CAPITOLO 21 - LA MIA RAGAZZA

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POV'S ELISA
Telefonai tutta la sua famiglia invitandola a venire, perché Federico era fuori pericolo e rientrai nella sua stanza.

Ancora con le lacrime a gli occhi mi sedetti
accanto al suo letto, Federico respirava ancora
a fatica a causa del intervento ai polmoni, ma i medici dicevano che si sarebbe ripreso con un po' di tempo. «Federico...» Sorrisi e gli presi la mano. «Quanto tempo sono stato in coma?»
Chiese con un filo di voce «sono più di 15 giorni che dormi ininterrottamente...» «Mi dispiace Elisa, ho perso 2 settimane di vita dove avrei potuto fare tante cose...» «Federico sta tranquillo, non mancherà tempo. E poi non è colpa tua, è colpa di quello stronzo.» «Stefano? E stavo davvero lui?» Annuii «è stato capace di fare una cosa simile?» «Evidentemente si...» «Lo prenderei a calci in questo momento.» «Tranquillo, è in prigione, li avrà quel che si merita.»

I suoi occhi erano ancora affaticati, ma brillavano finalmente, i suoi capelli erano spettinati, ma a me piaceva ugualmente tanto.
«Mi sei mancato Federico.» «Anche tu, principessa.» Mi faceva impazzire il modo in cui molto schiettamente mi chiamava in quei modi dolci e bizzarri nello stesso tempo.
D'un tratto provò ad alzarsi, ma lo fermai.
«Non provarci Fede!» «Sono stanco di stare in questo stupido letto...» «Ti capisco, ma è pericoloso adesso. Ti sei appena svegliato, devi aspettare che i tuoi muscoli si risvegliano e che siano i dottori a dirti di alzarti.» Sbuffò e ciò mi fece ridere. «Smettila di fare il bambino capriccioso.» «Io non sono capriccioso.» Disse serio, per poi esplodere in una risata.

POV'S FEDERICO
Non c'era cosa più bella che risvegliarsi dopo un lunghissimo sonno e ritrovarsi davanti quel viso così bello. «Sai è strano...» Dissi iniziando a fissare la parete di fronte al letto della stanza «cos'è strano?» «Il fatto che solo un ora fa, vi avevano detto che io sarei morto e adesso sono qui, con te.» Feci una pausa, girandomi poi di scatto verso Elisa. «Siete stati davvero così preoccupati per me?» «Non immagini quanto Fede.» «Come sta mia madre? Immagino come si sentirà. Sono un pessimo figlio. E Valentina? Benji? I ragazzi? E...» «Federico!» Mi rimproverò «Non affaticarti. Per favore, loro sono stati a pezzi come me, ma adesso saranno felicissimi di vederti sveglio. Non sei un pessimo figlio, non devi pensarlo.»
Amavo quella ragazza e se avessi potuto mi sarei alzato da quel letto, l'avrei presa e baciata all'istante. «Elisa...» La chiamai anche se aveva il suo sguardo già su di me
«pensi davvero tutte quelle cose mi hai detto?» «Io? A cosa ti riferisci?» «A tutte quelle belle parole che venivi a dirmi ogni giorno qui.» La vidi allontanarsi di scatto per poi aprire ancora di più i suoi grandi occhioni marroni.
«Tu mi hai sentito?» «Una parte. C'erano dei momenti che riuscivo a sentirvi, non capivo se sognavo o meno. Ma vi ho sentiti.» La guardai allungando la mia mano per afferrare la sua «allora, le pensi davvero?» «Certo. Io non dico mai qualcosa se non lo penso davvero.» Sorrisi lievemente, per poi chinare il mio sguardo. «Io non ti merito.» «Non dirlo, tutti meritano qualcuno che li ami sul serio.» «Io non sono la persona che avresti potuto avere, qualcuno con meno problemi, più romantico, meno sgarbato, meno delinquente, meno teppista...» E non sapevo ancora di ciò che era successo con suo fratello, almeno credo. «Non ho scelto io di innamorarmi di te, è stato lui a far tutto.» Disse portandosi una mano al petto per indicare il cuore. Stava per avvicinarsi e desideravo davvero quelle sue labbra sulle mie dopo tutto quel tempo. Era sempre più vicina, ma la porta della stanza si aprì. Con mia grande meraviglia vidi Mattia Abbiati che entrò con un colpetto di tosse ironico. «Lui è ancora qui?» Chiesi a Elisa con un tono seccato «si, ha deciso di restare qui qualche altra settimana. Voleva starmi vicino in questo brutto periodo.» «Bene, Rossi. Vedo che ti sei già ripreso alla grande.» Fece l'occhiolino e poi si voltò verso Elisa. «Eli, ti aspetto qui fuori, ti accompagno a lavoro. E poi qui fuori ci sono tutti i parenti di Federico che vorrebbero entrare.» «Oh si, dammi solo un minuto.» Fece cenno con il capo e aspettò fuori. «Fede, io vado.» «Verrai dopo?» «Certo.» Sorrise e quel suo sorriso illuminò la stanza. Prese la sua borsa dalla sedia e girò per andare. «Non credi di dimenticare qualcosa?» Si girò attorno confusa «no, credo di aver preso tutto.» «E non credi di dover lasciare qualcosa qui? Tipo, un bacio?» La sua espressione divenne buffa e la vidi alzare un sopracciglio per poi avvicinarsi,
stampando uno dei baci più belli di sempre sulle labbra. Le sorrisi ed andò.

Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]Where stories live. Discover now