Capitolo 10

125 4 2
                                    

Mentre tornava a casa Stefano rifletteva su quanto era accaduto quel pomeriggio a casa della cognata e sulla conversazione con che era seguita.

Si domandava se e in che modo condividere con Claudia le intenzioni di Federica.

Certo non poteva dirle che le aveva spiattellato tutto sui messaggi di Marco. Avrebbe reagito malissimo visto che si era fatta giurare dal marito che fino a decisione contraria non avrebbe fatto trapelare nulla con la sorella.

Tuttavia - pensava - il fatto che Federica non avesse alcuna intenzione di provare a ricostruire il rapporto con Marco vanificava il presupposto alla base della determinazione di Claudia di tenere per sé i messaggi e tutto ciò che ne emergeva. Claudia voleva preservare intatte le possibilità di ricostruire il rapporto ormai deteriorato tra Federica e Marco. Le confessioni di Marco sulla sua relazione extraconiugale testimoniavano questo deterioramento ma Claudia non conosceva, o mostrava di non conoscere, i molti particolari che Federica aveva rivelato a Stefano e soprattutto che Federica era determinata a mettere una pietra tombale sul loro matrimonio.

Quanto era idealista la donna che aveva sposato!

Stefano era intimamente convinto che Marco aveva imboccato una strada senza ritorno e dopo aver parlato con la cognata la convinzione si era trasformata in certezza.

Se c'era qualcosa da fare, qualcosa per cui spendere energie, non era certo coprire le stronzate di Marco e cercare di farlo rinsavire.

Al contrario era Federica che andava protetta. Protetta da Marco ma soprattutto da sé stessa, per evitare che la sua tendenza ad autopunirsi la spingesse verso qualcosa che le avrebbe fatto ancora più male dei tradimenti subiti.

"Sarò una troia, glie lo dimostrerò! Ma non la troia che si aspetta..."

Federica aveva pronunciato queste parole come in trance, emergendo da un lungo silenzio fatto di ricordi dolorosi, lacrime e un pizzico di autocommiserazione sfociata in rabbiosa determinazione.

"Che vuoi dire Fede?" le aveva chiesto preoccupato.

Con lo sguardo basso, gli occhi gonfi rivolti verso il pavimento, le aveva risposto con una voce ferma che raramente le aveva sentito.

"Asseconderò Marco come ho già fatto, giocherò il suo gioco ma sarò io a condurlo".

"Spiegati meglio, detta così non mi piace neanche un po'..." aveva ribattuto inquieto.

"Cosa sai dei locali per scambisti?" le aveva risposto a sua volta con una domanda.

Stefano aveva scrollato il capo. Non ne sapeva granché se non per sentito dire e non ne aveva mai frequentato uno. Ma il suo gesto era soprattutto di disapprovazione perché intuiva che la cognata stava prendendo una direzione pericolosa.

"Già, tu hai sposato Claudia..." aveva commentato con sarcasmo lei.

Poi aveva ripreso con il tono paziente del docente che si appresta, suo malgrado, a spiegare il teorema di Pitagora allo studente un po' svogliato e un po' impreparato di prima media.

"Stefano, le coppie che frequentano quei locali cercano occasioni per vivere emozioni particolari e non sempre sono attrezzate per superarle indenni. Di solito c'è sempre uno dei due che traina e l'altro che si lascia condurre".

Stefano, mentre ascoltava, rifletteva su quelle parole sottolineando tra sé l'assonanza con la sua visione del rapporto di coppia e degli equilibri tra i partner.

"Di solito chi si lascia condurre lo fa dopo aver condiviso con l'altro desideri che in molte coppie cosiddette 'normali' restano inespressi. Questo rende già di per se la coppia più forte ma non è ancora abbastanza perché l'esperienza non si riveli distruttiva. E' necessario che quei desideri siano in fondo percepiti come tali da entrambi, seppure con delle differenze, ed è necessario che tutto sia vissuto come un gioco che regali piacere alla coppia. E' un gioco delicato e pericoloso, è come un filo sottile che viene teso. Quando qualcuno ci arriva per assecondare le voglie del partner ma senza realmente condividerne il desiderio, il filo rischia di spezzarsi."

Federica (#Wattys2017)Where stories live. Discover now