«Devo essere sincera?» rispose Nadia, con la voce quasi tremante.

«No.»

«Prontissima

Diego sorrise di sbieco e fece cenno di entrare alla ragazza, che superò la soglia della porta quasi con timore.

La casa era avvolta in un silenzio tranquillizzante e dall'ingresso saettavano dei raggi di luce calda. Tutto - ogni singolo oggetto e mobile - era stato scelto con criterio e gusto, e arredava le stanze in stile moderno. I colori che avevano la meglio erano il nero e il bianco laccato che rendevano l'ambiente più elegante e spazioso. Nadia pensò di essere approdata in paradiso, per quanto tutto intorno a lei fosse chiaro.

«Potresti non sbavare per terra? Eloise ci fa passare la cera», la prese in giro Diego, dandole una gomitata scherzosa sul fianco. «Vieni, dai. Ti faccio vedere la casa.»

Nadia rinsavì e scosse la testa per tornare con la mente sintonizzata sul pianeta Terra.

«Qui c'è la cucina. Di solito sono le domestiche a preparare i pasti, ma Eloise ama cucinare. O meglio, ama credere di saperlo fare», brontolò lui, presentando alla ragazza un ambiente che avrebbe fatto invidia ai migliori ristoranti. «Ah, a proposito. Non assaggiare mai i suoi muffin... A meno che tu non stia cercando di suicidarti.»

«Recepito. Lidia ha dei gusti particolari?»

«Lidia è tutta particolare. Fa merenda alle cinque, ma è a discrezione della tata prepararle da mangiare. I cibi che ama di più sono nascosti negli scaffali alti della dispensa. Sono gli unici dove non riesce a metterci le mani da sola.»

«È una bambina pestifera?»

«Diciamo che è molto attiva. E golosa. Mi raccomando, non farti ingannare dal musetto dolce. Con un sorriso sarebbe in grado di farsi sganciare quindici orsetti gommosi persino dalla persona più severa.»

Nadia sorrise, poi Diego la condusse rapidamente nelle altre stanze, soffermandosi in particolar modo nella sala ricreativa.

«Questo è il regno di Lidia, più della sua stessa cameretta. Qui ci gioca, ci colora, e ci guarda i cartoni animati in tv. Dovresti sentire che chiasso c'è, quando invita le amichette. Gesù, farebbe uscire di testa anche un sordo.»

Nadia osservò la collezione di bambole di pezza impilate in ordine sulle mensole, i libri e gli album per il disegno aperti e abbandonati sul pavimento, i cimiteri di pastelli e matite seminati ovunque, e ogni altro ben di Dio che una bambina di cinque anni desidererebbe. Anche una televisione a schermo piatto.

«Le piace leggere?» chiese, fissando una serie di libri ordinati su una libreria in legno.

«Le piace ascoltare, più che altro. Adora che le si leggano le fiabe, ma devo dire che è un'ottima ascoltatrice. A volte, mi sembra di parlare con una persona molto più matura della sua età.»

«Be', le bambine sono sempre più sveglie di quanto danno a vedere.»

«Spero solo che non cresca troppo velocemente», borbottò tra sé e sé Diego. «Andiamo al piano di sopra, adesso. Lì ci sono solo le camere da letto. E Lidia, ovviamente.»

«Sta in casa da sola?» domandò lei, strabuzzando gli occhi.

«No, il maggiordomo la va a prendere dopo pranzo a scuola e la porta a casa. In questo momento ci sono le domestiche a farle compagnia, ma tra poco arriva anche Eloise. Mio padre è l'ultimo a tornare.»

«Questa casa è un porto di mare», scherzò Nadia.

«È per questo che servi tu.» Diego le fece l'occhiolino e la invitò a seguirlo fino al piano superiore. «La camera al centro del corridoio è quella di Lidia, in fondo a sinistra c'è la mia, mentre l'ala a destra è quella riservata ai nostri genitori e alle stanze per gli ospiti. Ci sono anche due bagni.»

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