~Capitolo 21~

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Mi limito al silenzio pensando a cosa poter dire o fare per togliermi da questa situazione troppo scomoda, ma al momento non riesco a pensare.
"Magari Connor ti sbagli" interviene Valerié, ma stanca si questa situazione decido, in un modo o nell'altro, di rispondergli: "No, non si sbaglia" la guardo rimanendo seria. Guardo poi questo dottore, Connor, e riprendo a parlare: "la clavicola l'ho lesionata da piccola e lo stesso vale per le altre ferite" non aggiungo altri dettagli, sperando non voglia approfondirne le dinamiche.
"Mmh..." Connor non sembra convinto, "in merito alla clavicola, hai fatto qualche operazione?" mi domanda guardando i fogli della mia cartella. Non appena mi fa la domanda, mi viene un groppo in gola che mi fa deglutire a fatica: "N-no, la frattura non era particolarmente esposta. Mi hanno fatto un bendaggio Desault per qualche settimane se non ricordo male, ma non mi hanno operata" parlo cercando di rimanere comunque seria. Dopo questo spero non mi chieda altro.
"Bendaggio Desault si chiama così? Sei sicura? Ma che roba è?" domanda Luke ridendo.
"Sì, si chiama così. In un adulto con lesioni simili, causate da probabili cadute, solitamente si procederebbe con un classico bendaggio a forma otto; ma nel caso in cui succede ai bambini, si procede con questo tipo di bendaggio, il quale comporta la completa immobilizzazione di spalle, schiena e quindi della zona delle clavicole. Comunque perché non ti hanno operata?" questo Connor insiste, ma non rispondo e comincio ad innervosirmi. 
"Helly dai rispondi" mi dice lo zio sorridendo e posando la mano sul mio ginocchio; ma in tutta risposta scuoto la testa mimando un no.
"Perché no?" mi domanda Brian confuso, ignoro la sua domanda e continuo a strofinarmi le mani nervosa. Non voglio parlarne, perchè insistono tutti?
Fortunatamente, Connor intuisce che c'è qualcosa che non va ed invita tutti, compreso mio zio, ad uscire dalla stanza.
"Ora se vuoi, puoi parlare liberamente" mi dice sedendosi vicino a me. Assume un'aria del tutto diversa da prima, sembra più rassicurante e calmo.
"Non lo dirà agli altri vero?..." gli chiedo guardandolo.
"No, tranquilla" mi sorride.
"V-va bene. Allora, non so come dirlo, perciò lo dico e basta: non mi hanno operata perché mia madre non me lo ha permesso, o meglio, non voleva spendere soldi per un'operazione del genere. Non avevamo alcuna assicurazione, quindi il risultato è stato scegliere la soluzione meno 'onerosa'" dico mimando delle virgolette con le mani. Mi guarda perplesso e mi domanda poco dopo dove sia mia madre. Rifletto un attimo prima di rispondergli, indecisa se confessargli tutto oppure se rimanere sul vago; ma poi mi dico che, essendo un medico, è tenuto a mantenere il segreto e decido quindi di raccontargli tutto. Gli racconto che da quando mi hanno allontanata dalla mia vera madre e dopo che lei se ne andò, mi hanno portata in orfanotrofio dove ho vissuto fino a quando non mi hanno adottata e da lì gli racconto come ho conosciuto John. Connor mi guarda pensieroso e fissa le mie analisi, lo vedo che alza alcuni fogli e da nuovamente un'occhiata alle lastre attaccate ancora ai monitor difronte al mio letto.
"Hellen, devo farti alcune domande piuttosto personali..." mi dice togliendosi gli occhiali. Capendo che forse ha intuito qualcosa, gli rispondo facendo un lieve cenno con la testa e mi appoggio rassegnata allo schienale del letto.
"Hanno mai abusato di te?" il suo tono di voce è basso e delicato, come se in realtà non volesse farmi la domanda. Gli faccio un altro cenno con la testa e abbasso lo sguardo, poi continua: "è stato in orfanotrofio che ti sei fatta le altre lesioni? Se la risposta è sì, devi dirmelo perché dobbiamo procedere a denunciare il posto per inadempienza e..." comincia a parlare usando termini a me poco comprensibili ed in tutta sincerità non seguo tutto il suo discorso ma solo parti di esso. La testa continua a farmi male, non riesco a pensare lucidamente e tutto questo parlare non mi aiuta... "No, Non voglio" lo interrompo bruscamente, "è successo così tanto tempo fa, che non ricordo bene, p-poi io non voglio rivivere quei momenti e quanto successo..."
"Va bene" mi interrompe vedendomi agitata, "purtroppo non posso obbligarti, ma devi dirmi una cosa: hanno abusato di te solo fisicamente o anche sessualmente?..." mi domanda sospirando. Senza nemmeno avere il tempo di rendermene conto, i miei occhi cominciano a riempirsi di lacrime e quei brutti momenti mi scorrono davanti agli occhi così velocemente da non riuscire a fermarli: "Mi hanno picchiata così tante volte..." la mia voce esce in un sussurro, spezzata dal pianto che sto cercando di trattenere invano.
"C'è dell'alto?..." mi domanda cercando di non essere troppo indiscreto. Me ne vergogno così tanto, mi sento così male solo all'idea di poterci pensare, di rivivere quei terribili momenti.
"C-ci hanno provato a fare altro, ma non ci sono mai riusciti..." dico non riuscendo più a trattenere i singhiozzi. Mi porto le mani sul volto come per nascondermi, mentre Connor cerca di confortarmi: "Hellen tranquilla. Vuoi che chiami i tuoi genitori?" mi chiede mettendo la mano sulla mia spalla.
"No la prego!" lo guardo quasi supplicandolo, "loro non lo sanno e non lo devono sapere"
"C'è qualcuno che posso avvisare? O che sa della tua situazione?" mi dice con un tono di voce calmo e rassicurante.
"L'unico a cui ho accennato qualcosa è mio zio, ma sa solo che ho passato un brutto periodo e nient'altro" rifletto ad alta voce. Ora che ci penso ho tenuto dentro questo segreto per tutta la mia vita e nemmeno alle persone a me più vicine ho mai detto nulla; neppure ai miei genitori quando scoprirono alcune cicatrici dietro la schiena.
"Vuoi dirglielo almeno a lui? Potrebbe farti bene sapere che c'è qualcuno con cui puoi parlare, ti può aiutare a toglierti un grosso peso" gli rispondo facendo cenno di no con la testa, "se non te la senti, potrei farlo io al tuo posto. Sappi però, che glielo dirò solo se mi darai il tuo consenso, altrimenti non lo farò". Lo guardo indecisa su cosa rispondergli, ma mentre rifletto penso che di mio zio posso fidarmi e so che non mi giudicherà per aver tenuto il silenzio per tutto questo tempo. "Va bene..." gli rispondo poco, "ma solo a lui. Non voglio che altre persone lo vengano a sapere, compresi i ragazzi" finisco la frase facendogli intendere di dire a mio zio che non dovrà dire nulla; così, senza aggiungere altro, il medico si congeda ed esce.
Mi asciugo le lacrime con dei fazzoletti e cerco di rendermi presentabile. Subito dopo rientrano i ragazzi e lo zio, invece, viene fermato fuori dalla porta, la quale dopo poco viene accostata. 
"Hellen va tutto bene?" mi domanda Travor. Sembra preoccupato, ma non voglio che stia così, perciò gli rispondo di avere solo un gran mal di testa e gli sorrido come mi è possibile, cercando di non dargli modo di preoccuparsi ulteriormente.
Subito dopo il mio sguardo incontra quello di Valerié. Ci guardiamo a lungo e, senza aggiungere altro, si siede alla mia sinistra e mi prende la mano stringendola. Intuisco che con questo suo gesto vuole dimostrarmi di starmi vicino, quindi le sorrido debolmente e le stringo a mia volta la mano. Ad un certo punto però, la porta si apre e compare mio zio in piedi, davanti ai ragazzi,. Ha gli occhi lucidi e sembra stia per piangere.
"John, va tutto bene?" gli domanda Brian.
"Helly..." sussurra a bassa voce, mi viene incontro e mi abbraccia stringendomi a se. Rimango inizialmente spiazzata, ma presa dalla situazione mi lascio andare e mi scoppio a piangere fra le sue braccia. Sento poi la voce di Connor che invita tutti ad uscire.
"Ma cos'hanno? Perché piangono?" domanda Valerié.
"Devono parlare, quindi lasciamoli da soli per un po'" e si chiude la porta.

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