione, e non tutte le lezioni erano in comune.
Un po' preoccupato per via del prof ed anche per Zayn, prese posto in anticipo, a lato in terza fila, ed aprì il libro per controllare degli esercizi.
L'aula si riempì velocemente, e come sempre il posto accanto a Louis rimase vuoto.
Non era stato molto bravo a socializzare, in quegli anni; un po' gli dispiaceva. Gli era sempre sembrato di essere invisibile; aveva fatto parlare di sé soltanto ultimamente, per via degli screzi coi tre bulletti della scuola. Uno dei quali prese posto accanto a lui, entrando proprio all'ultimo momento, subito prima che il professor Nolan procedesse con l'appello.
Louis era sorpreso; non si aspettava un cambiamento così radicale in Zayn. Dei tre, gli era sempre sembrato il meno attivo, ma anche il più inquietante;  Black era violento e rissoso ed era relativamente facile prevederlo, Greene pendeva dalle sue labbra, ma Malik... non era mai riuscito a definirlo. Quindi, prese quel cambiamento con grande cautela.
Il professore chiamò alla lavagna una ragazza, iniziando la lezione.
Louis si rammarico' di non poter prendere appunti; si risolse ad ascoltare soltanto, e la cosa fu notata.
-Tomlinson, pensa di sapere già tutto?-
-Mi scusi, professore, ho avuto un incidente e ho il gesso- rispose Louis alzando il braccio destro.
-E come farà a consegnare il progetto di disegno tecnico?-
-Per fortuna lo aveva già fatto; per i prossimi progetti avrò bisogno di poterli fare a computer- ribatte' il ragazzo, prendendosi la soddisfazione di estrarre il lavoro dallo zaino e farlo vedere al suo insegnante.
Nolan lo prese tra le mani e lo osservò per qualche momento, non trovando nulla da eccepire, tanto che annuì e non replicò, tornando a seguire la ragazza alla lavagna.
Louis alzò gli occhi al cielo, sollevato, e colse un sorriso divertito da parte di Zayn.
-Sei un secchione- bisbiglio' il ragazzo, ma Louis non colse cattiveria nel commento.
-Mi piace fare le cose per bene- replico' lui, sentendosi strano. Gli pareva di essere su un altro pianeta: da quando in qua chiacchierava con Malik?!

Le stranezze continuarono in mensa, perché nonostante Zayn fosse seduto al suo solito tavolo, e lui all'altro lato della mensa con Amelie, sentì su di sé gli sguardi dei suoi tre persecutori più di una volta.
-Black ti sta guardando e sta litigando con Malik, e sembra incazzato- lo informò Amelie, che era di fronte a lui ed aveva la visuale sul resto della sala mensa.
-Io sono già stanco adesso di tutti questi rientri pomeridiani in più; non potremmo ripassare per i fatti nostri?- Sbuffo' il ragazzo, cercando di aprire la confezione del pane con una mano sola.
-Povero Louis. Lascia che ti aiuti- fece lei, mentre Louis controllava il cellulare. Inutile, Harry lo aveva avvertito che avrebbe lasciato il telefono a Niall, ma lo stesso gli dispiacque non aver ricevuto nessun messaggio. Per consolarsi, toccò la scritta sul gesso.
-È del tuo ragazzo?- Gli chiese Amelie.
-All'incirca- rispose, e lei gli sorrise:
-Che cosa dolce. Posso firmartelo anch'io?-
-Certo! Mi fa piacere- acconsentì lui.

Alle quattro Liam venne a prenderlo a scuola; era ancora con la ragazza, e Louis gliela presentò.
-Liam, lei è una mia amica, Amelie-
I due si strinsero la mano e Louis vide la ragazza arrossire e zittirsi, imbarazzata.
-Frequentate le stesse lezioni?- Chiese Liam, appoggiandosi alla portiera dell'auto dietro di lui, con le mani in tasca. Era in jeans e felpa, fuori servizio.
-Alcune, non tutte, siamo in due sezioni diverse- spiegò Louis, intimamente divertito di aver lasciato a bocca aperta l'amica.
-Sì, già... ora devo andare. Ciao, Liam. A domani, Louis- si congedo' lei, voltando loro le spalle e avviandosi frettolosamente per la strada.
Louis scosse la testa, incredulo e divertito. Liam non fece commenti, all'apparenza senza neanche essersi reso conto di aver fatto colpo.
-Senti, come è stato Malik oggi?- Gli chiese salendo in auto.
Louis si voltò di scatto a fissarlo:
-Ecco perché si comporta così! Gli hai parlato- realizzò.
Liam si strinse nelle spalle:
-Una cosa così. Allora? È servito?-
-Caspita, se è servito. Ha persino litigato con Black in mensa. Mi rivolge la parola educatamente. È più una metamorfosi completa, che un cambiamento- esclamò Louis, allacciando la cintura di sicurezza.
Liam annuì, lasciando cadere il discorso.

15/02/2017 Il titolo è il corrispondente latino del detto "A buon intenditor, poche parole". È una frase che ripeteva spesso il mio prof di latino alle superiori😊




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