7. I tesori della capanna

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Gli spostamenti della tribù di scimmie portavano spesso Harry nelle vicinanze della
capanna, chiusa e silenziosa, presso la piccola baia delimitata dalle due lingue di terra.

Infatti, la piccola costruzione era per lui una sorgente di divertimento e di curiosità.

Egli cercava di penetrarvi con lo sguardo attraverso la finestra, difesa dalle cortine,
oppure saliva sul tetto a scrutare invano le nere profondità del camino, tentando di
immaginare le meraviglie racchiuse fra quelle mura.

Rimaneva per ore ed ore sul tetto o attaccato alle grate della finestra, cercando il modo di penetrare nell'interno, ma la sua attenzione non si volgeva mai alla porta perché questa gli appariva come un tutto unico con il resto della casa.

Un giorno, però, mentre era solo, come avveniva spesso in queste sue visite alla capanna, osservò in modo diverso la porta.

Quel giorno, dunque, egli si avvicinò e dopo vari tentativi riuscì ad aprirla.

Per qualche minuto non osò avanzare, ma poi, quando gli occhi si furono abituati alla penombra che regnava là dentro, si decise ad entrare.

Sul pavimento, in mezzo alla stanzetta, giaceva uno scheletro e nella culla uno più piccolo.

Harry diede soltanto un'occhiata fugace a  quei resti, dato che la vita selvaggia lo aveva abituato allo spettacolo della morte e dei cadaveri.

Invece tutta la sua attenzione fu attratta dai mobili e dagli altri oggetti che erano nella stanza.

Osservò molte cose minuziosamente, armi ed attrezzi strani, carte, abiti, tutto ciò che aveva resistito ai danni del tempo nell'umida atmosfera della giungla, in riva al mare.

Dentro uno scaffale trovò parecchi libri, che sfogliò, sia pure con difficoltà, fra i quali uno pieno di disegni a colori: un alfabeto illustrato.

Vide il leone, la scimmia, il serpente e prima provò a staccarli dalla pagina, con le unghie, ma ben presto si accorse che non erano veri, sebbene non riuscisse a capire che cosa fossero e non sapesse con quali parole descriverli.

Questa fu la prima conoscenza che Harry, all'età di dieci anni, fece delle lettere dell'alfabeto.

Nei suoi dieci anni di vita non aveva mai trovato una cosa tanto divertente e vi si immerse talmente, che non si accorse che era divenuto buio, se non quando le figure cominciarono a confondersi davanti ai suoi occhi.

Allora rimise a posto il libro e richiuse lo scaffale, perché non voleva che qualcuno
trovasse quel tesoro e magari lo distruggesse.

Quindi uscì dalla capanna, chiudendo la porta col saliscendi che aveva ormai imparato a maneggiare.

Negli anni successivi, si recò spesso nella capanna e, giorno dopo giorno, a causa della sua intelligenza e della sua natura umana, cominciò a capire le lettere dei libri presenti nella capanna e, grazie, molto probabilmente, al ricordo sepolto nella memoria, delle parole che suo padre gli aveva sussurrato nei suoi primi mesi di vita, riuscì anche a pronunciare alcuni suoni.

Si rese conto, quindi, di non essere un gorilla, ma un UOMO, la parola che aveva imparato a riconoscere sotto uno di quei disegni che apparivano sui libri e, con questa nuova consapevolezza, affrontò la sua vita nella giungla.

Harry nella giungla ( Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora