Epilogo - L'apertura del Sistema

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Un messaggio prima di cominciare: si può crescere insieme ad una storia? Per me la risposta è sì, perché per tutta la vita sono stata accompagnata dagli amici di carta e inchiostro partoriti dalla mente di altre persone. Poi, come per magia, mentre ero seduta sui gradini di una scala, sono nati i miei personaggi; personaggi che ho creato io, dettaglio dopo dettaglio, pagina dopo pagina, fino a quando questa minuscola cosa che era Entropy non è diventata più grande di me. Ci è voluto un tempo che alcuni considererebbero ridicolo anche solo per finire questo primo libro e Dio solo sa che cosa mi riserverà il futuro. Ma non importa, davvero. È che questo per me non è alcun debutto letterario, o cose del genere. Una scrittrice io non lo sarò mai, né lo voglio diventare. Le avventure di Sybil Crowford sono semplicemente il mio armadio verso Narnia e spero che nonostante tutto ci potrò sempre tornare. Se siete arrivati fino a qui, grazie. C'è modo e modo di dirlo e spero che anche solo leggendo queste cinque parole voi sappiate che cosa provo. Grazie. Non vi ho mai reso la vita facile, perché Nicholas e Sybil non l'hanno mai resa a me. Neppure stavolta la passerete liscia.

State pronti, saltiamo nel vuoto.


EPILOGO

L'APERTURA DEL SISTEMA

Sistema Aperto: in termodinamica il sistema aperto è quello che interagisce con l'ambiente esterno scambiando sia energia, cioè lavoro o calore, che materia

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Sistema Aperto: in termodinamica il sistema aperto è quello che interagisce con l'ambiente esterno scambiando sia energia, cioè lavoro o calore, che materia.


Vigile o addormentata.

Non c'è stato di coscienza in cui io rimanga troppo a lungo da potermici abituare.

Se lotto contro il peso schiacciante appeso alle mie palpebre, imponendomi di rimanere sveglia, l'iperstimolazione contemporanea di corpo e mente finisce per mummificarmi in una condizione di panico devastante. Il suono delle eliche in moto e del vento che scivola lungo le lamiere dell'elicottero; i singhiozzi soffocati dei sopravvissuti che di tanto in tanto azzardano una richiesta senza speranza; il sapore di ferro e di cenere che ristagna sulla mia lingua: l'insieme delle cose è come una tortura assoluta e preminente. Mi sembra di non riuscire a sopportarla. Non lo voglio fare. E allora lascio che la mia testa ciondoli sul tessuto rigido delle cinture di sicurezza, balzando dentro e fuori da un sonno sfinito, dondolata dalle occasionali turbolenze.

Allo stesso tempo, per tutta la durata del volo, faccio ben attenzione a non dormire per più di mezz'ora di fila. Le mie pause durano abbastanza da conservare le ultime energie, ma non sono mai sufficienti a rivederli in sogno, nell'unico luogo in cui siamo ancora uniti e al sicuro.

Io, Shad e Nicholas. E mia madre. E tutti quelli che non ci sono più.

Se mi perdessi nelle strane illusioni che hanno cominciato a popolare la mia mente, rischierei di non riconoscere quello che adesso pare inaccettabile, certo, ma spaventosamente reale.

Più volte nel corso della notte, Maria comunica con i passeggeri sul retro del velivolo, poi allunga una mano per controllarmi il battito delle arterie all'altezza del polso. L'unica volta che i miei occhi incollati si schiudono tanto da cercare il suo viso, lo trovano cerchiato da un calco di stanchezza e lacrime addensate. Si è concessa di piangere solo quando era certa che avremmo avuto una chance e da quel momento ha continuato a farlo in silenzio, senza emettere alcun suono, né spostare gli occhi dai comandi. Forse è stato lì che Nicholas ha trovato il coraggio di separarsi da noi, nella risolutezza di Maria. Sapeva che non si sarebbe arresa. Sapeva che eravamo in buone mani.

Entropy - Il Sistema IsolatoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora