Capitolo 1

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Era una mattina come tante per Federica, la colazione da preparare, i letti da rassettare in fretta, le bambine da vestire, pettinare e accompagnare a scuola, la corsa al box per prendere lo scooter e recarsi in ufficio.

Difficile anche trovare il tempo per dedicarsi un minimo a sé stessa.

Scarpe da ginnastica, jeans e maglietta, i capelli spesso raccolti in una coda che si rivelava pratica nell'indossare il casco e un trucco rapido ed essenziale, eventualmente da completare una volta a destinazione, erano la consuetudine.

Era così tutte le mattine e tutto si era fatto più pesante da quando Marco aveva trovato un nuovo impiego che lo liberava nei week end ma che lo costringeva, dal lunedì al venerdì, ad uscire di casa molto presto. A Federica toccava la parte più faticosa ed era tutto sulle sue spalle.

Ogni tanto capitava una variante al programma e quando questo accadeva le cose si complicavano ulteriormente: se Giulia, la primogenita, o Flaminia, la piccola di casa, non stavano bene, lei doveva allungare il percorso per lasciarle ai nonni, se c'era un appuntamento dal pediatra si aggiungeva una tappa e per evitare di consumare troppe ore di permesso Federica era costretta a prendere qualche rischio in più con lo scooter nel traffico caotico della metropoli.

Ma tutto sommato si era abituata a quei ritmi e solo di tanto in tanto ne avvertiva il peso su di sé, sul fisico, che ogni tanto le lanciava messaggi, ma soprattutto sulla psiche.

E le capitava talvolta di piangere all'improvviso, senza un apparente ragione, quando si ritrovava sola con sé stessa.

Si sentiva stanca e svuotata e gli occhi le si riempivano di lacrime che sgorgavano inarrestabili. Durava pochi minuti in genere, poi sopraggiungeva il pensiero dell'ennesimo impegno o il trillo del telefono a riportarla alla realtà fatta di continue corse ad inseguire il tempo.

Già, il tempo.

Era la cosa che più la rattristava nei momenti di crisi. La netta sensazione di inseguire il nulla, mentre il tempo la sopravanzava inesorabilmente e sistematicamente, correndo come una lepre dinanzi al purosangue, senza mai farsi raggiungere ma lasciando i segni del suo scorrere nelle cose che cambiano attorno, nelle bambine che crescevano o sul viso che chiedeva un tocco di make up in più.

Lei e Marco erano una coppia abbastanza affiatata anche se non mancavano alcuni momenti di tensione. Lui aveva una personalità molto forte che quasi sempre la sovrastava. Lei si lasciava condurre docilmente, tutto sommato rinfrancata per il fatto di non doversi caricare anche del peso delle decisioni, che spesso era lieta di lasciar prendere al marito, senza chiedersi se era sempre ciò che anche lei desiderava.

Ogni tanto anche questa piccola frustrazione era all'origine dei suoi momenti di sfogo ma, dopo, si sentiva molto meglio e pronta a proseguire con rinnovata forza e convinzione.

D'altro canto non aveva scelta e la vita non le concedeva il lusso di fermarsi a rimuginare sulle cose. C'era sempre qualcosa da fare e lei era una ragazza tenace quanto basta per ripartire senza indugi.

Quando scese di casa con la bambine e con i due zaini sulla spalla neanche si accorse della Mercedes parcheggiata davanti al portone e di Stefano, il marito di sua sorella, che la guardava aspettando di incrociare il suo sguardo.

Si accingeva ad attraversare la strada ben attenta a tenere per la mano Giulia e Flaminia quando si sentì chiamare.

"Ehi Fede, ma neanche mi hai visto?!"

Rise e rispose: "Ma non lo vedi come sto' combinata? Non mi sarei accorta neanche di Dio in persona!".

"Dai, ti accompagno scema. Dammi gli zaini." le disse comprensivo.

"Alleluja! Che culo oggi... tieni... grazie."

Gli mollò gli zaini in un solo gesto, riprese per mano le bambine e iniziò ad attraversare, senza neanche guardare se Stefano la seguiva.

Lui allungò il passo per raggiungerla mentre Giulia e Flaminia lo salutavano divertite nel vedere lo zio alle prese con le loro cartelle straripanti di libri e quaderni.

"Come mai 'sta sorpresa Ste?" disse lei appena le fu accanto.

"Ho dato il solito strappo a Claudia e tra un'ora ho un appuntamento di lavoro in centro. Siccome ho un po' di tempo mi chiedevo se ti andava di fare colazione insieme."

"Scherzi? Lo sai che vado a mille la mattina. Cosa c'è sotto?"

"Uffa Fede... va bene, avevo bisogno di parlarti di una cosa", replicò lui con aria delusa, "una cosa importante e riservata".

"Cavolo Ste, io chiamo e avviso che tardo un po' ma se poi non è una cosa seria giuro che ti uccido" disse mentre erano già in prossimità del cancello della scuola dove Giulia frequentava la seconda elementare e Flaminia il primo anno della materna.

"Ma che ci mettono dentro gli zaini al giorno d'oggi, mattoni?" mormorò Stefano mentre aiutava Federica a sistemare le cartelle sulle spalle delle nipotine.

"Aspettami qui, ci metto due minuti." gli disse la cognata mentre varcava il portone dell'istituto.
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"Allora? Andiamo al bar o a casa?" chiese Federica.

"Come vuoi tu" rispose Stefano.

"Va beh, visto che mi hai detto che è una cosa riservata andiamo su così stiamo più tranquilli e io approfitto per prendere una cosa che ho dimenticato" si risolse lei, sempre di corsa.

Federica (#Wattys2017)Where stories live. Discover now