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Esco dalla stanza,dove Riccardo dopo avermi torturata, per l' ennesima volta, con frustate e scottature, mi ha lasciato sola per prepararmi per la cena.
Per lui la cena è una cosa sacra, più degli altri pasti.
Durante la cena vuole che indossi un abito più elegante di quello che uso durante il giorno.
La cena viene servita in una sala opposita dove si trova un tavolo, che potrebbe ospitare una decina di persone, negli angoli della stanza ci sono armature medioevali e sul lato destro si trova una camino alto 2 metri e alto 3.
Al soffito a cassettoni è agganciato un enorme lampadario decorato con pietre preziose.
La tavola ogni sera è aplarecchiato in modo diverso variando il colore del tessuto della tovaglia e dei tovaglioli, il materiale delle posate e del candelabro, il vetro dei bicchieri e le cere delle candele.
Un cameriere ci serve mentre un altro resta a vedere se c' è bisogno di qualcos' altro.
Che io sappia nella cucina ci sono tre cuochi, ma il maggiordomo di Riccardo mi ha detto che ci sono serate dove vengono usati più di una decina di cuochi per i banchetti.
L' unica persona con un po' di sale in zucca è il maggiordomo e la mia cameriera.
Lui è un uomo sulla sessantina, con i capelli grigi sempre gellati per ternerli in ordine e i baffi ben curati, ha un carettere molto emotivo, lui ubbidisce ad ogni ordine di Riccardo e esegue semore il suo lavoro al meglio per paura.
Finisco di truccarmi allo specchio e la cameriera che prima mi ha aiutato a vestirmi rientra portandomi un coffanetto.
- Il padrone ha ordinato di fargliela indossare-.
Osservo la guancia della povera donna, c' è l' impronra della grande mano di Riccardo.
Mi sale la rabbia, ma non ho scelta, non posso che ubbidire e attendere il momento giusto per agire, perchè non ho gettato la spugna e non la gettero mai.
Indosso la collana di perle bianche ei guardo allo specchio, osservo un lacrima solcarmi il viso, ma la riasciugo immediatamente.
La mia cameriera mi accompagna fino alla sala dove Riccardo mi aspetta, vado verso la mia sedia in silenzio e lui me la sistema prima di sedersi anche lui.
I camerieri ci servono e osservo Riccardo mentre si morde il labbro.
Come ogni giorno faccio finta che tutto questo mi stia piacendo.
- Dunque Hathor, ti diverti qui al castello con me?-
Mi chiede malizioso.
- Uhm...Diciamo che all' inizio non mi piaceva, ora mi fa impazzire.-
Guardo il mio riflesso nel bicchiere di cristallo.
Riccardo continua ad ossevarvi e intanto viene servito il secondo piatto, questa volta però dal maggiordomo.
Guardo l' uomo con sguardo interrogativo e lui mi fa segno di guardare nel piatto,...c' è un biglietto.
-Mio Lord, ha chiamato il vampiro bianco e dice di doverle parlare immediatamente.-
Riccardo come tanti altri suoi amici hanno una grande passione per il mondo gotico e mediovale, infatti tutto qua è ispirato a questi stili.
- Chiedo scusa, Hathor, ma il dovere mi chiama.-
Appena esce, dalla sala insieme al maggiordomo, io apro il biglieto.
" Ho trovato il suo cellullare e ho avvisato un dei tanti numeri che ho trovato, probabilmente il suo ragazzo vedendo quanto si era preoccupato...bè ho rganizzato la fuga ..tra cinque minuti ritornerò nella sala e scapperomo io, lei e la vostra cameriera. La vostra cameriera vi ha già preparato la valigia. A dopo"
Un enorme sorriso mi è uscito, avrei voluto urlare e saltare qua e la, ma con questo vestito non era proprio il caso.
Invece chissa chi aveva chiamato?
Il maggiordomo è entrato prendendomi la mano e se siamo usciti.
Mi ha dato degli shorts neri, una canotta e una felpa.
Mi sono letteralmente strappata il vestito di dosso una volta girato l angolo e mi sono cambiata.
Non mi interessa se un uomo di sessantanni vede in regiseno e mutande... io voglio scappare!
La mia cameriera arriva con due valigie e scesa bacia il maggiordomo, come se stesse morendo senza quel bacio.
- Voi ? -
Gli indico stupita.
- Si, siamo sposati ma adesso andiamo.-
Siamo corsi davanti all' entrata, ma c' erano gli scagnozzi di Riccardo.
Il maggiordomo va addosso sferrangli un calcio alla mascella, lasciando me a bocca aperta.
Poi io con agilità schivo l' altro e aprendo la porta glie la do in faccia.
Corriamp fuori e non smettiamo per 10 minuti.
Al cancello c' è un furgone e appena si apre il finestrino mi accorgo che quello che ha chiamato il maggiordomo è Oliver Sykes.
Appena mi vede lui esce, mi abbraccia e mi afferra il viso.
- Oddio sei viva! Amore mio sei viva!-
Mi guarda negli occhi e noto che ha delle occhiaie pazzesche ed sciupato, ma in questo momento non mi interessa.
- Certo che son...-
Non faccio tempo a rispondere che le sue labbra sono su di me.
Anch' io come la cameriera stavo morendo senza questo bacio.

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I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora