Capitolo 16

79 4 3
                                    

"Papinooo..." esclamò la piccola Chiara tendendo le manine a Stefano mentre richiudeva dietro di se la porta di casa.
"Amore mio, vieni qui" le disse prendendola in braccio e facendola roteare. "Come sta Oriana? Non è che l'avete fatta arrabbiare?".
Dalla porta della cameretta, nel frattempo, fece capolino Beatrice, l'espressione un po' imbronciata.
"No papà, siamo state blave blave" rispose la piccola divertita per la piroetta che adorava.
"La mia piccolina parla come i cinesi?" commentò ridendo Stefano. Poi, rivolto alla Bea disse: "Tesoro, cos'è quel broncio? Mamma e papà sono qui... è tutto a posto".
"No papà, Oriana dice che la zia sta molto male e la nonna piangeva... non è tutto a posto".

Con la complicità di Claudia spiegò alla bambine, e soprattutto alla primogenita, che la zia Federica si era sentita male ed era stata ricoverata in ospedale. I medici la stavano curando e con un po' di pazienza la zia sarebbe guarita.
Cenarono, anche se in realtà a mangiare furono solo le bambine, poi controllarono i compiti e i diari, aiutarono Beatrice e Chiara a fare la cartella per il giorno dopo e le misero a nanna.

"Stefano, ora mi racconti per filo e per segno quello che ti ha detto mia sorella ieri, cosa gli hai detto tu e come vi siete lasciati" disse con fermezza Claudia quando furono nella loro camera.
"Amore, te l'ho detto, Fede voleva sfogarsi... mi ha raccontato una serie di cose che non sapevo su lei e su Marco, sul loro rapporto..." rispose ostentando una serenità che non aveva.
"Tua sorella sa già... sa che Marco si concede delle divagazioni e lo fa perché lei non lo asseconda più come in passato".

Stefano raccontò così la sua versione a Claudia, riferendole per lo più quanto la cognata gli aveva detto giorni prima. Ovviamente tenne per se quel che era accaduto nella doccia e si limitò a dire di aver salutato Federica che aveva gli occhi gonfi di lacrime e nessuna speranza di far cambiare Marco, di riportarlo a se.
Claudia ascoltava in silenzio il marito, poi disse: "E tu non le hai detto dei messaggi che ricevo da Marco?".
"No tesoro, ho solo lasciato intendere che l'infedeltà di Marco non mi stupiva troppo ma non le ho detto nulla di quei messaggi" mentì.
"Almeno quello... non mi fa piacere sapere che mia sorella si confida con te più che con me Stefano".
"Sei gelosa di Federica? Dai, non essere ridicola..." rispose Stefano in tono ironico.
"Forse sono anche un po' gelosa, ma non è questo il punto... è che ho la sensazione di essere giudicata non all'altezza da mia sorella, non all'altezza di sapere intendo, e tutto con mio marito complice".
"Claudia, ho fatto male a non dirtelo subito ma lei mi ha pregato di tenere la cosa segreta... te l'avrei detto probabilmente oggi se gli eventi non fossero precipitati. Il problema è che Marco ha una dipendenza dal sesso quasi patologica e tua sorella è stanca di assecondarne capricci e desideri morbosi. Probabilmente è convinta che tu, nella tua rigidità, non saresti capace di starla a sentire senza disapprovarla... la conosci, ha sempre fatto le sue scelte di testa propria e non ama sentirsele rimproverare".
Ne parlarono per un'ora ancora fino a quando Stefano non guardò l'orologio e le fece notare che sarebbe dovuto andare in ospedale a dare il cambio ai genitori di lei.

Mentre era diretto verso il Policlinico rifletteva su un sacco di cose. Il comportamento strano di Federica, i particolari appresi sulle perversioni di Marco, la sua reazione incontrollata e il sesso con lei nella doccia, come lei aveva confessato di desiderarlo da tempo, l'aggressione e le condizioni gravi in cui Federica versava, l'investimento cui era scampato per miracolo e le parole di Alfredo, l'incontro inatteso e il bacio con Alessia. Sembrava che all'improvviso tutta la monotonia che caratterizzava la sua routine quotidiana si fosse dissolta per un assurdo accavallarsi di eventi inattesi. E lui, dopotutto, aveva dimostrato a se stesso di essere del tutto incapace di sostenere il peso, di controllare i suoi gesti.
Non era da lui lasciarsi andare come aveva fatto a casa di Federica, benché fosse stato più che provocato. Né era da lui baciare una collega, per quanto affascinante come Alessia, un minuto dopo aver lasciato Claudia e prima di raggiungerla a casa.
Rifletté anche sul sogno di qualche notte prima, quello strano frutto della sua mente dove lui e Claudia finivano la serata in un club a luci rosse.
Che lo stress da lavoro degli ultimi tempi avesse un ruolo gli sembrava evidente ma il suo senso di autocritica lo inchiodava e non gli permetteva di trovare una giustificazione.

E poi le domande che tornavano e alle quali non sapeva dare risposta. Chi aveva aggredito Federica e perché? Chi era alla guida del SUV che aveva tentato di investirlo? E perché mai l'avrebbe fatto?

I carabinieri gli avevano riferito che nell'appartamento non mancava nulla di valore e che tutto ciò che la polizia aveva trovato sulla scena del crimine sembrava essere un misero tentativo di simulare una rapina. Per questo le indagini si stavano inizialmente orientando verso un movente passionale o una vendetta. Aveva sospettato di Marco ma ad essere sincero fino in fondo con se stesso non credeva che sarebbe stato capace di tanto. Marco era un ragazzo con molte ombre oscure ma proprio non lo vedeva come assassino né capace di un delirio in un momento di collera.
Certo, se Federica ce l'avesse fatta - ed era intimamente certo che ce l'avrebbe fatta - sarebbe stata lei stessa a fare chiarezza e a inchiodare il colpevole dell'aggressione. E se quanto gli era capitato davanti all'ufficio aveva un collegamento con l'aggressione a Federica, era probabile che avrebbe avuto risposte anche su quello.

Parcheggiò l'auto e si diresse verso il padiglione dell'ospedale dove era ricoverata la cognata. Avrebbe avuto ancora lunghe ore davanti per riflettere, dopo aver rimandato a casa Viviana e il povero Aldo, così addolorati, in ansia per le sorti della figlia e sicuramente stremati.
Dinanzi all'atrio dell'edificio notò alcuni poliziotti e un movimento non consueto per l'orario. Probabilmente, si disse, era stato appena ricoverato qualche personaggio autorevole oppure qualche malvivente.
Giunto al quinto piano le porte dell'ascensore si schiusero e si sorprese del numero di persone presenti nel corridoio e nella sala d'attesa.
Vide Aldo in piedi che parlava con un poliziotto e Viviana, più in fondo, seduta su una sedia accanto a una giovane donna che sembrava confortarla.
Il suocero lo guardò e sembrò sul punto di piangere, prima di distogliere lo sguardo.
"Che diavolo sta succedendo qui?" mormorò rivolto più a se stesso che ad altri.

La risposta giunse da un agente che gli si parò di fronte prima che potesse raggiungere Aldo.
"Signor Molinari, lei è in stato di fermo, ci segua".
"Ma cosa dice agente? Sono uscito da poche ore da un interrogatorio dei carabinieri!".
"Lo sappiamo bene. L'attendono altre domande e stavolta le consiglio di non mentire".
Le manette scattarono ai suoi polsi e Stefano iniziò a sudare freddo. Questa volta non fu solo obbligato cortesemente a seguire gli agenti, era stato arrestato e ammanettato.
"Questo è un incubo... non scherziamo, perché mi arrestate? Io non ho fatto nulla!" urlò mentre in tre lo conducevano di nuovo verso l'ascensore con le porte aperte.
"Sul telefono della signora Cherubini è stato trovato un certo video girato ieri, prima dell'aggressione... la smetta di fingere signor Molinari".

Federica (#Wattys2017)Where stories live. Discover now