~Capitolo 12~

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Ho dormito poco, ma dopo una notte fatta di lunghe e profonde riflessioni, ho preso una decisione: parlerò con mio zio e lo costringerò a dirmi la verità. In un modo o nell'altro. Cercherò di essere chiara e concisa, nessun rimpore o preoccupazione. Devo essere sicura di me e senza peli sulla lingua. Ce la posso fare!

Esco di casa con le migliori intenzioni e con una sicurezza mai avuta prima. Arrivo davanti all'officina ed entro. Sento gli sguardi degli altri addosso, ma li ignoro e vado al piano di sopra.
"Zio devo parlarti!" dico aprendo di colpo la porta del suo ufficio. Rimango delusa e stupita nel rendermi conto che lui non c'è.
"Se cerchi John, non c'è" mi dice Bryan mentre si pulisce le mani.
"Grazie, questo lo vedo da me. Dov'è?" domando fredda e distaccata.
"È fuori, dovrebbe arrivare a momenti"
"Grazie." scendo velocemente le scale, fino ad arrivare davanti alla bacheca. Devo trovare qualcosa da fare nell'attesa. Prendo quindi alcuni fogli con una lista, ma vedo che ad ogni auto è già assegnato uno dei nomi dei ragazzi.
"Non ci sono altre auto oggi" mi dice con la sua voce fastidiosa.
"Grazie capitan ovvio! Non me ne ero proprio accorta" sputo acida mostrandogli i fogli che ho in mano. Nel frattempo i ragazzi fermano il loro lavoro e si avvicinano.
"Senti ragazzina abbassa i toni, non sono mica tuo fratello che puoi parlarmi così" risponde a tono avvicinandosi a me. Anziché indietreggiare o allontanarmi come solitamente avrei fatto, mi avvicino a lui con passo sicuro e gli rispondo a tono: "No, non lo sei affatto. Un vero fratello non avrebbe segreti e non direbbe mai certe cose."
"Invece Miguel lo è, vero? Scommetto che ti manca" mi dice con un tono di sfida. Non rispondo di me e gli tiro uno schiaffo con tutte le mie forze, rimanendo fermo senza dire niente.
"Non ti permettere mai più!" gli grido in faccia.
"Ragazzi smettetela di litigare. Siamo un team e dobbiamo rimanere uniti!" si intromette Travor.
"Davvero, lo siamo? A me non sembra" dico facendo una risata ironica. Metto a posto i fogli e casualmente ne trovo uno con scritto 'Cambio Gomme e Controlli'.  lo prendo e senza aggiungere altro, torno nell'ufficio dello zio. Come si è permesso di dire certe cose? Questo conferma sempre di più quello che penso su di lui e di tutta questa storia.
Per ingannare il tempo leggo il foglio e vedo con piacere che è un lavoro che posso fare benissimo da sola. Non ho di certo bisogno di loro.
Dopo pochissimo sento aprire la porta e vedo che è mio zio. Finalmente!
"Zio devo parlarti, è importante." dico ferma e decisa.
"Adesso no, scusami un attimo" prende il telefono e chiama qualcuno. È molto arrabbiato e la telefonata non fa altro che confermare ciò che penso; usa parole molto dure ed un tono molto adirato. Dopo che ha finito la chiamata, mi fa segno di parlare ed io faccio un respiro profondo e comincio il mio discorso: "Ieri ho sentito cosa vi siete detti." parto sicura e relativamente calma.
"Hellen per favore. Se devi parlare di quella storia, evita." è infastidito e nervoso, ma non mi importa.
"No! Ieri sera ho sentito uscire dalle vostre bocche cose che mi hanno sconvolta e scioccata, soprattutto perché non ne capisco il motivo. Ed è proprio questo il punto, se mi parlassi e mi dicessi la verità, io potrei capire i vostri dubbi e chiarirli; insomma, non fate che dire che faccio parte della squadra, che sono una risorsa preziosa ecc.. Eppure, sono più i momenti in cui mi escludete che quelli in cui..." Non finisco il discorso che lo zio mi interrompe: "Hellen, te l'ho già detto. la risposta è no! Non voglio più ritornare su questo argomento, sono stato chiaro?!" mi urla contro ed esce dall'ufficio andando al piano di sotto.
"Come sarebbe a dire?" domando urlando e correndogli dietro, "quindi le cose stanno così? Bene. Allora smetterò di lavorare per te! Mi sono stufata di tutta questa situazione." dico senza pensarci. Spero che ora si decida a parlare.
"Non puoi permettertelo e lo sai bene. Se non lavori, dovrai tornartene a casa" mi risponde serio.
"Mi stai ricattando?" Domando scioccata ed incredula.
"No, ti sto esponendo i fatti così come sono"
"Possibile che nessuno può dirmi niente?!" domando guardando i ragazzi che nel frattempo si sono avvicinati ad assistere alla scenata. Cerco in loro uno sguardo, un gesto o anche una piccola conferma, ma niente. Mi sento come se mi avessero pugnalata alle spalle. Cosa dovrei fare adesso? Non voglio tornare a casa e non voglio rinunciare al mio sogno.
Non trovando altre soluzioni, mi rivolgo a mio zio: "Va bene. Allora, da ora in poi cambierò anch'io". Stringo il foglio fra le mie mani stropicciandolo ed esco in cortile spingendo Brian e Luke che mi intralciano il cammino. Guardo le macchine parcheggiate e comincio a lavorare in completo silenzio. Vogliono escludermi? Va bene ma a questo punto, li escluderò anch'io.

Sto lavorando da più di tre ore sotto il sole cocente. Sono così arrabbiata che nemmeno me ne ero resa conto. È ora di pranzo e, mentre esco dalla porta principale, mi sento chiamare.
"Helly dove vai?" mi domanda Valeriè mentre scende dalle scale.
"Vado a mangiare, a dopo" la liquido ed esco senza aggiungere altro. Vado in un ristorante poco lontano dall'officina ed ordino un panino con delle patatine fritte di contorno. Sono stanca, sudata, arrabbiata e frustrata. Avevo bisogno di carboidrati.

dopo un'ora, circa, torno in officina e mi rimetto a lavoro. Appena rientro vedo i ragazzi che, ridendo e scherzando, scendono le scale. Non so se fa più male il fatto che mi hanno voltato le spalle, oppure il fatto che forse stanno ridendo di me.
"Ciao Helly!" esclama Luke appena mi vede. Gli faccio un cenno con la testa e ritorno in cortile a lavorare. Riprendo la lista e verifico le cose che ho fatto. Allora ho cambiato le gomme ad alcune auto, mi mancano le cinque auto che sono dentro e poi le altre che arriveranno domani. Certo che oggi la giornata non finisce più... Solitamente ci sarebbe Luke a fare qualche battuta stupida e Brian che mi prenderebbe in giro. Do una leggera scossa alla testa per rimuovere questa immagine dalla mia testa. No, non devo pensare a loro.

Sono davvero molto stanca e questo caldo mi sta facendo impazzire. Sono così sudata che sento la maglietta completamente bagnata ed attillata al mio corpo. Credo che prima di andarmene, mi sciacquerò e poi mi cambio. Solitamente mi doccio e cambio direttamente a casa, ma dato il caldo tremendo, metterò la maglietta di ricambio che ho nell'armadietto.

"Fa veramente caldo oggi, vero?" mi domanda Brian dal nulla mettendosi vicino a me. E lui da dove spunta fuori? Mi ha spaventata, ma mi trattengo dal sobbalzare e mi limito a rispondergli un freddo: "Già".
"Sembri stanca, perché non ti prendi una pausa?" mi dice con un'aria quasi preoccupata. Ma è serio? Prima dice certe cose e poi viene a fare la mamma premurosa. Della serie: bipolarismo portami via.
"No, ma grazie per il consiglio" dico mentre inizio ad avvitare un bullone.
"Quando la smetterai di fare la bambina?" mi dice alzando gli occhi al cielo e mettendosi vicino a me.
"Quando la smetterete di escludermi?" gli chiedo a mia volta continuando a lavorare.
"Hellen smettila di pensarla così, noi lo facciamo per te!" mi risponde mentre cerca con insistenza un contatto con i miei occhi, lo evito con molta bravura tanto da farlo sorridere.
"Va bene, pensala come vuoi. Appena finisci questa, passa a prendere l'auto alla mia postazione" e se ne va.

Appena finisco ritorno dentro ed un piacevole freschino mi avvolge. Mi avvicino alla postazione di Brian, il quale non c'è, forse è in sala relax. Controllo che tutte le modifiche siano state fatte, prendo il carrello sotto auto e vado per controllare. Inizio a controllare e vedo che è tutto a posto. Come sempre Brian non si smentisce mai, ha fatto un buon lavoro. 
Certo che qui dentro si sta bene, niente caldo, niente sole e niente afa. Mi sa che adesso inizierò a lavorare dentro, il sole è troppo forte ed ho già un mal di testa terribile.
Esco da sotto l'auto e, appena mi alzo, vi viene un capogiro che mi fa quasi cadere, se non fosse che le braccia di Brian riescono a prendermi giusto in tempo.
"Va tutto bene?" Mi domanda mentre mi aiuta a rimanere in piedi. Alzo lo sguardo e vedo i suoi occhi verdi puntati sui miei che mi fissano con preoccupazione.
"Si, grazie" dico portandomi la mano sulla testa. Forse è il caso di idratarmi un po'.
"Vedi a fare la testa dura?" commenta con un tono leggermente critico. Sto per rispondergli che se faccio così è solo a causa loro, ma qualcosa mi blocca dal farlo e mi limito a fare un sorriso di circostanza, bere un sorso d'acqua e riprendo il mio lavoro.
Non so perché ma ogni volta che fa o dice qualcosa, il mio corpo non può fare a meno di reagire. Tutto da quando mi ha fatto ricordare, a modo suo, che quel maledetto sabato sera era con lui che ho fatto sesso. C'è da ammettere che non è stato per niente comparabile con quello fatto con Austin, non c'è stato alcun coinvolgimento emotivo o sentimento, al contrario è stato puro e semplice sesso. Eppure, non so perché, ma sembra aver lasciato il segno. Ogni volta che lo vedo non posso fare a meno di pensare a quel momento e a ciò che abbiamo fatto.
Mi ritornano alla mente frammenti di quella notta ed improvvisamente torno alla realtà. Forse è il caso che faccia altro e mi distragga, non è sano per la mia testa fare certi pensieri. Ora ho un solo obbiettivo: lavorare ed ignorare tutti. So che sarà difficile, ma non ho altra scelta.

SPAZIO AUTRICE:

Hellen è decisamente scoppiata, ma non ha ottenuto la reazione che si aspettava; anzi, tutto il contrario!
Si risolverà questa situazione?... E in che modo?...

Spero vi sia piaciuto questo capitolo 😅

Un bacio a tutti 😘❤️❤️

Shut up and drive #Concorsiamo2k17Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora