Capitolo 12

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È un vecchio.
Un vecchio alto e pelato, gli occhi socchiusi, con rughe e macchie che regnano sul suo viso.
Ha i vestiti sono scoloriti e strappati.
Non gli importa molto di come apparire, questo si può dedurre facilmente.
Potrei dedurre anche il suo lavoro e perché mi ha portata in questa stanza: è il portinaio.
Chi non lo capirebbe al volo?

Vedendo la mia faccia intontita, il vecchio dice subito -sono il portinaio. Quello che fa il turno di notte ti ha trovata nella soffitta e ti ha portata qui.-

Non pensavo che ci potessero essere due portinai per un solo edificio, ma poco importa.
L'importante è riuscire a corrompere entrambi a non fare denuncia e, cosa più importante, impedire che dicano di me a quelli del palazzo o ad altri.
La mia reputazione è già sull'orlo del precipizio, basta un granello di polvere per far cadere tutto.
Non voglio che accada.

-La ringrazio.- dico soltanto, non so che altro dovrei dire.
Forse dovrei aspettare che sia lui ad iniziare il discorso chiedendomi "che ci facevi lì?" o robe simili.
Se ne sta in silenzio, fa le sue cose, controlla la posta, prende una bibita dal frigo, come se non esistessi.
Devo per forza cominciare io.

-Sono sicura che si sta domandando perché ero nella soffitta del palazzo- inizio.

Lui si volta, mi fissa con un'aria seria, fa rabbrividire ma non lo faccio notare, devo restare calma.
-So già tutto.-
Questa risposta fa cedere il mio muro che mi dava sicurezza.
Si è già informato su di me?
Ha letto i giornali e visto telegiornali per puro caso?
Mi sento messa all'angolo, incapace di fuggire.
Rivoglio il mio muro, non per proteggermi, ma per nascondermi.

-So chi è lei e so anche chi cerca.
Io non c'entro nulla con questa storia e non voglio entrarci.
Il portinaio che fa il turno di notte mi ha detto di tenerla qui, che ti vorrebbe dire qualcosa.
Non so cosa.-

Quindi non è di lui che dovrei aver paura, ma del portinaio notturno.
Sono sicura che vuole farsi pubblicità, però devo ancora capire se è con me o contro di me.
Dovrò corromperlo, questo è lapalissiano.
I soldi non danno la felicità... ma ti servono se vuoi sopravvivere, specialmente in situazioni come questa.

Passano circa 7 ore, rimango in quella stanza per tutto il tempo, non capirò mai come ho fatto a resistere alla noia.
Probabilmente Claudio starà impazzendo solo perché non sono in casa, non rispondo alle sue chiamate e non do segni di vita.
Povero stupido, dovrebbe prendersi un giorno libero e fregarsene, perché non ci pensa?
Non è che non mi dispaccia, però è un po' tonto in questo caso.

Devo fare più veloce, con questo ritmo non troverò mai Darren, sono troppo lenta.
Devo riuscire a corrompere il portinaio e magari, oltre a tenere la bocca chiusa, potrebbe darmi qualche informazione sull'edificio, su chi ci vive... e sul mio amato.

-Tra poco arriverà il portinaio, quello che fa il turno di notte.
Ha detto che ti porterà lui la cena.-
La voce del portinaio entra in quella stanza dove, fino a poco fa, regnava il silenzio.
In queste ore era rimasto fuori dalla stanza, nella portineria più precisamente.
Sentivo la sua voce lontana quando salutava gli abitanti del palazzo, certe volte molto dolcemente e altre piuttosto stressato.
Lo sentivo anche quando annunciava che era arrivata della posta, quando conversava di come avevano giocato bene i giocatori della squadra di basket, dei programmi noiosi della TV, dell'aumento della temperatura, delle persone che spettegolano di altre persone.
Probabilmente sono state quelle conversazioni a non farmi annoiare, alcune erano anche divertenti.
Inizio a pensare che fare la portinaia sia più divertente di fare la scienziata.

-Mi sta ascoltando?- chiede il portinaio, è passato molto da quando mi ha parlato e sta aspettando una mia risposta.
Ero troppo immersa nei miei pensieri per potergli rispondere.

-, certo. Grazie mille!- gli rispondo gentilmente e con un sorriso palesemente forzato.

Esce di nuovo, non mi dice nulla, se ne va lasciandomi sola, non gli sembra necessario dire altro.
È nella portineria, sta di nuovo parlando con qualcuno, come se non avesse fatto altro per tutto il giorno.
Però questa volta parla diversamente dal modo con cui ha parlato agli altri.
Gli altri erano quelli che abitano nel condominio, è normale che doveva parlare con gentilezza e senza essere maleducato.
Adesso invece sta parlando con un suo simile, uno alla pari con lui se non di grado inferiore, ma ne dubito.
Lo deduco dal fatto che parla in modo secco, senza tanti giri di parole, è piuttosto serio.
Sta parlando sicuramente con il suo collega, non c'è altra alternativa.

La voce del suo collega suscita in me una leggera risata.
Anche lui è serio, forse più del vecchio portinaio, ma lui ha un piccolo particolare che rende la sua voce particolarmente divertente.

È buffa, è carina anche se dovrebbe sembrare seria, cerco di resistere, non devo ridere.
Però c'è un'altra cosa che mi fa più ridere di quella voce "dolce ma seria": non avrei mai immaginato che Darren potesse lavorare come portinaio.

Poi ci penso... perché rido?
Per nascondere le mie preoccupazioni, la paura?
Probabilmente.

Finalmente lui entra, molto lentamente e silenziosamente, quest'attesa mi distrugge, forse lui fa così perché vuole che io abbia queste sensazioni, vuole farmi soffrire.
Non gli do torto, fa bene, anch'io probabilmente lo farei se avessero provato ad uccidermi per sopravvivere.
Sicuramente.

Esperimento Umano 2: Speranza Oltre La MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora