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La sveglia suona, ma io sono già in piedi da ore.
Non sono più riuscita a chiudere occhio  dall'incubo di ieri sera, l' incubo che mi perseguita da anni, l'incubo con cui è iniziato tutto questo inferno.
Mi alzo da terra, il letto non ha le coperte disfatte da settimane, mi addormento sempre qui, sotto il banco, perchè mi sento più protetta, sento che qui nessuno può farmi del male.

Apro il mio amato armandio con i poster , dei Pierce the veil, degli sleeping with sirens, di David Bowie e di Jim Morrison, apiccicati con nastro adesivo nero e verde.
Tra i miei svariati vestiti scelgo una t-shirt dei My chemical romance, dei jeans skinny neri con le borchie blu elettrico sulle tasche, una cintura a scacchi bianchi e neri, una felpa con il cappuccio nera e ali bianche disegnate sulla schiena, infine indosso le mie fantastiche vans con lo stesso motivo della cintura e metto i quaderni nel mio zaino decorato da me con borchie e spille dei Green Day, Suicide silence, Who, Nirvana e Led Zeppelin.
Esco di casa e come sempre arrivo a scuola con 30 minuti di anticipo, é un vantaggio, così riesco a prendere le cose nel armadietto e andare in classe senza che nessuno mi possa disturbare.
Resto nel banco con la testa appoggiata sulle braccia incrociate, metto le cuffie e chiudo gli occhi mentre la voce di Andy Biersack incomincia con" lost it all".
Ogni tanto guardo l'orologio, ma il tempo pare non passare, come la fine della scuola, che nonostante manchi una settimana, l' ultimo giorno pare non arrivare.
Entra il prof. di Teoria Analisi Composizione e si siede appoggiando i libri sulla ampia cattedra bianca decorata con qualche scarabocchio (alcuni anche osceni).
-Smith Hathor, inanticipo come sempre, vedo!- Mi sorride.
Ad alcuni professori sto' simpatica, o meglio: gli faccio pena e allora mi trattano meglio degli altri.
-Si prof.-Faccio un sorriso tirato e il prof. si siede nel banco vicino al mio.
-Hathor, stai bene?-
Annuisco insicura e poi abbasso gli occhi per non far notare che si stanno riempendo di lacrime.
-Hai pensato che potresti cambiare scuola, se qui sei infelice?- Si alza e mi da le spalle,mentre ammira gli alberi nel giardino tramite la finestra, che poi apre per far arrieggiare l'aula.
-Veramente non ci avevo pensato, grazie per il consiglio.-
L'uomo pelato, sulla quarantina mi annuisce assorto nei suoi pensieri.
So che sta pensando a cosa fare con me, come aiutarmi ma è totalmente inutile. Si volta all'improvviso e, mentre fa per dire qualcosa, fanno il loro ingresso Mary, Stuart e Fatma, i secchioni della classe, in poche parole.
-Buon giorno prof.!- Esclamano in coro e si siedono sorridenti. Fortunati sono loro, oltre a studiare non hanno pensieri, sono figli unici e stanno bene di soldi, sono sempre felici e non sono un errore come sono io.
Sono belli ed intelligente vorrei essere come loro, ma è impossibile.
Mancano due minuti all'inizio della lezione e alcuni dei miei compagni, che entrano, mi guardano male  il resto della classe semplicemente mi ignora.
Suona la campanella e il prof. inizia a scrivere alla lavagna cose che ignoro totalmente.
Fuori fa caldo, il sole illumina le foglie degli alberi, che creano giochi di luce sul terreno ricoperto dall'erba fresca con goccioline di rugiada.
Degli uccelini volano da un ramo all'altro e alcuni giocano tra loro.
Io mi perdo ad osservare quello da cui mi divide il vetro e velocemente passa la lezione di teoria analisi, poi quella di storia dell'arte e quella di scienze, lasciando spazio alla ricreazione.
Tutti escono dalla classe e io rimango sola tra la riproduzione in plastica dello scheletro umano e il modellino del sistema solare.
Senza che me ne accorga rientra la prof. con il caffè nella mano destra e dei biscotti nella sinistra.
-Hathor, non fai merenda con i tuoi amici?-
Alzo lo sguardo e nego scuotendo lentamente il capo.
Poi la donna esile e alta poco meno di me si avvicina e mi porge un biscotto al cioccolato. Perchè mi offre dolciumi, ma non vede quanto sono grassa?
-No, grazie- Faccio un sorriso un po' falso, un po' tanto. La signorina Walker si allontana lentamente andando verso l'uscita, poi si volta.
-Hathor, io non te l' ho mai chiesto, ma va tutto bene?-
VA TUTTO MALE VA TUTTO MALE VA TUTTO MALE VA TUTTO MALE
"Va tutto bene?" questa domanda continua a ripetersi nella mia mia testa in modo ossessivo.
-Hathor?! -
Sento la terra sotto i piedi girare ed il mio cuore battare lentamente.
-sì? -
Mi sollevo in piedi di scatto, come fossi stata appena pizzicata da qualcosa. Sento la gravità spingermi a terra con più forza e la vista mi si offusca. Vedo bianco e pallini neri, l'immagine della prof. è quasi incomprensibile e ricoperta da macchie scure.
Tutto diventa buio, cado dalla sedia sbattendo la testa prima nell' angolo del banco e poi a terra.
La prof. mi chiama, ma la sento lontana, sempre di più, e nonostante voglia rispondergli che sto bene, le parole mi si bloccano nella gola, come bloccate da un grosso sasso.
Il dolore alla testa diventa lacinante, dunque mi tocco dove mi sono fatta male e sento bagnato, del liquido fuoriesce dalla ferita.
Poi qualsiasi senso si annulla e mi addormento...spero di non risvegliarmi.
NON VOGLIO SVEGLIARMI NON VOGLIO SVEGLIARMI NON VOGLIO SVEGLIARMI NON VOGLIO SVEGLIARMI
************************************
Il dolore mi sveglia, sto male e ho la nausea.
Sento profumo di fresco, profumo di pulito e le mie orecchie percepiscono dei suoni, prima deboli poi il loro volume aumenta e riesco a distiguere cosa sono.
Voci chiacchera, voci tristi mi sussurrano, voci preoccupate parlano di me. Cerco di ascoltare tutto quello che dicono le voci, ma la mia attenzione sguizza dalle voci ai miei pensieri.
Sono morta?
No, non credo.
Dove mi trovo allora?
Faccio per aprire gli occhi, ma le palpebre sono pesanti, incollate tra loro.
Non posso aprire gli occhi che faccio?
Prova a muoverti.
-Mamma, Hathor si è mossa?-
Il mio cuore si stringe.
SONO SEMPRE IN PESO PER GLI ALTRI, DOVEVO MORIRE.
La voce dolce di Artemide si sovrappone a un continuo e regolare "Bip".
-È vero mamma, sta muovendo le dita, guarda-
Sento la manina di Amaterasu stringere la mia, la sua è calda, invece la mia è ghiacciata.
Riprovo ad aprire gli occhi, ma invano.
Tento un'altra volta e per la fatica emettono involontariamente strani e acuti stiduli con la bocca.
-Non sforzarti- mia madre mi sfiora la mano che noto non essere più stretta da Amaterasu.
-Hathor, sono tua mamma, mi senti?-
Vorrei rispondergli per rassicurarla, non voglio che si preoccupi per me.
Non riesco. Non riesco. NON RIESCO.
-Rispondimi perfavore, Hathor rispondimi!-
La sua voce trema e incomicia a singhiozzare.
Non sopporto vedere la mamma così, mia madre è una donna forte non dovrebbe stare così per me. Non si deve preoccupare per me.
SONO UN PESO SONO UN PROBLEMA
Le sue lacrime mi bagnano il braccio, bruciaciandomi  pochino sulla...oddio il braccio!
Il mio arto sembra andare a fuoco e il resto del corpo é addormentato, vorrei liberarmi da questo fastidioso formicolio.
Faccio un respiro strano, come se fossi appena ritornata in superficie dopo aver nuotato sott'acqua, come se i polmoni si fossero appena sbloccati, come se potessi di nuova prendere aria.
Ritento ancora una volta a riaprire gli occhi...vedo bianco e luce, molta luce.
Ora tutto torno ad avere un colore, mi volto e noto, che mia mamma è sorpresa, è pallida, ma subito anche lei torna ad avere colore e a sorridere.
-Pensavo che non ti saresti più risvegliata!-
Piange dalla gioia, anche le mie sorelle sono felici e mi stringono.
La pelle brucia al loro tatto, ma non mi lamento e trattengo.
TRATTENGO TRATTENGO TUTTO TRATTENGOTRATTENGOTRATTENGO TRATTIENI TRATTIENI TRATTIENI
T R A T T I E N I  T U T T O, T U T T O
-Ma..- Le parole sembrano stonarmi, strozzarmi, fa male chiamarla mamma, vorrei non essere sua figlia, sono un errore, come possono essere felici di avere una figlia così. Perché hanno atteso così tanto il mio risveglio. Perché? Perché? Perché gli faccio sempre soffrire? Ahhhhh
-Ma.. mamma, quanto ho dormito?-
Si fa seria e mi scruta con i suoi bei occhi scuri.
Chissà quanto pianti, quanto amore, quando dolore per colpa mia.
Ho paura ad immaginarla la sera nel letto a guardarsi allo specchio guardando il suo viso è asciuto, leggermente abbronzato, ed incorniciato dai capelli mossi color miele, mentre pensa a me, pensa a quando mi sarei risvegliata.
Temo a credere a come con il suo corpo così esile, ha compiuto tutte le faccende di casa da sola, badando ai bambini , mentre con la testa era qua , davanti al mio letto ad attendere questo momento.
AVREI VOLUTO CHE NON L' AVESSE FATTO. LO VOGLIO ANCORA.
Mi sorride con le labbra carnose e, dopo essersi schiarita la gola, parla.
-Quanto è bello vederti sveglia!-
Mi torna lentamente la sensibilità agli arti.
Una ciocca mi copre un occhio e con la mano mia mamma me la posiziona dietro l'orecchio.
-I tuoi capelli sono così ribelli-
Cosa c'entrano ora i capelli?
-Mamma, quanto tempo ho dormito?-
Le ripeto la domanda, ma pare non sentirmi. Non vuole rispondermi.
-Uh, stavo dimenticando di chiamare tuo padre e i tuoi fratelli per dirgli che sei sveglia-
Afferra il cellulare, ma io glielo tolgo violentemente di mano.
Rimango stupita da quando energia mi abbia mosso.
-Quanto ho dormito?- Urlo impaziente. Odio trattarla così, lo odio.
SONO UNA PESSIMA PERSONA SONO UNA PESSIMA FIGLIA, UNA PESSIMA FIGLIA. UNA PESSIMA FIGLIA.
Sembra spaventata, abbassa gli occhi e torna seria, più di prima.
Do una svelta occhiata alle bambine, che sono un po' spaventate.
Odio vederle così ed è solo colpa mia.
-Hathor, sei in coma quasi quattro mesi-
Cosa? Quattro mesi? No, non è possibile. Ieri ho saltato la colazione, sono andata a scuola, ieri la prof. voleva darmi un biscotto.
Come posso essere in coma da quattro mesi?
-Hathor?-
Mio padre entra nella stanza dell' ospedale in cui mi trovo.
-Papà!-. L' uomo dai capelli rossi mi abbraccia e poi si siede affianco a mia madre, mentre le gemelle si siedono sulle sue ginocchia.
Mio padre si sporge verso al letto e mi abbraccia forte, hanno avuto tanta paura di perdermi.
IO MI SONO PERSA, MI SONO PERSA DA TEMPO.
Tutti stanno in silenzio nella stanza.
Odio questo silenzio, odio me stessa, ho paura che sentino i miei pensieri.
Mi salgono le lacrime, non voglio che soffrono, era molto meglio che morissi. Dovevo morire, dovevo morire.
-Hathor, c'è un'altra cosa che dobbiamo dirti-
Faccio segno a mia madre di continuare.
-I professori ci hanno consigliato di farti cambiare scuola, pensano che sia meglio che tu frequenta il liceo artistico, invece del musicale-
Annuisco. Già, quando mi avevano chiesto, alle medie, che scuola scegliere, ero indecisa tra il musicale e l'artistico.
Avrò l'opportunità di cominciare da capo, questa cosa mi spaventa.
-Ecco, quindi ti abbiamo iscritto nell'altra scuola, tra un po' penso che potrai andare, per fortuna hai perso solo due settinane di scuola.-
Mi volto e vedo al lato del mio cuscino un bigliettino con scritto il mio nome e gli altri miei dati.
Età:15 anni, altezza:1,77... Cerco immediatamente il peso.
Peso 56, 5 kg, mi si gela il sangue, sono ingrassata 2 kg?
Non ci voglio credere, maledette dottoresse. Mi hanno fatto ingrassare.
Non vedono che sono in sovrappeso, dovevo tenermi in forma.
E

ntra una dottoressa sorridente nella stanza.

-Uh, vedo che si è svegliata signorina Smith!-
Fisso la ragazza, avrà una decina di anni in più di me. Chissà se è lei quella che mi segue.
Mi ha fatto ingrassare quella stronza, non fa bene il suo lavoro.
Finisce di compilate dei fogli, che ha in mano e poi dice, sempre felice, che devo fare delle analisi e dovrà prelevarmi del sangue.
Merda!Io ho paura degli aghi!
Non voglio, dai lo fa apposta.

I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Where stories live. Discover now