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David e gli altri mi hanno fatto vedere la sala prove e ora Micheal, David e Jim si stanno facendo una canna in una stanza buia e fredda vicino al bagno.
Io e Avril, Oliver, John e Elvis, un altro amico di Micheal, siamo sul divano, beviamo coca cola e mangiamo sushi.
-Avete sentito della festa a casa di Dean?-
John sembra eccitato all' idea.
Non è la prima volta che sento nominare questo Dean e qualcosa mi dice che lo incontrerò anch'io presto.
-Mmm...tu ci vai Lennon?-
Elvis si sistema il ciuffo anni 50 e avvicina le bacchette alla bocca con del sushi al salmone.
Noto che la salsa di soia gli scoccia la un po' sui pantaloni, ma visto come sono ridotto non credo che per lui sia un problema.
-Si, certo. Vado con Janis Joplin! L' ho sentita all'altro giorno alla festa karaoke e ...ha una voce che è bellissima.-
Guardo John che ha gli occhi a cuoricino e scoppio a ridere.
-Qualcuno è innamorato?-
Cerco di entrare nella conversazione, però non sembrano molto interessanti a quello che dico io.
Parlerei di più se non fossi così timida e forse entrerei velocemente nel gruppo, invece sto zitta e quelle poche cose che dico vengono ignorate.
Elvis alza il sopraciglio e John ritorna a fare il duro immediatamente.
- Cazzo guardi ciuffone? -
Poi Lennon si gira verso Oliver, un po' scocciato.
- Tu Sykes, vai?-
Oliver si volta verso di me.
- Non so non vorrei andarci da solo-
Abbasso lo sguardo.
Non posso andare alle feste, sono pericolose per me.
- Che dici Hathor? Verresti con me questo sabato alla festa del nostro amico James?-
Guardo Avril, che mi annuisce sorridendo, ma no posso accettare.
- Ehm, no. Mi spiace, ma ho da fare.-
Spero non insista.
- Il sabato sera?-
Annuisco. Continua studiando la mia espressione dubbioso e forse anche un po' deluso.
- Uhm...te Avril, ci vai con Micheal?-
Oliver distoglie lo sguardo da me e cerca di spostare i riflettori su Avril.
Sentiamo e sappiamo entrambi che ciò non basterà.
-Sì-Avril si alza, mi chiede se voglio uscire a fumare con lei e usciamo, probabilmente per aiutarmi a non dover sostenere l'imbarazzante momento.
Fuori è buio, in strada ci sono pochi lampioni e negli angolini della strada si sentono rumori all' interno dei cassonetti e tra i bidoni rovesciati.
Non voglio neanche immaginare quanti animaletti vivano qua e sopravvivano grazie all'immondizia.
-Perchè gli hai detto no a Oliver?-Avril fa il primo tiro.
- Perchè ho da fare?- Abbasso lo sguardo è mi passa la canna con attenzione.
-L'ho accesa male scusa, communque non ci credo al fatto che hai da fare, capisco quando qualcuno mente... e anche se sei una brava attrice, io ho un intuito infallibile. Anche se credo che tutti in quella stanza oltre a me, hanno capito che mentivi.
Mi guardo in giro.
- E smettila di fare così...a Oliver interessi, si è... tipo innamorato a prima vista, anche se in realtà io non credo a queste cose da film e romanzi romantici.
Però lo conosco da tantissimo tempo e ti assicuro che non lo avevo mai visto guardare una ragazza così come fa con te...poi dopo Hannah aveva proprio smesso di guardarle.-
Avril mi batte sulla spalla.
- Perchè non vuoi uscire con lui?-
Sospiro ed evito come sempre il contatto visivo.
- Saranno cazzi miei del perché ho scelto di non accettare? -
Spero che finisca qui.
Avril continua a fumare in silenzio e ogni 3 tiri passa a me.
Dopo un po' sento  freddo ed i muscoli non stanno fermi, le mie gambe tremano.
-Ho paura! -
Non mi rendo neanche conto di aver parlato finché non sento la biondina rispondermi.
- Di Oliver..ma guarda che anche se ha quel carattere strano è un bravo ragazzo.-
Mi sorride ed entrambe iniziamo a ridere senza alcun motivo.
Forse Avril mi a offerto da fumare anche per allontanare la mia timidezza.
-Io ..ho paura delle feste.-
Continuo e lei pare confusa, mentre io sento di aver perso il filo del discorso. Sto in silenzio non sapendo cosa dire.
-Hai paura ...perchè ti ubriachi, perché c' è troppa gente? -
Ricordo e mi faccio seria. D' improvviso l'effetto dell'erba passa come se l'avessi represso io.
- Quando avevo 14 anni sono andata alla mia prima festa...la festa di fine anno delle medie. Sono stata obbligata da un mio amico e mi ha convinto ad andarci con suo cugino, perchè lui non aveva la ragazza...
