Capitolo 14

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"Si sta riprendendo..."

Da un altro luogo e da un altro tempo sembrava giungergli nitidamente questa frase. Poi aprì lentamente gli occhi mentre avvertiva un fischio nelle orecchie, come quando ci si allontana da un'enorme cassa acustica dopo un concerto rock.
All'inizio non riuscì a comprendere dov'era né cos'era successo ma capì di essere circondato da una mezza dozzina di persone, tra cui riconobbe il volto di un collega. Accanto a lui scorse un ragazzo e poco più dietro il gestore della tavola calda dove lui e i colleghi usavano trascorrere le pause pranzo. Si chiamava Alfredo, un personaggio simpatico con due grandi baffoni bianchi, di origini toscane, con cui negli anni aveva stabilito un rapporto di amicizia tra discorsi più o meno impegnati e gli sfottò sui risultati delle rispettive squadre di calcio.

Era disteso sull'asfalto, giusto sul ciglio della carreggiata e il dolore che gli proveniva dalla spalla sinistra e dalla gamba destra gli ricordarono quanto era accaduto: il grosso SUV bianco a meno di due metri sul punto di investirlo, il suo balzo istintivo, l'impatto violento, il buio.
Tese la mano al collega che gli intimò di restare disteso e di attendere l'arrivo dell'ambulanza.
Ma Stefano non aveva alcuna intenzione di finire in un pronto soccorso e si rialzò da solo. Il dolore ora appariva meno intenso e più sordo.

"Cavolo signore, è stato bravissimo... la macchina l'ha colpita solo sulla coscia mentre lei era in volo che sembrava Spiderman! E' caduto male su una spalla ma non credo si sia fatto nulla..." disse il ragazzo con occhi vivaci e traboccanti sincera ammirazione.

"Secondo me dovresti farti visitare" aggiunse il collega.

"No Sergio, ha ragione il ragazzo... mi è andata di lusso e forse sono svenuto più per lo shock che per l'urto... devo essere cascato sulla spalla rotolando e mi fa un po' male, ma riesco a muovere tutto e non ho niente di rotto" disse ostentando una sicurezza un po' eccessiva. Voleva correre in ospedale da sua moglie e da Federica e non aveva voglia di altri imprevisti. Semmai, al bisogno, si sarebbe recato più tardi a farsi visitare al pronto soccorso del Policlinico dove era diretto. "Grazie a tutti, è tutto a posto" disse guardando le persone che gli si erano avvicinate.
Poi aggiunse "Qualcuno piuttosto è riuscito a prendere la targa di quel bastardo?".
Tutti scrollarono la testa e una signora di mezza età disse "No, è filato via come un lampo e nessuno è riuscito a vedere la targa... sarà stato uno dei tanti delinquenti appena patentati che credono di essere su una pista di formula uno!".

Si scrollò di dosso un po' di polvere e sassolini, ringraziò ancora tutti e pregò il collega di attendere l'ambulanza o di chiamare per riferire che era tutto ok e che il loro intervento non era più necessario. Salutò Alfredo che lo guardava serioso e preoccupato. Si avviò verso la sua auto nel parcheggio ormai a pochi metri.

Quando uscì dal cancello superando la sbarra gli si accostò Alfredo, da solo, ancora con quella sua espressione corrucciata. Stefano si fermò e abbassò il finestrino. "Ci vediamo domani Alfredo, è tutto a posto".
"No Stefano, tutto a posto una sega! Quello lì non solo non ha fatto niente per evitarti ma ha cercato addirittura di prenderti!".
"Dai, ma che dici..."
"L'ho visto con i miei occhi... un bischero se non t'ha visto fila dritto e se ti vede sterza... lui ha sterzato si, ma dalla tua parte e Dio solo sa che miracolo... se non ci fosse stato il marciapiedi... t'avrebbe ammazzato!"
"Sei sicuro di quello che dici Alfredo?"
"Maremma se sono sicuro! Se ti serve un testimone conta su di me..."
"Grazie, ti faccio sapere... grazie".

Lungo il tragitto in auto rifletteva sulle parole di Alfredo. Prima la notizia dell'aggressione a Federica, poi le ore in caserma a rispondere alle domande dei militari come un indiziato e infine l'investimento. O il tentativo di omicidio. Era davvero troppo in poche ore...
Chi aveva quasi ucciso la povera Federica e perché lo aveva fatto? E se Alfredo non aveva preso lucciole per lanterne, chi aveva tentato di farlo fuori? E c'era un legame tra i due eventi?

In ospedale riabbracciò Claudia che gli corse incontro tra le lacrime. "Finalmente amore! Non vedevo l'ora fossi qui".
Dietro di lei scorse i suoceri. Aldo abbracciava Viviana, entrambi con gli occhi lucidi e gonfi per le tante lacrime già versate. Viviana sembrava disorientata, spaurita, raggomitolata nel suo dolore.

"Come sta Fede?" chiese, anche lui travolto da un frangente di commozione, i nervi tesi allo spasmo dopo quanto era capitato.
"Non va bene... il medico di guardia dice che non è sicuro possa farcela... sono preoccupati soprattutto per l'ematoma alla testa, se non si riassorbisse in fretta sarebbe necessario intervenire e se peggiorasse sarebbe la fine... è in coma farmacologico e devono passare almeno quarantotto ore prima di poter azzardare previsioni. In ogni caso hanno detto che non sono in grado ora di valutare l'entità del danno cerebrale. Potrebbe riprendersi ma restare paralizzata... ti rendi conto!?"
Si, si rendeva perfettamente conto e la prospettiva era drammaticamente inaccettabile.
"E loro?"
"Ehh... come vuoi che stiano... mamma è qui da quasi sei ore e non c'è modo di convincerla, non dico di tornare a casa, ma neanche di scendere al bar a prendere qualcosa di caldo".

Li raggiunse e li abbracciò entrambi. Viviana proruppe di nuovo in un pianto sommesso e a Stefano si strinse il cuore. Non poteva certo fare nulla per risolvere la situazione e nella sua coscienza si faceva strada un senso di colpa. Loro erano lì perché Federica era stata aggredita in casa ed era in fin di vita, e in questo certo lui non aveva alcuna responsabilità. Ma solo lui sapeva cosa era accaduto tra loro, giusto poco prima che qualcuno tentasse di uccidere la ragazza, e non si sentiva a proprio agio con se stesso.

Dopo aver parlato anche lui con i medici, che confermarono tutto nei dettagli e senza che fossero in grado di aggiungere altro, si rassegnò a seguire i consigli e a tornare a casa con la moglie. Viviana non volle darsi per intesa e così le strappò la promessa che un paio d'ore più tardi, quando Stefano sarebbe tornato in ospedale, avrebbe dato loro il cambio.

"Andiamo tesoro, Federica è assistita e sotto costante monitoraggio... torniamo dalle piccole". 

Federica (#Wattys2017)Место, где живут истории. Откройте их для себя