CAPITOLO 10 - LEGAMI

1.8K 99 8
                                    

POV'S ELISA
Dopo averlo fatto visitare da un loro amico dottore, di quella zona e che non avrebbe detto nulla, ci rassicurò che Federico stava bene. Salii
sulla mia macchina, e avrei dato un passaggio a Benjamin perché in sei sulla macchina non potevano stare. Salì e prima di accendere la macchina lo guardai. «Benji, che pensi che avrebbero fatto a Federico quei tipi se voi non foste arrivati?» Chiesi un po' preoccupata.
«Non lo so, ma siamo sempre in conflitto.
Quindi puoi stare tranquilla, perché queste sono cose che succedono quotidianamente qui nel Lexon.» Sospirai e accesi la macchina, prima di partire, qualcuno aprì lo sportello del lato dove era seduto Benji. «Scendi! Vado io con lei.» Era Federico che invitava Benjamin a prendere l'altra macchina.

Dopo essersi seduto ed aver chiuso lo sportello, misi in moto la macchina. «Oh Federico, credimi. Ho avuto così tanta paura.» «Ti avevo detto di non venire.» Il suo tono era un mix tra aspro e amaro. «Lo so. Ma ero così preoccupata che...» «Che devi fare sempre di testa tua!» «Oh beh, perdonami se ero preoccupata per te!» Dissi con tono ironico. Un profondo silenzio calò tra di noi per qualche minuto. «Perché eri così preoccupata?» Mi chiese tutto ad un tratto cambiando il suo tono di voce, in uno più calmo e pacato. Ed ecco che era arrivata la domanda che non volevo proprio arrivasse.
«Beh...P-er-chè siamo amici...» conclusi. «Ho tantissime amiche, ma a nessuna importa così tanto.» «Beh magari non sono delle vere amiche.» Risposi in mia difesa. Restò in silenzio per qualche secondo, poi fissò il suo sguardo sulla strada. «Come hai scoperto il magazzino?» «Me lo ha indicato una donna, credo sia tua madre. Si chiama Morena.» «Cooosa? Hai detto per caso a mia madre che io mi trovavo lì?» «No, ho finto di non conoscere il quartiere e ho chiesto se c'era qualche posto pericoloso che dovevo evitare.» Lo vidi sospirare e girare il suo volto a destra guardando fuori dal finestrino. «Non mi va di tornare a casa. Sono le due della notte e si preoccuperebbero.» «Lo farebbero ancora di più se non torni.» «No, non dormo a casa quasi mai. Non se ne accorgeranno nemmeno. Solitamente dormo giù nel mio garage che uso come mio appartamento o nel magazzino dei...» Si interruppe di colpo. «Dei...?» lo incitai a continuare. «Non importa. Potrei dormire a casa tua?» Mi chiese con una sfacciataggine assurda lasciandomi senza parole. «C-cosa?» balbettai «Tranquilla, non voglio approfittare di te» ridacchiò lui con tono antipatico «voglio solo dormire e riposarmi. Insomma hai una casa così grande che potrei dirlo anche ai miei amici. Mi accontenterò del divano.» Ero in totale imbarazzo e non sapevo che rispondere.
«Ehm, io...» lo senti sbuffare, ma poco dopo fermai automaticamente la mia macchina sotto casa mia. «E va bene, ma dormirai nella stanza degli ospiti e lontano da me.» «Sta tranquilla.» Mi rassicurò, mentre aspettava che io infilassi la chiave nella serratura per aprire.
Posai la mia borsa su una sedia, e mi tolsi la leggera giacchetta che avevo messo. «So che non è l'orario adatto, ma...hai fame?» Chiesi.
«Non immagini quanta!» Ridacchiò lui gettandosi a peso morto sul divano e poggiandosi le mani sullo stomaco. «La mia pancia brontola silenziosamente già da un bel pezzo.» Risi a quelle parole e presi del sushi e mi avviai vicino al divano. «Allora? Sono di tuo gradimento questi?» Chiesi mostrandoglieli, prima di poggiarli sopra il tavolo davanti al divano dove lui era seduto. Spalancò gli occhi e continuò a fissarli. «Sushi?» «Si, è cibo...» «Giapponese.» Mi interruppe lui. Continuava a fissarlo e non riuscivo a capire cosa ci trovasse di così strano. «Se non ti piace il sushi, ho delle alternative.» Alla fine magari non erano di suo gradimento. «Io amo mangiare sushi, io amo mangiare cibo giapponese, io amo il giapponese.» Disse una parola dopo l'altra senza nessuna sosta. «Oh, anch'io amo mangiare giapponese.»

Federico prese un sushi e portandoselo alla bocca, lo mangiò. «mio padre trattava male mia madre e che nonostante tutto questo ci ha abbandonati lui.» Disse tutto completamente dal nulla. «Cosa? Parli sul serio?» «È sempre stato un cattivo esempio per me, ma mia madre ha saputo svolgere sia il suo ruolo che quello di padre. Non ci ha mai fatto mancare nulla, lavora sodo per noi ed io a volte sono solo un pessimo figlio.» Sospirò poi continuò a parlare.
Non gli chiesi niente ma lasciai che si sfogasse.
«Adoravo il sushi. E ricordo che mio padre per convincermi ad andare a scuola senza fare storie, mi prometteva che non appena mi veniva a prendere mi avrebbe portato a mangiare il sushi. Ed io obbedivo.» Rise e quando sorrideva era come una cura per me.
«Oh Fede, ti manca, vero?» «Il sushi? Da impazzire!» Ridacchiò lui fingendo di non aver capito a cosa mi riferivo. «Sai benissimo che non mi riferivo a questo.» «Oh beh...» Scosse il capo «No, lo odio. Avevo solo 13 anni quando ci ha abbandonati, e sono l'unico che si ricorda perfettamente quello che ha passato mia madre. Mia sorella Valentina aveva 10 anni. È solo un cretino e deve pagare per ciò che ha fatto.»

Restai ferma immobile per qualche secondo imbarazzata della situazione senza sapere cosa dire, poi guardai l'orologio. «Beh, Federico sono le tre del mattino, io vado a letto perché sono abbastanza stanca. Fai come se fossi a casa tua, a destra infondo c'è il bagno, qui la cucina, e vieni...» Lo invitai a seguirmi. «Ti mostro la stanza degli ospiti.» «Oh, no! Non serve! Mi va benissimo il divano, e poi c'è la TV!» Rise lui.
«Beh, come vuoi.» Scrollai le spalle
«Buonanotte allora!» «Elisa.» Mi richiamò ed io mi voltai. «Io sono una cattiva persona. Quindi, ti prego, non innamorarti di me. Perché io non mi innamoro.» Questa frase fu un'ulteriore pugnalata per il mio povero cuore.
Annui solamente. «Buonanotte.»

La mattina seguente quando mi svegliai, trovai solo un messaggio nel mio telefono. Federico era già andato. "Ti ringrazio per l'ospitalità, ci vediamo."

Sorrisi a quel messaggio, e spostandomi vidi sul tavolo un giglio appena raccolto con un biglietto accanto. "Questo fiore è per te, ma non farti strane idee, non chiedermi che fiore sia perché non ne ho idea." Risi a quell'ultima frase e riposai il giglio sul tavolo.
Mi vestii perché avevo deciso di passare dal mio locale a prendere qualcosa, e dopo essermi
vestita e sistemata andai.

Arrivata al locale, entrai e da lontano vidi Federico e Simone discutere. Mi avvicinai senza farmi notare. «Non permetterti più a cercarla.
So benissimo che giocherai soltanto con lei.»
Diceva Simone. «Dici così perché sei innamorato di lei bamboccio.» Lo provocò Federico. «Può darsi...quindi non avvicinarti più a lei.» «Il problema è che lei non vuole allontanarsi da me, e questo è un bel vantaggio. » Ridacchiò Federico guardandolo con aria di sfida. «Fuori dal mio locale!» Ordinò Simone indicandogli la porta e gridando.
«Tu non mi dici cosa devo o non devo fare, chiaro?» Vidi Federico avvicinarsi con violenza a Simone pronto a sganciargli un pugno, ma fu li che decisi di intervenire
correndo verso Federico e afferandogli il pugno.
«Federico, ti prego. Controllati!» Gridai. «Baciami» mi ordinò Federico davanti a Simone, per poi fissare nuovamente lo sguardo
su di lui.
«Cosa?!» Chiesi stupita di quello che mi aveva appena chiesto. «Fallo e basta!» Gridò.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Ecco un nuovissimo capitolo, ecco che sono emersi alcuni segreti di Rossi. Ma c'è ancora molto da scoprire su di lui! Pronte per il prossimo capitolo?
Obbedirà Elisa al comando di Federico?

Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]Where stories live. Discover now