15. Il ritorno al principio di una reazione a catena

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Reazione a catena: in chimica e in fisica con il termine reazione a catena o effetto valanga, si indicano quei fenomeni in cui una reazione o un evento genera alcuni dei prodotti che hanno dato origine alla reazione stessa, e che e sono in grado di iniziarne una nuova. L'esempio più comune e distruttivo è quello delle reazioni nucleari.

 L'esempio più comune e distruttivo è quello delle reazioni nucleari

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Riprendo coscienza un po' alla volta.

Mano a mano che lo faccio mi accorgo che un lato della mia testa è abbandonato contro il finestrino dell'auto, all'attaccatura della portiera. La mia mente registra passivamente il freddo del vetro e un'orchestra di voci che si alza tutt'intorno; gocce di pioggia sulle foglie e sul tetto del SUV parlano di cose che ho già sentito: abbiamo lasciato l'aeroporto di Minneapolis e Saint Paul.

È quello che dicono.

Ne sono sicura perché tra le mie ciglia si spiegano il verde dei boschi e dei corsi d'acqua, e il bianco della strada disseminata di breccia che porta alla Villa.

Mi stropiccio gli occhi e stiro le gambe intorpidite sotto il sedile del furgone. A strapparmi al sonno è una mano pallida, dalle dita più lunghe e curate delle mie. Segue la forma convessa della mia spalla, evitando prudentemente di stringerglisi troppo attorno: la tocca e basta, sfiorando la lana colorata del maglione.

Risalgo lungo il polso del mio disturbatore con la vista impastata per aver dormito sia in aereo che in macchina, e dopo aver scalato a fatica un profilo affilato incontro lo sguardo di Nicholas. Quasi mi stupisco di non stupirmene: avevo riconosciuto la minuscola protuberanza ovalare sulla nocca del suo dito indice, come se un osso, da quelle parti, si fosse imposto più del previsto, e la profondità insolita della fossa triangolare che gli scava la base del pollice quando è teso, al margine del polso. Particolari insignificanti, sono d'accordo. È inquietante come dettagli tanto precisi e inutili trovino un così largo spazio nei nostri ricordi. Non riuscirei a descrivere il volto di mio padre, se non lo avessi di fronte, eppure riconoscerei Nicholas Reichenbach dal dorso delle sue mani,

Alcuni credono che il nostro cervello trattenga al suo interno solo quello che non rischia di fargli del male.

Io no.

Nicholas bisbiglia: - Siamo arrivati.

Le sue palpebre sono cerchiate da pennellate di lilla: sembra stanco, come se fossi l'unica ad aver schiacciato un pisolino nelle ultime ore, ma continua a guardarmi fisso finché non mi sveglio del tutto. Quando ci riesco la macchina si è già fermata, e Beatrice ne è scivolata via insieme all'autista. Finiscono di scaricare i nostri bagagli e si tuffano nell'ombra del parcheggio senza attendere oltre, così li perdo subito di vista.

Mi tiro su, espirando con una lamentela, poi cerco di orientarmi: i muscoli mi fanno male per il lungo viaggio e mi viene da sbadigliare, ma percepisco l'odore di bagnato della terra e lo scrosciare dell'acqua. Percepisco anche la presenza del ragazzo seduto compostamente al mio fianco, e provo il semplice desiderio di parlargli, senza sapere come farlo. Aspetto che mi chieda di consegnargli il disco rigido che ho in tasca, ma c'è una spaccatura così profonda, tra di noi, che nessuno osa affacciarsi oltre il bordo della faglia per scoprire quanto è distante il fondo dal punto su cui ci tratteniamo in bilico.

Entropy - Il Sistema IsolatoWhere stories live. Discover now