Capitolo 15

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La mercedes divorava l'asfalto mentre l'oscurità, lenta ma inesorabile, si impadroniva della città. All'orizzonte, tra i palazzi, il cielo assumeva colori che andavano dal viola intenso al rosso con le nubi che disegnavano forme stupende.
Stefano guidava in silenzio cercando di fare ordine tra i mille pensieri che gli si aggrovigliavano in testa come tanti rampicanti che si contendono un altro centimetro di parete. Claudia, al suo fianco, era anche lei assorta. Aveva chiesto a Stefano di raccontargli per filo e per segno le ore passate con i carabinieri, le loro domande e le sue risposte. Quando Stefano le aveva riferito del suo disagio e della sensazione di essere sospettato dell'aggressione a Federica, lei aveva imprecato: "Che cavolo c'entri? Tu sei stato in ufficio fino a tardi e poi sei venuto a casa!".

Ma Stefano si era ammutolito e allora lei aveva ripreso: "O c'è qualcosa che non so e che dovrei sapere?".

Ancora dieci secondi di silenzio, il tempo di tirare un profondo sospiro e di misurare le parole prima di pronunciarle, poi lui aveva risposto: "Amore, ieri sera sono passato da Federica... mi aveva chiesto di non dirti nulla perché non voleva che ti preoccupassi, ma aveva bisogno di sfogarsi per via della situazione con Marco."
"E si è sfogata? Che vi siete detti?"
"Si, ha pianto e ho cercato di consolarla... non le ho detto nulla dei messaggi che Marco ti manda... era molto giù e pensa che non ci sia nessuna prospettiva per loro di tornare insieme come un tempo".

Stefano non aveva molta voglia di scendere in ulteriori particolari. D'altronde non aveva nessuna intenzione di confessare quanto era accaduto e l'idea di inventare una versione di comodo non gli piaceva affatto. Così scelse di fermarsi lì.
Ma a Claudia non bastava. Soprattutto non le piaceva per niente il fatto che lui le avesse tenuto nascosto qualcosa. Le aveva detto che si era dovuto trattenere in ufficio per una riunione ed era una bugia. Per quanto ne sapeva poteva essere ovunque e con chiunque e chissà quante altre volte le aveva mentito.
Per lei la menzogna era il peccato originale che risvegliava paure e brutti ricordi. Poi, nello specifico, perché mai Stefano non le aveva detto la verità? Avrebbe potuto raccomandarle di non riferire a Federica che sapeva... lei avrebbe tenuto il segreto... invece così si sentiva la parte debole, esclusa, e se non fosse accaduto quel che era accaduto è probabile sarebbe rimasta all'oscuro.
D'altro canto tra lui e la sorella, lo sapeva bene, c'era un'intesa di cui intuiva la profondità senza però riuscire a misurarla e questo a tratti le suscitava sentimenti di gelosia. Così, un po' offesa e un po' risentita, anche Claudia come Stefano si era fatta silenziosa, un po' imbronciata e offesa.

Prima che tra loro scendesse il gelo avevano parlato anche di Marco. Stefano aveva chiesto alla moglie se si fosse fatto vivo e lei gli aveva raccontato di come l'aveva visto arrivare in ospedale con il fratello Sergio, gli occhi gonfi di lacrime e la preoccupazione disegnata sul volto. Sembrava totalmente fuori di sé e aveva insistito per parlare con il primario del reparto. Si era trattenuto per circa due ore tra un pianto, una telefonata e tanti messaggi, senza trovare pace.
Alla fine lei lo aveva convinto ad andare a casa a riposare. Anche Sergio l'aveva aiutata a farlo ragionare. Controvoglia Marco era andato via e più tardi la moglie di Sergio l'aveva informata che era passato da loro a prendere le bambine. Claudia gli aveva raccomandato di lasciare le bambine dov'erano. Aveva certamente bisogno di ritrovare un po' di autocontrollo e certo non sarebbe stato tranquillizzante per le figlie. 

Una volta a casa Stefano lasciò Claudia, ancora scura in volto, davanti al portone dei suoceri e andò a mettere la macchina nel box. Arrivato al cancello, dopo aver premuto il pulsante del telecomando, scorse Alessia. La ragazza, stretta nel suo cappottino bianco, lo aspettava al lato del cancello.
Stefano fu molto sorpreso di trovarla lì, anche perché non abitava in quella zona della città né, per quanto ne sapesse, aveva occasioni per frequentarla. Si ricordò del messaggio letto appena fuori dalla caserma dei carabinieri e si rimproverò per non averle neanche risposto. Sbloccò la chiusura centralizzata e le fece cenno di salire.
Alessia esitò, non voleva essere invadente ma aveva bisogno di vederlo e di sapere come stava.

"Sali, ti prego" insistette lui. Lei aprì lo sportello lato passeggero, salì a bordo e mentre lui percorse la rampa infilandosi nel box, gli disse: "Ho saputo dell'incidente davanti all'ufficio e, anche se mi hanno detto di averti visto andare via sulle tue gambe, ero molto in ansia... niente di rotto vero?".

Alessia era una ragazza davvero splendida ma quello che aveva disorientato Stefano erano i suoi occhi grandi e teneri, l'espressione così candida e ingenuamente irresistibile che aveva quando manifestava ogni emozione, dal riso divertito all'angoscia, dalle gioia al dolore. Lui l'aveva respinta e aveva fatto di tutto per mettere distanze tra loro dal punto di vista lavorativo, ma lei non gli aveva mai nascosto l'attrazione e l'affetto che provava.

E ora lei lo fissava con i suoi grandi occhi appena sottolineati da un filo di rimmel, attendendo una risposta.

"E' tutto a posto Alessia" la rassicurò offrendole un abbraccio che l'altra non rifiutò.
"Mio Dio Stefano, potevi morire... è terribile" mormorò singhiozzando e stringendolo.
Lui la scostò un poco e le sollevò il mento invitandola a guardarlo negli occhi.
"Potevo, ma sono vivo e vegeto" le disse con il sorriso più rassicurante che conosceva.
"Oh Stefano..." mormorò la collega.
Stefano avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza, le sfiorò inclinando leggermente il capo mentre teneva il suo volto tra le mani. Alessia non si sottrasse e le bocche dei due si unirono in un bacio che da casto si fece rapidamente ardito. La lingua di lui cercò quella della ragazza e lei fece altrettanto lasciandoci sfuggire un gemito.
Travolti dalla passione Stefano e Alessia sembravano assetati l'uno dell'altra, liberi finalmente di dare sfogo a sentimenti repressi e ora quanto mai straripanti, complici gli ultimi eventi.

Anche le mani di Stefano, lasciato il volto, si fecero strada sotto il cappotto della ragazza che le accolse con un fremito. Percorsero i fianchi e cercarono i seni, li trovarono sotto alla morbida lana del maglione che indossava e li strinsero dolcemente.
D'un tratto Stefano, come ridestatosi improvvisamente da uno stato di trance, ritrasse le mani e si staccò da lei e dal suo bacio voluttuoso e umido.
"Cosa stiamo facendo Alessia?"
Nessuna risposta, solo gli occhi lucidi di lei nei suoi, quasi imploranti.
"Non stiamo facendo la cosa giusta... perdonami, non posso..."
"Ti amo Ste... non te lo avevo mai detto ma tu lo sai da tempo, da quando hai fatto in modo fossi assegnata a un altro team..." gli sussurrò lei, le lacrime agli occhi. "Scusami, non dovevo approfittare di questo frangente, perdonami".

Aprì lo sportello e sgattaiolò via lasciandolo solo nel box illuminato dai fari ancora accesi.

Federica (#Wattys2017)Where stories live. Discover now