~Capitolo 11~

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"S-si grazie... Bene, ma cos'hai fatto dopo la festa?" gli domando cercando di mantenere la calma.
"IL MIGLIOR SESSO DELLA MIA VITA!" esclama soddisfatto.
"Cosa?!" esclamo urlando, forse più del dovuto.
"Helly, sono al limite della mia pazienza. Scendi e vieni a lavorare!" Brian irrompe nella stanza visibilmente alterato. Ci mancava lui.
"Senti, non mi rompere le pall..." non finisco la frase che ripenso a quel 'Sono al limite'. L'ho già sentito...
"Se dovete litigare, me ne vado" commenta Luke cercando di filarsela, ma prima di andare si rivolge a Brian: "A proposito, grazie per la macchina!" gli lancia poi un mazzo di chiavi.
"Che macchina?" domando confusa. Non sto capendo.
"Quella con cui sono venuto. Helly sei strana oggi... Va beh, io vado a lavorare!" ed esce dalla stanza.
"L-la macchina è tua?!" gli grido in faccia. Ah ah ah no. Non può essere, sicuramente non era lui. No e no. Posso sopportare tutto, ma questo proprio no.
"Si, quindi?" mi domanda con un sorrisino malizioso. N-no. È solo una coincidenza. Lo guardo scioccata, per poi vederlo reagire alzando il sopracciglio sinistro e squadrarmi da capo a piedi.
"No... Ti prego dimmi di no..." lo guardo sgranando gli occhi. Una parte di me spera che cominci a inveirmi contro non capendo di cosa io stia parlando, l'altra parte invece credo si stia già sotterrando. Anziché parlarmi, si avvicina nella mia direzione mentre io indietreggio fino al muro. I suoi occhi sono diventati di un verde scuso ed intenso, ed il suo sguardo è famelico. Mi domando cosa gli prende e perchè fa così; ma prima di potermi scansare per evitarlo, si avvicina al mio viso e mi sussurra: "Spero ti sia piaciuto".
Sento le gambe quasi cedere. "C-cosa?" domando a fil di voce.
"Lo sai. Sto parlando della doccia di sabato sera" mi dice sogghignando. Oh no, mi rifiuto.
"Non so di cosa tu stia parlando" gli dico cercando di andarmene, ma mette le sue mani sul muro vicino al mio viso, bloccandomi quindi tutte le vie di fuga.
"Avanti, non fare finta di niente" mi dice ridendo. 
"Mi dispiace ma non mi ricordo niente" dico cercando di non guardarlo negli occhi. 
"Ah non ti ricordi niente?" mi chiede quasi sorpreso.
"No" rispondo secca. Non aggiunge altro, si allontana da me e lo seguo. Ma, anziché uscire, chiude la porta a chiave, mi ci sbatte contro tenendomi le mani bloccate sopra la mia testa e comincia a baciarmi con molta foga. Infila le mani nei miei pantaloncini per poi farsi strada fra le mie mutandine e comincia a muoversi dentro di me. In poco tempo mi torna alla mente quello che è successo e inizio a ricordare tutto.
"..Brian..." gemo sulle sue labbra lasciandomi trascinare inconsciamente dal piacere.
"Allora ti ricordi?..." Mi sussurra vicino all'orecchio.
"Si..." gemo mentre inarco la schiena. Accenna un sorriso soddisfatto per poi uscire da dentro di me e liberarmi le mani. Mi sposto dalla porta e mi prendo un attimo per riprendere fiato.
"Bene. Ora andiamo a lavorare, ti aspetto giù" ed esce lasciandomi lì.
Rimango in piedi a maledirmi ed a rimuginare per almeno venti minuti. Non riesco a capacitarmi di averlo davvero fatto, non voglio crederci! Scendo in officina e senza fiatare, comincio a lavorare per conto mio.

Dopo aver passato tutto il pomeriggio il più lontano possibile da lui, verso ora di sera, Valeriè e Luke sono andati a prendere qualcosa da mangiare. Io mi sono proposta di andare a preparare il tavolo ed ora sono qui che aspetto gli altri. Dopo poco, mi raggiungono tutti.
"Ragazzi ecco qui le piadine!" esclama Luke seguito da Vale, la quale appoggia sul tavolo la busta delle piadine e ce le distribuisce. Prendo la mia e comincio a mangiare stando in silenzio. Sono ancora soto shock per quello che è successo. Non posso fare a meno di rivedere quello che è successo quella sera, e la cosa ancora più snervante è che il mio corpo tuttora reagisce a quelle immagini. Forse, se fosse stato Luke o chiunque altro, avrei reagito in tutt'altro modo.
"Ragazzi com'è andata la festa?" domanda mio zio mentre addenta la sua piadina. Sento un groppo in gola. Cosa faccio se Brian dovesse dire qualcosa? Non ci avevo pensato.
"Ci siamo divertiti molto" gli risponde Valeriè, poi si gira verso di me e mi domanda "Non è vero Helly?"
Mi va di traverso un boccone e comincio a tossire, mentre Luke mi tira delle pacche sulla schiena. Sento quell'idiota ridere di gusto e lo fulmino con lo sguardo.
"Allora Hellen? Ti sei divertita sabato sera?" mi domanda Brian sorridendomi soddisfatto.
"Si, certo" lo guardo mentre assume un'aria soddisfatta, ma continuo subito dopo "Anche se a dirla tutta è durata molto poco" dico sottolineando il doppio senso. Il suo sguardo cambia completamente e diventa quasi irritato.
"Ah si? Ma se è stata una lunga serata" mi risponde sorridendomi ed addentando la piadina.
"Mah, neanche tanto lunga" dico alzando le spalle. Aggrotta la fronte e mi guarda con aria di sfida. Io trattengo un sorriso nel vederlo così. La prossima volta ci ripensa prima di fare lo stronzo. Per fortuna nessuno, all'infuori di me e lui, capisce i doppi sensi che ci stiamo scambiando in questo momento. Altrimenti sarebbe molto imbarazzante.
"Quando e come sei andata via? Dopo un po' non ti ho più vista" mi domanda Travor. Oh cavolo.
"Diciamo che ho trovato un passaggio" dico cercando di non entrare nei dettagli.
"Ah si, e con chi?" mi domanda Brian facendo finta di niente. Ma a che gioco sta giocando? Vorrei rispondergli a tono, ma mi limito a giustificarmi dicendo: "Una ragazza che ho conosciuto lì. Te invece?" domando sorridendogli. '
"Anch'io sono andato via con una ragazza. Una bella terza abbondante, ma niente di che" dice fingendo di esserne deluso.
"Eh bravo il nostro Brian! E com'è andata?" esclama Luke mentre gli fa segno di battere il cinque.
"Ci abbiamo dato dentro!" gli risponde sorridendo e battendo il cinque a Luke.
"Poverina, chissà che trauma!" dico scoppiando a ridere e dopo poco si aggiungono anche Valeriè, Travor e Tony, i quali senza volere mi assecondano.
"Ma che avete voi due? Siete più strani del solito" commenta Luke confuso.
"Niente. Cominciamo a sparecchiare?" dico cercando di cambiare discorso.
"Tranquilla Helly, tu vai pure è tardi. Finiamo noi qui" mi risponde lo zio, il suo tono è diverso dal solito; ma non faccio domande e mi alzo, "Ok, allora vado. Ciao a tutti, a domani!" ed esco.

Mentre guido, mi accorgo di aver dimenticato il cellulare in officina. Ma dove ho la testa? Per la fretta di andarmene l'ho lasciato sul tavolo. Ora devo tornare a prenderlo, uffa.
Rimetto quindi piede in officina e vi non trovo nessuno, ma la luce sopra la vedo ancora accesa. Staranno ancora pulendo, già che ci sono darò loro una mano.
Sento delle voci dalla sala riunione, mi avvicino per aprire, ma prima di farlo sento una voce parlare: "Ragazzi parliamoci chiaro, non voglio altre stronzate come l'ultima volta, niente risse, niente scenate. Sono stato chiaro?!" riconosco la voce di mio zio. Ma di cosa sta parlando? Risse? Scenate?
"John non è colpa nostra! Miguel ora si è fissato con Hellen, non potevamo stare fermi" sembra la voce di Travor. Miguel? Ma di cosa stanno parlando? E cosa centro io?
"Lo so... Solo adesso mi sto rendendo conto che sta diventando un vero problema. Non sono nemmeno sicuro che ci abbia detto tutta la verità su come lo ha conosciuto e sulla natura della loro relazione" commenta mio zio.  Ma sta dubitando di me?
"John la verità è che dovresti costringerla a parlare e capire come stanno davvero le cose. Qui ci siamo di mezzo tutti ed ora che lui sa di quella ragazzina, dobbiamo anche preoccuparci di lei. Io tutto questo non lo sopporto, è un peso per me!" gli risponde Brian. 
"John.. Diciamoci la verità, Brian non ha tutti i torti. Ci stiamo occupando di troppe cose e così rischiamo di farci ammazzare" commenta Travor.
Mi porto le mani alla bocca scioccata ed indietreggio andando a sbattere contro uno dei mobili nel corridoio. Cerco di uscire di corsa, ma inciampo e cado a terra. Sento subito la porta che si apre e, non appena mi giro verso di essa, non  vedo nient'altro se non due pistole puntate contro di me. Rimango paralizzata sul pavimento.
"H-helly, tesoro cosa ci fai qui?!" esclama mio zio scioccato, mentre nasconde la pistola.
"I-io h-ho dimenticato i-il cellulare..." distolgo lo sguardo da lui e lo punto al braccio dietro la schiena.
"Ti aiuto aspetta" mi dice Brian avvicinandosi.
"No, mi alzo da sola" mi tiro su ed entro nella stanza. Tutti mi stanno guardando, ma distolgo lo sguardo da loro e mi muovo fra una sedia ed un'altra per prendere il telefono. Noto diverse carte sparse sul tavolo, ma non vi do neanche tanto retta e mi dirigo verso l'uscita.
Non saluto nessuno di loro e me ne vado in silenzio. Scendo le scale di corsa e mi sento chiamare, ma proseguo senza fermarmi ed esco. Non appena raggiungo la macchina, mi sento afferrare per il braccio.
"Potresti anche fermarti, no?" mi dice Brian con il suo solito tono presuntuoso.
"Lasciami!" dico scostando il mio braccio dal suo.
"Cos'hai sentito della discussione di prima?"
"Niente." gli rispondo secca.
"Dimmi la verità..." mi dice prendendomi il viso fra le sue mani. Fino a due secondi fa ero un peso, ora fa cosi. Oltre ad essere stronzo è anche bipolare.
"Te l'ho detto e ora lasciami!" gli dico togliendo le sue mani su di me.
"Ma che ti prende?!" mi grida come se niente fosse.
"Cosa mi prende?!" domando incredula per ciò che mi ha chiesto, "Allora, da dove cominciare? Mi escludete da tutto, mi reputate un peso per non so che cosa, mio zio a quanto pare non mi crede, o quanto meno dubita della mia parola e poi che altro? Ah aspetta, quasi dimenticavo, mi avete puntato addosso una pistola!" gli sbotto contro.
Rimane in silenzio a fissarmi. Approfitto del fatto che non dice nulla per entrare in macchina e mettere in moto. Tra un pensiero e l'altro, arrivo a casa. Mi preparo per andare a dormire, ma la mia mente continua a ripensare a quel che si sono detti e continuo a girarmi nel letto per il nervoso.

Pensavo di aver trovato dei veri amici, invece mi sbagliavo. Non solo mi tengono nascoste le cose e mi escludono, ma addirittura sembra che già solo la mia presenza sia un problema. Credevo davvero di essere parte del team, ma a quanto pare mi sbagliavo. Dovevo forse già capirlo dal modo in cui mi hanno messa da parte. Non bastava sentirmi isolata, ora mi ritrovo ad essere un problema, senza nemmeno sapere il perchè. Non ho mai chiesto loro nulla di più se non di rendermi partecipe, ma forse ho preteso troppo. 
Come sempre le cose vanno a finire così. Alla fine, l'unica persona su cui posso davvero contare sono solo e soltanto io. 
Credo che non ci sia altra soluzione se non parlare con mio zio e mettere le cose in chiaro.

SPAZIO AUTRICE:

Cosa sta per succedere?...
Spero vi abbiano divertito le battutine fra Bryan ed Hellen 😂😂
Se vi è piaciuto il capitolo, come sempre, vi invito a scrivermelo nei commenti o a votare 💖💖

Un saluto a tutti e grazie a chi segue le mie storie 😘💖💖

Shut up and drive #Concorsiamo2k17Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora