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Sono nel letto e non faccio niente da tre giorni, domani andrò a scuola.
Mia madre tutte le cene mi ha preparato minestre e ha insistito che mangiassi tutto sempre, vuole che io torni in forma.
Povera la mia mamma, che la faccio sempre dannare, vorrei però tanto che lei mi capisse, almeno lei.
Non vorrei farla preoccupare così tanto, vorrei che si dimenticasse di me.
PERCHÉ SONO NATA? IO NON VOLEVO NASCERE, NON AVREI ROVINATO LA VITA ALLA MIA MAMMA SE NON FOSSI MAI NATA
Sento vibrare la tasca del pigiama di Pikachu.
~Don't worry, ti va di uscire tra un po'?~
Mi ci vuole un po' di tempo prima di realizzare chi sia, ma appena capisco che è il mio amico del bus, mi agito ed il cuore mi batte forte.
Però forse è sbagliato già chiamarlo amico, ma è l' unico che si è preoccupato per me durante questi mesi.
Gli altri messaggi che ho ricevuto durante le vacanze sono stati insulti rivolti a me e sono venuta a sapere che a scuola c'era chi augurava la mia morte.
Purtroppo i miei durante questi mesi hanno anche scoperto i vari problemi, che ho avuto a scuola.
SONO UN DISASTRO, NON POTRANNO MAI ESSERE TRANQUILLI CON UNA FIGLIA COSÌ, SONO UN ERRORE
Mi affretto a guardare fuori la finestra, è nuvoloso e non fa caldo. Bene!
~Volentieri, ma dove ci incontriamo?~
Le mie dita sui tasti si muovono lentamente.
Devo ancora riabituarmi a fare certi gesti, però credo che, almeno su questo, sono a buon punto.
~Uhm...ti va bene davanti alla stazione~ La sua risposta è immediata ed io emozionatissima, ma allo stesso tempo ansiosa ed impaurita apro l'armadio dopo mesi.
Skinny neri, cintura con la scritta gialla " Nirvana", una maglietta azzurra e nera di Adventure Time in versione manga, una felpa nera a scacchi bianchi, le mie amate fake Vans con lo stesso motivo e il cappellino di Jake (sempre Adventure Time).
Voglio essere presentabile e comoda.
Lo specchio, come la bilancia, è un mio nemico, che però  sono obbligata ad non evitare.
Guardarmi allo specchio mi fa stare di merda, ma allo stesso tempo voglio essere sempre perfetta e quindi mi avvicino al vetro.
Sono molto pallida e, nonostante sia stata in coma per mesi, la mia faccia appare molto stanca, occhiaie profonde sembrano marcate con una penna e la pelle è leggermente ingrigita.
Indosso tutti i miei numerosi bracciali per coprire la pelle scoperta.
Ho sempre adorato la bigiotteria e i gioielli fatti a mano, da piccola addirittura ricordo che facevo da sola le mie collane.
CHISSÀ DOVE È LA PICCOLA HATHOR?
Intrepida scelgo di non truccarmi, non avendo neanche un briciolo di tempo e forse anche dimenticandosi.
I miei capelli sobbalzano qua e la mentre scendo le scale troppo velocemente per le mie gambe e quasi cado.
Sono troppo in ansia, sento che questo momento, oggi, può cambiare tutto.  Quando avviso Agni, di dire alla mamma e al papà, che esco con degli amici, lo vedo dubitare, ma comunque non dice nulla e continua a curare le sue piantine.
Quando esco di casa il mio umore cambia sempre, il contatto con la natura mi fa sentire più in pace con me stessa, e per questo, appena messo piede fuori dalla porta di casa, il battito cardiaco rallenta notevolmente.
Da quando chiudo il cancelletto cammino velocemente per la mia piccola città, prego, come ogni giorno, di non incontrare nessuno che conosca e Dio, oggi, particolarmente caretitevole, mi ascolta.
In poco tempo arrivo e mi guardo attorno cercando un viso che in realtà non ricordo chiaramente.
Eccolo la con il sorriso, mi viene in contro e mi abbraccia.
" Mi ero spaventato, ti cercavo nei cortili delle scuole, in biblioteca e alla stazione, ma niente"
Oddio, mi conosce a malapena, ma ci tiene già a me.
HATHOR NON MONTARTI LA TESTA, CHE POI CI STAI MALE COME SEMPRE.
Da fuori non penso, che si veda la mia felicità di parlare con qualcuno della mia età, ed in realtà non voglio nemmeno, non voglio farmi vedere fragile, mi sforzo di tenere un espressione severa e forte.
"Vieni che ti faccio conoscere la mia fidanzata e la mia compagnia".
Sorrido appena per far capire che mi fa piacere conoscere i suoi soci.
Mi guida a una panchina dove ci sono tre ragazzi e una ragazza bionda.
Mi fa stringere la mano a tutti e poi il mio amico(?), di cui adesso che ci penso non so nemmeno il nome, si blocca.
-E Oli?- Chiede confuso.
Gli altri si guardano alzando le spalle.
-Ma ...prima era qua.-Alza gli occhi al cielo.
-Cosa?- Chiedo confusa, mi sento leggermente a disagio, anche se tutti sembrano essere molto simpatici.
-Oliver, Oliver Sykes...un nostro amico. È stra simpatico anche se a volte è troppo solitario e misterioso. Però vedrai che ti piacerà.-
Un ragazzo da lontano si avvicina lentamente con una sigaretta in bocca.
CHISSÀ DOVE È IL MIO TABACCO??
Il moro fa un sorrisetto, credo indirizzato a me.
Cosa?
Non.. Non capisco.
Sempre diminuendo i passi che ci separano, sposta lo zaino verso un lato e lo apre.
Inaspettatamente tira fuori un cappello di Jake uguale al mio e lo indossa.
Rido sotto voce, probabilmente non mi ha sentito nessuno, ma il ragazzo sembre aver notato la mia espressione divertita e, come se avesse superato una prova, viene da me fiero.
È vicino e non distoglie la sguardo da me, le mie mani sudano freddo e lui, come se ormai lo facesse apposta per farmi sentire fuoriluogo, si siede affianco a me, ignorando gli altri.
- Ciao, io sono Oliver-
Resto a bocca aperta e un po' agitata accenno nuovamente un sorriso e... Ah si ora mi presento.
- Ciao, io sono Hathor.-
Mi scruta e io arrossisco.
Uffa, non riesco a sostenere...
Abbasso lo sguardo e noto che indossa degli skinny neri e una t-shirt rosa con un gatto con il cervello che gli esce dal carnio.
Mi piace vedere come la gente si veste, con il proprio look si può dire molte cose alla gente.
Qualcosa mi dice che io e Oliver diventeremo amici.
- Allora andiamo o restiamo a guardarci per sempre?-
John uno dei ragazzi, si lamenta giustamnte e ride.
-La seconda possibilità- Oliver fa un sorriso malizioso e l' occhiolino.
Mi bagno leggermente le labbra e per me è impossibile cercare di sembrare impassibile a questo Oliver.
Io arrossisco nuovamente, mentre tutti fanno coro con versi ed urli.
Ahhh quanto sotterrarmi viva in questo momento.
Per fortuna ci alziamo e cominciamo a camminare apparentemente senza metà.
Oliver resta al mio fianco e dopo poco prende il pacchetto di Malboro dalla tasca degli skinny e tira fuori un' altra sigaretta, perchè quella di prima l' ha finita.
- Oli, vacci piano con le sigarette!-
Jim toglie il pacchetto dalle mani dell' amico e lo mette nel suo zaino nero e blu.
-Intendi che la dovrò dividere?-
Oliver risponde a Jim, nel momento in cui giriamo in una via nascosta e un po' in ombra.
Morrison annuisce e Oliver me la mette tra le labbra.
-Fumi, vero?-
Annuisco trattenendo il fiato e lui prende l' accendino di Futurama.
Sono immobile, ogni mia cellula pare aver smesso di funzionare nel mio corpo e per sino il cuore a smesso di battere.
Faccio il primo tiro, poi lui se la mette in bocca e fa lui.
-Hai mangiato Nutella ?-
"Oddio, sente il gusto tramite la sigaretta!? "
Ma com'è possibile, no non ci credo.
Le guance mi vanno a fuoco, ma faccio tempo a non farle notare visto che  scendiamo una scala, e non si vede molto, poi bussiamo ad una porta di un semiterrato.
-Si- Sussurro.
Lui mi rimette la sigaretta tra le labbra, e si sofferma su queste accarezzandole.
Gli altri ragazzi anche se assistono la scena, non sembrano scioccati, anzi pare che per loro sia una cosa normale.
Probabilmente Oliver si comporto così con qualunque ragazza.
Però il mio cuore è a mille, proprio come con Kurt.
Kurt...dovrei anche andarlo a trovare, chissà come sta.
Ahh povero, mi manca da morire anche se non lo conosco e sono passati poco più di due giorni.
Abbasso lo sguardo e poi lo riguardo negli occhi, che in questo momento hanno assunto un colore scuro, ma alla luce del sole sono di un miele profondo, dove ci si può annegare con la loro dolcezza, senza alcun rimpianto.
- David!- Oliver si volta verso la porta, ora aperta, e abbraccia un ragazzo con un occhio di colore diverso dall' altro e i capelli colorati di rosso.
Noto che mi da delle occhiate veloce, mi sta studiando, anch'io da mia parte lo esamino.
È sicuramente un tipo stravagante, mi piace a prima vista, sembra un cantante degli anni '70 o qualcosa del genere. Anche il suo modo di vestire è sicuramente un rimando a quegli anni, però lui rimane un ragazzo molto giovane, probabilmente è il secondo o terzo anno che vota.
-Oliver, è tanto che non venivi-
Il rosso mi riguarda e questa volta aggiunge anche una brutale indicata di mano accompagnata da un sorrisetto lestofante.
Incominciano a darmi fastidio tutti questi comportamenti, non sono stupida e non sono un giocattolo.
-Oh Bowie, ci sto già provando io, comunque ho avuto da fare-
Poi Oli prende in giro David e...aspetta! Ci sta provando con me?
Ahahah per di più in questo modo?
Eh no, tu non mi tratti così.
- Capito, è tua Sykes!-David alza le mani in segno di arresa.
- Io non sono di nessuno!- Affermo irritata e poi seguo Avril, la ragazza del mio amico.
- Brava Hathor, fatti desiderare!-
Avril mi da una pacca sulla schiena e si siede su un divano insieme agli altri.
-No, non è un discorso di farsi desiderare o no, io non sono di nessuno, non sono un premio che si devono contendere. Sono una persona dotata di ragione, non un qualcosa di inerme, sono capace di scegliere e ho dei diritti in quanto persona.-
Faccio una pausa, ma poi decido di chiudere il discorso non ricevendo attenzione.
-David, lei è Hathor...e secondo me ha una bella voce-
Alzo gli occhi udendo il mio nome e fisso i ragazzi
- Okay, Micheal- Allora si chiama Micheal il mio amico.
- Dai Hathor, prova a cantare-
Tutti mi incoraggiono.
Abbasso lo sguardo, perché vogliono che io canti.
-Perché volete che canti? -
Micheal si fa avanti e si siede tra me e Avril.
- Ci serve una cantante per la band e tu così ad orecchio sembri avere una bella voce da come parli e se canti magari scopriamo se  hai anche questo talento. -
Non mi sono mai particolarmente vergognata di cantare in pubblico, ma proprio quanto devo cantare qualcosa non so cosa cantare.
- E cosa canto?-
-Quello che vuoi!- Oliver mi prende e mi fa sedere sulle sue gambe.
Ma io declino gentilmente e resto al mio posto.
- Facciamo un duetto...io canto tu mi segui, secondo me conosci questa canzone.-
Poi prende un respiro e fa un cenno a David, questo si mette al piano, che noto solo ora essere in un angolo della sala meno illuminato.
- It's a little bit funny this feeling inside,
I'm not one of those who can easily hide.
I don't have much money,
But boy if I did,
I'd buy a big house where we both could live. -
Capisco subito, dalla prima nota, che è Your song di Elton John.
Nella seconda strofa  mi aggiungo sorridendo e per una volta sicura di me stessa.

-So excuse me forgetting,
But these things I do,
See, I've forgotten if they're green or they're blue.
Anyway the thing is what I really mean,
Yours are the sweetest eyes I've ever seen.-

Poi io e Oliver, involontariamente ci prendiamo per mano e cantiamo all' unisono.

-And you can tell everybody,
This is your song,
It may be quite simple, but now that it's done
I hope you don't mind, I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is now you're in the world. -

Sykes mi alza il viso e con la sua voce meravigliosa pare che questo fantastico testo lo stia dedicando a me. Sarebbe bello.

-If I was a sculptor,
But then again no,
Or a girl who makes potions in a travelling show.
I know it's not much but it's the best I can do,
My gift is my song and
This one is for you. -

Io arrossisco e le nostre voci si rimiscelano, formando e una sola, bellissima.

"And you can tell everybody,
This is your song,
It may be quite simple, but now that it's done
I hope you don't mind, I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is now you're in the world."

Io mi prendo il permesso di modificare gli ultimi versi mettendoci un po' di virtuosismo e alla fine ci guardiamo a occhi sbarrati, per come ci siamo esibiti, increduli al fatto che già alla prima prova tutto sia uscito perfetto.
Ho voglia di baciarlo..ma è ancora troppo presto.
Dopo un po' ci accorgiamo che gli altri stanno applaudendo ed entrambi riprendiamo il fiato, fino a quel momento trattenuto, con la mano di Oliver nella mia e sopra le sue gambe.
-Wow, oh raga è stata perfetta...e Hathor, cazzo ci fai ancora qua... Tu dovresti essere già una cantante da un bel po'.-
Ridacchio, un po' imbarazzata.
-beh, io facevo il liceo musicale, quindi...non sono molto brava di mio, ho studiato per saper un minimo cantare. -
Oliver mi sorride e poi come fosse insicuro mi chiede se ho voglia di bere qualcosa.
- sì, grazie un bicchiere d'acqua per favore-
Appena dico acqua mi guarda stranito e poi scoppia a ridere.
Ora sono rimasta nuovamente sola sul divano e non ho capito la reazione di Oliver.
Non so come comportarmi, cosa dire, mi sale l'ansia.
È meglio che vada in bagno un secondo.
Interrompo la conversazione, tra Michael e David per chiedere la direzione, con un coraggio incredibile.
Ora non mi sento per niente a mio agio.
Quando apro la porta vengo accecata dalla luce al neon lasciata accesa e poi giro la chiave.
Non è passato molto tempo, anzi pochissimo da quando sono arrivata alla stazione.
Che faccio? Me ne vado o mi calmo e poi resto?
Guardarmi allo specchio non mi fa sentire più tranquilla, quindi decido di guardare fuori dalla piccola finestrella posta in alto.
Vedo i piedi della gente passare e mi risordo che è un seminterrato.
Sono delusa, speravo di veder qualcosa di nuovo, particolare.
Resto qualche secondo a studiare come si condensa l'acqua, contenuta nel mio fiato, sul vetro e passati 2 minuti tiro la tenda ed esco dal bagno.
Appena giro l'angolo mi spavento e prima che possa urlare mi tappa la bocca.
Lo osservo mentre lui si avvicina al mio orecchio con le labbra.
- Ti arrabbi se ti dico, che mi piaci già-
Poi silenzioso si dilegua lasciandomi un bicchiere in mano.
Faccio per bere, ma mi accorgo che non è acqua, sia dalla quantità che dall'odore.
Bevo comunque non mi frega molto, con così poco non sto male.
Butto giù tutto d'un sorso e quando mi volto lui è dietro di me, non lo vedo bene nel buio del corridoio, ma vedo il suo profilo e sento il suo profumo.
Resto immobile attendendo, che lui faccia qualcosa.
Resta fermo, troppo fermo e confusa me ne torno sul divano, dove, appena mi accomodo, mi offrono ancora da bere.

I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Where stories live. Discover now