CAPITOLO 7 - PREOCCUPAZIONE

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POV'S ELISA
Federico aprì la porta e stava per uscire quando la mia voce lo fermò. «Federico! Aspetta...» lo vidi voltarsi, ma non mi guardò. «Io ho...» Non sapevo cosa dire, perché a dire il vero non sapevo nemmeno il motivo per cui lo avevo fermato. «Insomma, tu...» Ancora prima che io potessi finire la frase lo vidi scuotere il capo ed assumere quell'espressione seria con cui lo avevo conosciuto. «È meglio che io vada.» «Ma...» «Elisa, non farti illusioni. Sai benissimo come la penso e non vorrei che fraintendessi le cose.» Abbassai lo sguardo un po' delusa. «Non mi innamoro di una persona che conosco da quasi una settimana, se questo ti può aiutare.» Cavolate, anche se  innamorata è una parola grossa, a me Federico piaceva. «Beh, io non mi innamoro e basta.» Quelle parole furono come una fitta profonda al cuore, tanto forte da non lasciarmi parole per rispondere. Annuii semplicemente. «Buonanotte» Aprii nuovamente la porta, questa volta tanto rapidamente da uscire e chiuderla senza voltarsi nemmeno. Mi sedetti sul mio divano di pelle bianco e iniziai a pensare. Davvero, non riuscivo a capire come potevo stare tanto male per una persona che non solo, non conosco da tempo, ma è anche una cattiva persona. Ma che dico? Federico non è cattivo, anche se molti lo dicono. Senza nemmeno accorgermene, avvolta da quei stupidi pensieri mi addormentai.

La mattina seguente, fui svegliata dal suono del campanello. Mi alzai, e mi guardai allo specchio sistemandomi rapidamente qualche ciocca di capelli fuori posto, così da non dare l'impressione di un vero e proprio zombie.
Strofinandomi l'occhio con le dita aprii la porta. «Elisa!» esclamò una voce tutta contenta abbracciandomi. «Simone!» Simone era un buon amico da quando vivevo a Modena, era diventato una sorta di migliore amico.
Anche perché conoscevo davvero così pochi ragazzi ancora lì. «Non hai un bell'aspetto, sai?» Ridacchiò spingendomi dentro per entrare. «Ehi, mi sono appena svegliata!» «Ops, scusami. Sono venuto per parlarti.» Lo vidi diventare quasi serio d'un tratto e sedersi in una delle sedie del tavolo. «Vuoi del caffè?» «Si, grazie.» «Perfetto.» Misi la cialda nella macchinetta e aspettai che il caffè fosse sceso prima di darglielo. «Bene, dimmi.» Dissi sedendomi di fronte a lui. «Ti ho visto con un tipo l'altro giorno al locale.» Esplosi in una risata. «Guarda che è un amico, se non ti ho detto nulla e perché non c'è nulla da dire.» «Elisa, sono serio.» Deglutii a quelle parole.
«Come conosci quel ragazzo?» Mi chiese qualche attimo dopo. «Mi ha salvata, una sera. Ero finita in uno dei quartieri più pericolosi di Modena, è sono stata attaccata da un ragazzo. Lui mi ha aiutato.» «Quel quartiere era per caso il Lexon?» «Si, credo si chiami così.»
«E quel tipo è per caso Federico Rossi?» Annui solamente, immaginavo già che voleva mettermi in guardia. Spalancò gli occhi e poi scosse il capo. «Elisa! Ma sai almeno chi è?» Aveva una voce preoccupata. «Si, lo so. So benissimo che tutti dite che è una cattiva persona, che non cerca storie serie e bla bla bla.» Sbuffai stufa di sentire sempre le solite storie su di lui. «Ma, è solo un amico e se mi ha salvato non lo reputo una cattiva persona. Non dovreste giudicare così rapidamente una persona.» «Elisa, conosco molte cose di qui, lui compreso. Non sai quante cose ha combinato, in quanti guai si è cacciato e quanti ne ha provocato. Non dovresti nemmeno essere sua amica.» Sospirai e deglutii subito dopo «Davvero Federico Rossi è così pericoloso?» «Più di quanto pensi.» «Ma non sembra. Insomma, io non potrei definirlo così. Ok, devo ammettere che molte volte e testardo ed orgoglioso, ma non si è mai comportato male. C'è una ragione se lui fa così ed io lo scoprirò.» Nonostante ciò che era appena uscito dalla bocca di Simone, avevo intenzione di continuare a vederlo. «Elisa, mi sento in dovere di proteggerti, sei qui da sola. Hai 19 anni e se i tuoi genitori sapessero di tutto questo, non ti permetterebbero nemmeno di uscire. Per favore, ascoltami.» La sua voce era diventata un mix di preoccupazione e suppliche. Sbuffai ancora una volta, ma abbassando lo sguardo, annuii. «Non lo rivedrai più?» Scossi il capo. «Mai più.»

Passarono 5 giorni da quella mattina in cui Simone era venuto a trovarmi, e in quei 5 giorni ero uscita con Stacy, Luca e Simone ma non avevo più visto Federico, ne sentito. Avevo lavorato, ma non era venuto a trovarmi. Questo mi faceva stare male, ma forse era meglio così. Il sesto giorno, dopo aver finito il mio turno di lavoro alle 22:30 presi la mia macchina e tornai a casa. Insieme a tutto il resto di persone e di macchine che circondavano il mio allegro quartiere, una macchina parcheggiata proprio davanti casa mi attirò la mia attenzione. E senza dubbio, quella era la macchina di Federico. Cercai di evitare di guardare la dentro, volevo evitarlo come avevo promesso a Simone. Così mi avvicinai alla porta di casa mia infilando le chiavi, per aprire. Sentii uno sportello alle mie spalle chiudersi violentemente. «Elisa!!» mi chiamò e la sua voce era abbastanza preoccupata. Lo ignorai ugualmente. «Elisa, per favore. Devi aiutarmi!!» concluse.
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Allora ragazze ecco un nuovo capitolo. Cosa sarà successo? Perché Federico è tanto preoccupato? Chissà cosa sarà successo, al duro Federico Rossi, di tanto spiacevole per cercare aiuto. Per scoprirlo continuate a leggermi.

Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora