CAPITOLO 18 - INCIDENTE

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Cavolo, perché Elisa doveva sentire quella parte? Era spaventata ed era rimasta immobile
con il vassoio tra le mani, tremando.

La guardai e la vidi indietreggiare prima di posare il vassoio su un tavolo vuoto e fuggire.
«No Elisa...aspetta.» Mi alzai per raggiungerla, guadagnandomi una risatina da parte di suo fratello. «Non seguirla.» «Tu non mi dici cosa devo fare, ok?» Gridai facendo girare tutta la gente del locale, per poi avviarmi da lei.

Quando fui fuori, mi guardai a destra e poi a sinistra cercandola e poco dopo mi accorsi che stava appoggiata sulla macchina, piangendo.
Non posso spiegarvi come mi si spezzò il cuore
a quella scena. Mi avvicinai a lei poggiando la
mia mano sulla sua. «Scusami.» Mi giustificai.
Non disse niente, solo restò immobile con lo sguardo chino mentre potevo vedere un'altra
lacrima scendere lungo il suo viso. «Elisa...»
«Basta Federico, non dire niente. Non serve.»
Sospirai nervosamente, per poi ritrarre le mie mani dalle sue. «Comunque non mi avevi detto che tuo fratello fosse Mattia Abbiati.»
«Perché avrei dovuto se ancora adesso non so il motivo per il quale vi odiate così tanto?» La sua espressione cambiò diventando più delusa che triste. «Beh non serve che tu lo sappia. E comunque sia io ti avevo avvisato. Non dirmi che non eri a conoscenza di questo mio lato, perché è così che mi hai conosciuto. Te lo avevo detto che sono una cattiva persona, ed è meglio che noi due non ci vediamo più.» «Tu hai paura Rossi» mi gridò. «Codardo!» Rimasi immobile come un cretino perché non mi aspettavo questa sua reazione. «Io non ho paura, ma forse mi sono sbagliato a dire che noi due avevamo una possibilità. E se sono così codardo come tu credi, forse è meglio che noi due non continuiamo a vederci! Perché è meglio lasciare andare tutto adesso, che costruire qualcosa e poi distruggerla in futuro.» Alzai il tono della voce notevolmente fino a farla spaventare. Ma non era assolutamente vero quello che avevo appena detto, sembrava quasi che stessi cercando una scusa per allontanarla da me, perché forse, in fondo, suo fratello non ha torto. I suoi occhi erano rossi e lei mi stava fissando incredula di quello che aveva appena sentito. «Non puoi!! Non puoi fuggire ai tuoi sentimenti Federico!! Tu sei solo un...» «Adesso è meglio che tu stia con tuo fratello ok?» La interruppi perché non avevo voglia di sentire altre offese sul mio conto, non so se avrei potuto stare calmo. Poi andai via, dopo queste parole. Nessuna ragazza mi aveva dato del codardo prima d'ora ed ero sicuro che se qualcuno lo avrebbe fatto non l'avrebbe passata liscia. Ma con lei era diverso e qualcosa mi portava sempre a mantenere la calma, forse quella cosa che non avevo mai usato prima:
L'autocontrollo. Lei mi stava cambiando sul serio, e non so se era un bene o un male per me.

Passai dal magazzino segreto prima di tornare a casa a fare una doccia, perché avevo voglia di star solo. Ero arrabbiato, furioso internamente per il semplice motivo che tra tutte le ragazze che esistono sulla terra dovevo decidere di provare ad innamorarmi proprio della sorella di Mattia Abbiati?
Non appena scesi dalla macchina diedi una pedata ad un cestino della spazzatura, senza controllarmi e ciò portò a guadagnarmi le occhiatacce da parte di gente che probabilmente pensava che io fossi matto.
Entrai nel magazzino presi il microfono e iniziai a cantare. iniziai a emettere suoni stonati, perché non ero in vena di cantare qualche mia canzone. «Amico, le mie povere orecchie stanno soffrendo.» Mi portò ad alzare lo sguardo Benji, che era appena entrato. «Non riesco a cantare niente.» «Questo sarà sicuramente perché stai pensando a lei, no?» Avevo bisogno di parlarne con qualcuno e con chi, se non Benji? «È complicato.» «Per te o per lei?» «Per entrambi.» Conclusi. «Fede, tu ne sei innamorato. Che ti piaccia o no!» «Si, io ne sono innamorato davvero. Ma non è così facile come credi.» Mi guardò confuso prima di parlare «ti riferisci al fatto che non riesci a fidarti più di una ragazza?» Scossi il capo
«No...» «E allora cosa ti preoccupa?» «Abbiati.» Alzò le sopracciglia sempre più confuso. «Cosa c'entra Abbiati in questa storia?» «Lei è sua sorella.» «Cooooosa?» Sembrò stupito e preoccupato nello stesso tempo. «E lei sa che...?» «No, lui non glielo ha ancora raccontato, ma ha detto che se non lo farò io, lo farà lui. E la perderò ugualmente non appena saprà tutto. Quindi ho deciso di non rivederla mai più.» «Ma...» «Si, è meglio così.» Lo interruppi. Non sembrò essere in disaccordo con me, perché forse avevo ragione. Infatti non insistette.