Ehm... tutto andava bene..ma poi mentre ballavo l' ex ragazza di questo tipo, ossia la più popolare della scuola, mi ha rovesciato addosso una scodella enorme dove era contenuto del succo rosso e tutti hanno incominciato a ridere come dei pazzi, hanno postato video e foto su internet, ovunque guardavo il giorno dopo a scuola ho c' erano foto di me fradicia di quel succo appiccicoso o persone che mi prendevano in giro o sparlavano di me.-
Le lacrime si fanno strada negli occhi, ma ributto in dietro, dicendomi che alla fine c'è di peggio nella vita.
- Mi dispiace, non immaginavo che ...-
Interrompo Lavigne, non voglio essere compianta.
- Ti piaciono le Vans?-
Lei mi guarda e capisce che voglio cambiare argomento e annuisce incerta.
Restiamo a finire di fumare dicendo scemate e lasciandoci trascinare dai nostri trip mentali.
-Da quanto fumi? Hathor? -
Annuisco ridendo.
-Sì, Hathor è il mio nome. Comunque da tipo un anno, ma non credo spesso quanto voi. Io tipo una volta a settimana e massimo 1 g. -
Avril ride e non capendo seguo il suo sguardo fino al cielo.
-Ho visto Dumbo, c'era Dumbo! -
Non riesco più a trattenermi e mi fa male la pancia, quindi decido di sedermi e anche lei lo fa.
Stiamo ferme davanti alla porta del semiterrato di David, ma la nostra conversazione, concentrata su cose assurde che dopo pochi minuti dimentico, viene interrotta da dei continui miagolii provenienti proprio da uno dei bidoni, che prima stavo osservando. Forse me lo sto immaginando.
- Oddio, hai sentito anche tu?- Avril ha gli occhi spalancati e sorridenti come quelli di una bambina il giorno di Natale.
Ahh okay, gli sente anche lei.
- Sì, va a prendere una cesta... A sentire sembrano molti- Rido e osservo Avril entrare di corsa e barcollando, poi attraverso la strada e vado verso i cassonetti, cammino in modo strano e non riesco a stare seria anche se sono sola.
Ne apro uno e vedo tanti occhietti gialli osservarmi.
Sorrido e mi sporgo un po' per prendere uno dei gattini, ma una mano mi tappa la bocca e un' altra mi afferra per i fianchi sollevandomi.
Mi dimeno inutilmente, e l' uomo che mi ha presa incomicia a correre in un vicolo buio insieme ad un' altra figura sempre maschile.
Poi sento rumore di chiavi e in un secondo mi ritrovo in un baule di un' auto, il motore si accende e parte.
Forse lo sto immaginando?
NO, NON LO STO IMMAGINANDO.
Ogni tot minuti dimentico i miei pensieri e fisicamente non sono messa bene, anche per il fatto che sono stata trascinata con forza.
Mi fanno un po' male le braccia e forse anche altre parti del corpo, ma non lo sento.
Il tempo perde ogni importanza e la distanza percorsa dall' auto mi pare infinita.
Il sonno mi assale nemico, mi fa collassare lasciandomi piu sola e indifesa di quello che ero prima.
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Apro gli occhi e sono su un tapetto bianco e nero, sdraiata e senza cellulare.
Mi gira la testa e gli effetti della cannone di ieri non sono ancora passati.
Sento male ovunque sul corpo e i ricordi che ho sono talmente incerti che a momenti sembra davvero solo un incubo, ma è tutto così vero invece.
Due uomini, ossia le due ombre che mi hanno portato qua, indossano delle maschere horror e vengono verso di me sghignazzando.
- Il capo ti vuole nella sua stanza.-
Uno dei due mi alza con violenza afferrandomi per i capelli e mi indica la scala a chiocciola.
- Cosa?-
Mi volto verso di lui...non comprendo.
- Sei sorda? Sali le scale ed entra nella stanza che trovi in cima, o se no a qualcuno verra tagliata la testa.-
Una lama mi viene apoggiata al collo e io per il terrore trattengo il respiro.
Mi sento piccola e impotente come una bambina.
Loro sghignazzano, probabilmente non mi tagliere nero davvero la testa, ma la paura mi ordina di obbedire.
Incomincio a salire le scale tappezzate di rosso.
Appena connetto il cervello e studio l' ambiente in cui mi trovo capisco, ricordo.
Il panico mi assale, questa è la scala che ripercorro da quando ho 8 anni, la stessa scala che mi riporta al passato, che purtroppo non potrò mai dimenticare, anche perché ora si ripete nel presente. Si ripete da sempre e si ripeterà probabilmente all'infino, che sia in un sogno o nella realtà.

I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Where stories live. Discover now