Capitolo 27: Darren

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Avevo visto il vuoto nei suoi occhi, quello che si prova dopo un sogno infranto o dopo aver visto il proprio futuro andare a pezzi.
Anch'io ho provato quella sensazione, molti anni fa, quando ho visto Amity allontanarsi con l'elicottero.
Non voglio farle passare quella brutta sensazione, è un dolore atroce, cento volte peggio di qualsiasi colpo fisico.

Percorro nuovamente quelle scale tremende.
Le gambe mi supplicano di fermarmi, di fare una pausa, ma non glielo concedo.
Il tempo non è a mio favore e devo fare tutto il possibile prima che qualcuno scopra che le telecamere sono bloccate.
Sto facendo tutto questo per Amity, la persona che per tanti anni è stata nei miei incubi, colei che ha tentato di uccidermi solo per aver salva la vita.
Sono un pazzo, ormai è confermato.

Appena arrivato al piano terra prendo qualche secondo per riprendere fiato, non posso farmi vedere dagli altri col fiatone.
Mi dirigo verso la hall dell'azienda cercando di non far notare il mio respiro irregolare.

-Il signor Lewis è nel suo ufficio?- chiedo alla segretaria.

-Buongiorno, Darren.
Sì, il direttore è appena tornato da una riunione.
Però non so se sia il caso di disturbarlo...-

-Non m'importa.
Gli dica che devo parlargli.-

-Certamente.
Arrivederci.-

Corro velocemente verso l'ascensore, salgo fino all'ultimo piano supplicando che nessuno abbia scoperto che le telecamere sono bloccate.
Non so quanto ci vorrà con quel mostro egoista, ma cercherò di fare in fretta.

-Eccoti qui, Darren.
Avevo proprio bisogno di qualcuno con cui sfogarmi.-
Lewis sta ammirando il panorama dalla finestra, non mi rivolge nemmeno uno sguardo, è una buona occasione per guardarmi intorno senza che s'insospettisca.
Davanti a me c'è la scrivania, sopra c'è il suo computer e una pila di documenti, nulla che possa sembrare un telecomando.
Negli scaffali ci sono soltanto libri e trofei.
Nel lato sinistro della stanza c'è una cassaforte, però dubito che sia lì, è un posto troppo banale dove metterlo, non penso che sia così stupido.
Nel lato destro c'è uno schermo appeso al muro, sotto di esso c'è un tavolino con alcune cose di bassa importanza e il telecomando della tv, dubito però che il telecomando della TV funzioni anche con la porta del seminterrato.
Preferirei cercare ancora prima d'essere sicuro che sia proprio quello il telecomando.

-Mi stai ascoltando?- chiede girandosi,è irritato, a quanto pare si è accorto che prestavo attenzione ad altro piuttosto che a lui.

-Mi scusi...- dico cercando di sembrare dispiaciuto.
Tanto tra poco sarà tutto finito, non dovrò più vedere quella faccia disgustosa.
Devo resistere ancora per qualche minuto.

-Ti dispiace, eh?
Ma sentitelo...
Ti sto dicendo cose importanti e tu pensi agli affari tuoi.
Comunque... dove hai passato la notte?-

-A casa mia. Dove potrei andare a notte fonda?-

-Strano... i miei uomini giurano di averti visto entrare nella palazzina dove vive Amity Ford.
Spero tu non abbia fatto nulla...-
Sapevo fin dall'inizio che non si fidava di me, ma dire ai suoi uomini di pedinarmi è piuttosto eccessivo.
Ormai non posso negare l'ovvio, devo trovare un'altra strada per scappare.

-È vero, sono entrato nella sua stanza.-

-E...-

-E basta.-

-Bugiardo!
Una persona non entra in casa d'altri perché gli va e basta!
Tu sai quanto sia importante per me quell'esperimento, se muore non potrò più diventare immortale.
Prima fammi fare i miei lavoretti, poi potrai mettere fine alla sua vita.
Capito?-

-Come vuole.-
È anni e anni lontano dalla verità, ma meglio così.
Preferisco che pensi al fatto che voglio ucciderla, se sapesse che sto andando contro di lui credo reagirebbe molto peggio.
Meglio che le cose rimangano così...
Però quando tutto sarà finito... ho già in mente come farlo sprofondare.
Potrei benissimo andarmene e scomparire nel nulla, ma uno come lui non può farla franca.
Vuole far del male ad una povera ragazza pur di arrivare ai suoi scopi, è mostruoso.
Ho già in mente cosa posso fare, però prima devo pensare alla cosa più importante: il telecomando.

A svegliarmi dalle mie riflessioni è stato un rumore: qualcuno sta bussando alla porta.
-Chi è?- urla Lewis.
Qualcuno risponde dicendo che è della sicurezza e che è un'emergenza.
Tempo scaduto.

-Aspettami qui- dice la persona che non definisco neanche più un uomo -vado a vedere cosa vuole.-

Non si può essere più stupidi di così.
Dici ai tuoi uomini di pedinarmi ma poi mi lasci da solo nel tuo ufficio, che idiota.
Vado verso la scrivania per vedere se nei cassetti c'è quel che cerco, purtroppo ci sono solo fogli e fogliettini.
Però trovo qualcosa d'interessante vicino al computer...
C'è un filo collegato al portatile, l'altra estremità è collegata allo schermo.
Adesso ne sono sicuro: il telecomando che c'è sul tavolino è quello che stavo cercando.
A Lewis non serve un telecomando, può fare tutto direttamente con il mouse.
Se non avessi visto il filo non c'avrei mai pensato, è messo così bene che ho fatto fatica a vederlo.
Nascondo il telecomando nella giacca e aspetto il ritorno di Lewis.

-Purtroppo te ne devi andare, non possiamo più parlare- dice appena rientrato -ho delle questioni urgenti da sbrigare.-

-Come vuole.
Vorrà dire che verrò più tardi, arrivederci.-

Esco dall'ufficio cercando di sembrare naturale, ho il timore che scopra subito che manca il telecomando.
Uso l'ascensore per tornare al piano terra, saluto in velocità la segretaria e, appena arrivato vicino alla rampa di scale, comincio a correre come se tutto dipendesse dalla mia velocità.
Sento le gambe che stanno per cedere, ma non voglio mollare per nulla al mondo.
Manca poco e potrò realizzare il desiderio di Amity, non posso tornare indietro.
Adesso che ci penso... lei è pazza.
Fa le cose più strane del mondo solo per curiosità.
Ho avuto questo dubbio quando, sei anni fa, è andata in quel campo per vedere di persona le atrocità che faceva suo padre.
Ho avuto una conferma quando ho saputo da Lewis che è ritornata in quel luogo infernale dopo anni e anni, si è immersa ed è scesa per metri e metri solo per vedere se il mio cadavere fosse lì.
Adesso però è una certezza... sta rischiando la vita solo per vedere il volto di sua madre.
È davvero pazza, anche un po' speciale.
Forse è anche per questo se sono ancora attratto da lei.

-Darren!- esclama Amity venendo incontro a me, mi stringe a sé ma io non ricambio.
La spingo via in malo modo, non c'è tempo da perdere.
-Lewis ha scoperto delle telecamere...-

-Lo sappiamo- risponde Claudio -Adriano mi ha appena inviato il messaggio.
Abbiamo venti minuti di tempo.-

Esperimento Umano 2: Speranza Oltre La MorteWhere stories live. Discover now