POV'S ELISA
Perché? Perché era così? Perché dovevo innamorarmi del più difficile, codardo, sgarbato, presuntuoso, pericoloso, delinquente, ma meraviglioso bad boy di Modena? Perché a me? Quelle sue parole furono una coltellata per me. Io volevo continuare a vedere Federico. Perché quelle parole? Quello che avevo sentito pronunciare prima contro mio fratello lo avevo già dimenticato. Ma queste non le avrei dimenticate facilmente. Cominciai a piangere, fin quando non arrivò mio fratello. «Elisa...» «È colpa tua!» Gridai singhiozzando. «Non è colpa mia. A poco a poco vedrai che persona è Rossi. Lui vuole solo approfittare di te. C'è molto che ancora non conosci su di lui, e questo è solo un briciolo di quello che lui è realmente.» «Smettila di parlare così di Federico!» Ridacchiò nervosamente. «È incredibile che tu lo stia difendendo dopo come ti ha trattata.»
«Lui mi aveva avvisato, sono solo una stupida! Io conosco Federico, so che è una persona un po' diversa... E avevo detto di accettarlo così e di aspettare che cambiasse.» Ridacchiò «Ma lui non cambierà mai, vuoi capirlo?» «Me lo aveva promesso e lo avrebbe mantenuto se io non avessi rovinato tutto.» Dissi facendo scendere altre lacrime dai miei poveri occhi ormai sicuramente gonfissimi. «Dai, non piangere.» Si avvicinò Mattia per abbracciarmi. E non lo rifiutai perché anche se ero arrabbiata con lui, avevo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse. «Torniamo a casa.»

POV'S FEDERICO
La sera, per non dire la notte, come spesso usavano fare nel Lexon, tutte le varie gang rivali ci riunivamo per fare corse clandestine.
Si, quelle cose illegali con le macchine. Correvo raramente, ma ero presente ad assistere ad ogni seratone. Quella sera, mentre altre due macchine stavano gareggiando, mi avvicinai a
Stefano perché non gliel'avevo ancora fatta pagare per quello che aveva fatto a Elisa. «E così volevi provocarmi. Eh, Stefano?» Dissi picchiettando sulla sua spalla. Si voltò e ridacchiò. «E tu ci sei cascato in pieno, Rossi.»
«Non azzardarti mai più, chiaro?» «La prossima volta quella bambolina sarà mia. E questa volta credici, perché non sono solo parole...» Ridacchiò. Non riuscii a trattenermi che gli diedi un pugno così forte nelle narici, tanto forte da farlo sanguinare. E avrei continuato se Benjamin non mi avesse fermato. «Ti propongo una sfida!» Gridò ancora con tono provocatorio. «Sentiamo.» Risposi. «Il primo che arriva la giù...» Indicò un posto lontano «Avrà un premio.» «Ovvero, quale sarebbe il premio?» «Elisa.» Rise. No, non avrei potuto accettarlo, perché se avessi perso, lei sarebbe stata nelle mani di Stefano.
«Scordatelo.» Dissi. «Cos'è? Hai paura Rossi? Dovresti essere sicuro di vincere.» «Io non ho paura, chiaro? Se vuoi sfidarti contro di me, facciamolo senza problemi. Ma scordati di Elisa come premio! Lei non è un oggetto» gridai. «Se tu fossi tanto sicuro di vincere e di essere così bravo come credi, non sarebbe un problema per te accettare la sfida. Dovresti essere sicuro delle tue capacità, invece sei insicuro, sei solo una pappa molle.» Ridacchiò e ciò mi porto quasi a reagire di nuovo, ma Benji mi fermò per le spalle. «Ti sta solo provocando. Lascialo perdere e andiamo via!» Mi disse. Scossi il capo in negazione. «Accetto la sfida.» Gridai. «Tu sei pazzo! Smettila e torniamo a casa. Federico! È pericoloso!» Mi disse Benji con aria preoccupata. «Siamo Rolex lo hai dimenticato? Noi non perdiamo.» Mi liberai dalla stretta di Benji e mi diressi nella postazione dove vi erano tutte le macchine da corsa, per sceglierne una, mentre Stefano saliva sulla sua. Ero di spalle e sentii solo il rumore esagerato dell'acceleratore appartenente alla macchina alle mie spalle, poi un grido di Benji «Fede, sta attento!!» Mi voltai velocemente e in un attimo la macchina a tutta velocità mi venne adosso con una spinta assurda. Quel tipo era Stefano, ne ero certo. La macchina era andata a finire sul mio corpo in modo così forte e tale da farmi cadere. A poco a poco sentivo che stavo per perdere conoscenza, il dolore era troppo.
Sentivo delle voci e con gli occhi socchiusi stavo disteso a terra intravedendo delle sagome attorno a me gridare spaventate, ero certo che ero ricoperto di sangue e che non ero un bello spettacolo a gli occhi della gente. Il dolore mi impediva di dire una sola sillaba. Poi qualche istante prima di chiudere definitivamente i miei occhi, intravidi un viso, si, quello di una ragazza bionda invasa da lacrime ed ero certo che quella sagoma apparteneva alla mia Elisa. Si, alla mia. Perché anche se ancora non glielo avevo detto, io non ero solamente innamorato di lei, io la amavo e la sentivo già mia. Mia e di nessun altro. Gridava, urlava scioccata ed era
sicuramente terrorizzata e molto probabilmente qualcuno la teneva per i fianchi perché gridava come un isterica. Continuava a ripetere il mio nome e poi una serie di parole
incomprensibili, perché non riuscivo più a capire. Sentivo che le forze stavano venendo sempre meno. Sentivo che qualcuno voleva allontanarla da lì vicino per non farla assistere alla scena. Facevo davvero così paura? Il dolore si faceva più forte e il mio sangue ero certo che continuava ad uscire da qualche parte del mio corpo, poi i miei occhi si chiusero, non sarei mica morto?

Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora