Capitolo 11

109 4 3
                                    

"Ciao tesoro... stanco?" l'accolse Claudia sulla porta.

"Si, stanchissimo... vado a farmi una doccia" si limitò a rispondere Stefano varcando l'uscio e dirigendosi frettolosamente verso la loro camera da letto.

Posò la sua valigia nel guardaroba, gettò la giacca sul letto e si tolse la cravatta sbottonando il collo della camicia.

Claudia era sulla soglia e lo osservava con un'espressione imbronciata.

"Amore, non mi hai dato neanche un bacio... cosa è successo?"

"Niente di che, le solite beghe in ufficio" disse evasivamente.

"Sicuro? Mi sembri strano..."

"Cla, porca troia, oggi ho litigato furiosamente con un paio di colleghi e uno dei clienti più importanti ci ha dato il benservito. Ti basta?!" replicò in modo aggressivo.
Insolitamente aggressivo.

"Oh oh calmino, scusami... mi pareva infatti... fatti la doccia e distenditi, io vado di là".

Aveva funzionato, anche se non l'aveva fatto in maniera studiata. Però la tensione e la prima scusa di circostanza inventata su due piedi avevano funzionato.

Ringraziò il cielo che a quell'ora le bambine fossero già a letto perché sentiva che non sarebbe stato capace di sostenere i loro occhioni, i loro slanci affettuosi, la loro consueta voglia di giocare col papà appena rincasava.

Si sentiva in trappola ed era una gran brutta sensazione.

Ripercorreva ancora gli eventi di quella serata e avrebbe voluto riavvolgere il nastro, tornare all'ora in cui aveva concepito quell'idea malsana di raccontare una bugia a Claudia per liberarsi e passare da Federica.

Avrebbe volentieri rimesso in moto la sua Mercedes e sarebbe corso a casa per dire alla moglie che la cena di lavoro era stata annullata e che si era liberato prima del solito. Forse le avrebbe proposto di vestire le bambine e di andare a mangiare una pizza fuori e magari avrebbero fatto l'amore quella sera. Magari...

Ma il tempo era trascorso inesorabile come un'alta marea portando con sé tutte le sciocchezze e le disavventure che in fondo si era andato a cercare.

E nulla di quanto era accaduto, purtroppo, poteva essere cancellato.

Aveva replicato a Federica in modo veemente, le aveva urlato che era folle e che lui non si sarebbe mai prestato a quel gioco assurdo. Per un istante si era anche visto colpirla con un ceffone ma aveva resistito a quell'impulso.

Federica era rimasta impassibile e questo lo aveva irritato maggiormente.

Come poteva? Come poteva, quella donna, concepire un'idea tanto assurda e pericolosa?!

Eppure si rendeva conto che in quel vicolo cieco ci si era ficcato con le sue stesse mani.

Quasi che leggesse i suoi pensieri la cognata si era limitata a dire "Stefano, non sono io che ti ho aggredito... dov'è l'uomo che poco fa mi ha confessato di desiderarmi da sempre mentre quasi mi violentava?".

Recuperando quel briciolo di lucidità che gli restava le aveva risposto che quanto era accaduto non l'autorizzava ad usarlo come un oggetto per la sua assurda vendetta nei confronti di Marco, che non avrebbe funzionato ma per contro avrebbe prodotto l'unico effetto di distruggere la sua famiglia, sua sorella, la loro stessa relazione se mai di relazione si poteva parlare.
Anzi, con una meschinità che non si riconosceva, aveva perfino utilizzato la prospettiva di una loro relazione per indurla a desistere e a ragionare.

Se l'avesse voluto, se l'avesse davvero desiderato, lui avrebbe potuto esserci per lei, ancora.

Ma se lei avesse insistito lui sarebbe stato costretto a difendersi, a raccontare un'altra verità a Claudia e a mettere definitivamente la parola fine a ciò che quel tardo pomeriggio aveva appena visto la luce. Si era illuso quando Federica gli aveva risposto "Forse non hai tutti i torti, ma ci devo riflettere".

Avrebbe voluto abbracciarla e baciarla in un misto di gratitudine per aver usato la testa proprio come qualche istante prima l'avrebbe schiaffeggiata. Ma, esattamente come prima, non fece nulla di tutto ciò e lasciò che a prevalere fosse il risentimento per come era riuscita a trasformarlo da aggressore in vittima.

Se ne era andato così, mentre la donna, abbracciandosi in quel candido accappatoio, gli diceva "Pensaci anche tu però, mi raccomando".

Era volato giù per le scale, quasi fuggisse dai sensi di colpa che lo inseguivano inesorabili come fameliche belve pronte a divorarne le carni.

Aveva attraversato distrattamente la strada e per poco non era finito sotto un furgone. Infine si era rifugiato nella sua auto come in un ambiente rassicurante e familiare.

Era rimasto così, guardandosi attorno per un po'. Dal cruscotto, proprio accanto al display del navigatore, lo osservava beffardo un piccolo smile di pezza con calamita che Chiara gli aveva regalato pochi giorni prima.

Lo staccò dal cruscotto e se lo girò tra le mani, sorridendo al ricordo del frangente in cui glie lo aveva donato facendosi promettere che lo avrebbe sistemato in macchina.

Prima di avviare il motore aveva chiamato Claudia per dirle che stava tornando e che era stanco morto. Appena giunto a destinazione e inserito l'indicatore di direzione per segnalare che si accingeva a svoltare per entrare in garage, un beep richiamò la sua attenzione. Era il suo telefono e, memore delle recenti provocazioni di Federica, ebbe istintivamente un sussulto.

Era proprio lei in effetti, gli aveva inviato un file multimediale su whatsapp.

Lo aprì chiedendosi cos'altro doveva attendersi da quella giornata e da quella diabolica donna.

Era un video e il frame iniziale non era molto incoraggiante. Era una donna sotto la doccia e non ebbe alcun dubbio che fosse la cognata, così come il suo cervello non esitò ad elaborare in anticipo cosa i suoi occhi avrebbero visto di lì a poco.

Quella troia di Federica aveva filmato tutto, cazzo! Guardò subito il contatore, lesse 12'55'' e non ebbe dubbi, c'era in quel filmato tutto ciò che era accaduto sotto la doccia ed era nei guai seri!

Interruppe il filmato e compose un messaggio: "Cosa hai fatto, dove vuoi arrivare?"

La risposta giunse istantanea e poteva anche non essere la risposta alla sua domanda ma solo la didascalia al filmato: "Volevo aiutarti a riflettere nel caso stessi meditando di fottermi".

Federica (#Wattys2017)Where stories live. Discover now