5. Kala

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Desmond si rese conto della gravità della situazione in cui si trovava qualche giorno dopo la morte di Anne.

Era solo e con un bambino piccolo da crescere e da proteggere dalle bestie feroci.

Per adesso aveva ancora munizioni per le sue armi, ma si rendeva conto che non sarebbero durate in eterno.

Scrisse tutte le sue paure nel diario che, da quando era partito dall'Inghilterra, aveva sempre compilato, ed esso divenne il suo unico confidente.

Poco più lontano, nel folto della foresta, il vecchio Kerciak, il capo dei gorilla, era arrabbiato e se la stava prendendo con tutti i suoi simili.

Le scimmie più giovani e più leggere cercavano scampo sugli alberi, arrampicandosi più in alto che potevano e rischiavano la vita, affidandosi a rami che a stento potevano reggerle, piuttosto che affrontare il furore del vecchio scimmione.

I maschi più grossi, invece, si dispersero correndo da tutte le parti, ma Kerciak ne afferrò uno e gli ruppe la colonna vertebrale.

Si accorse allora di Kala, una giovane femmina, la quale non sapeva nulla dello stato in cui si trovava il vecchio maschio e stava tornando col suo piccolo dal folto della foresta, dove era stata a cercar da mangiare.

Avvertita dallo strepito fatto dagli altri, Kala si diede alla fuga.

Kerciak la inseguì da vicino e per poco non riuscì ad afferrarla per una delle caviglie, ma essa si lanciò verso il ramo di un albero e gli sfuggì.

Il salto le riuscì, ma, mentre essa si appese con forza al ramo, la scossa
improvvisa fece aprire le braccia al piccolo che stava attaccato disperatamente al
suo collo e lo fece precipitare a terra.

Con un lungo grido disperato la madre gli si precipitò accanto, ormai incurante
del grave pericolo che correva, ma il misero corpicino sfracellato non dava più segno
di vita.

Essa rimase lì, a stringerselo al seno con lunghi gemiti.

Kerciak non la toccò: la morte del piccolo aveva calmato improvvisamente il suo accesso di furore.

Colpito anch'esso da quanto accaduto se ne andò in completo silenzio.

La tribù di gorilla, sulla quale Kerciak regnava, contava sei o sette famiglie, composte ciascuna da un maschio adulto con le mogli e i piccoli...in tutto erano sessanta o settanta scimmie.

Kala era la più giovane fra le mogli di Tublat e il piccolo, che era morto, era il suo primogenito, dato che essa non aveva più di dieci anni.

Quando gli scimmioni compresero che il furore di Kerciak era ormai svanito,
cominciarono a scendere senza fretta dai loro rifugi sugli alberi, per riprendere le
occupazioni interrotte.

Era passata circa un'ora, quando Kerciak li chiamò tutti intorno a sé, ordinò loro
di seguirlo e si mise in cammino verso il mare.

Giunsero all'altura che dominava la spiaggia, nel luogo in cui sorgeva la piccola capanna meta del vecchio gorilla.

Questi aveva visto molti della sua specie morire davanti al tuono che usciva
dal piccolo bastone nero impugnato dallo strano essere bianco, che viveva in
quel covo meraviglioso e voleva vendicarsi.

Quel giorno, l'uomo non era fuori della capanna e, dal punto dov'erano gli
scimmioni, si vedeva che la porta era aperta.

Cominciarono perciò a strisciare nella giungla, lenti, silenziosi e cauti, verso la piccola abitazione.

Kala li seguiva, col piccolo morto in braccio.

Nell'interno del covo scorsero l'uomo, con la testa abbandonata sulle braccia appoggiate sopra la tavola, mentre, da una piccola culla rozzamente costruita, veniva il
lamento sommesso di un bimbo.

Kerciak entrò senza rumore e, proprio in quell'istante, Desmond Styles alzò la testa e guardò con sorpresa.

Ciò che videro i suoi occhi lo riempì d'orrore: nella capanna erano entrati tre
scimmioni e dietro di loro se ne affollavano altri.

Quanti fossero non lo seppe mai, perché non poté fare uso delle armi che erano appese alle sue spalle.

Kerciak infatti gli si scagliò subito addosso e lo soffocò in una stretta mortale.

Il re degli scimmioni, dopo aver lasciato cadere a terra il corpo ormai inerte di
Desmond, volse la sua attenzione alla culla, ma Kala vi giunse prima, gli strappò il bimbo che egli stava per afferrare e, prima che avesse il tempo di trattenerla, scappò a rifugiarsi su un albero.

Nel raccogliere il bimbo vivo di Anne, la scimmia aveva lasciato cadere nella culla vuota il suo piccolo.

L'istinto della maternità che le riempiva il cuore aveva trovato immediatamente in quella creatura viva ciò che il suo piccolo morto non poteva darle più.

Là, sui rami alti, essa si strinse al petto il bimbo che piangeva.

Il sentimento materno, così forte nella scimmia selvaggia come nell'essere delicato che era stato la mamma del piccino, fece intuire a Kala il desiderio del piccolo.

La scimmia si attaccò alla mammella il bambino e questi cominciò a succhiare come faceva con la sua mamma.

Harry nella giungla ( Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora