Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]

CAPITOLO 2 - MISTERIOSO

Stava lì davanti a me a braccia conserte con lo sguardo abbassato. Aveva i capelli color biondo. «stai bene?» mi chiese finalmente alzando lo sguardo e permettendomi di guardarlo negli occhi. «suppongo di si.» Risposi guardandomi il polso «Grazie.» Aggiunsi ancora un po' spaventata. «Bene. Non cacciarti più nei guai.» Quel tono aspro e sgabarto che aveva usato mi aveva lasciato un po' perplessa. «Questo quartiere non è adatto a ragazze come te.» Concluse voltandosi per andarsene.
A quelle ultime due parole restai immobile, pensando cosa ci potesse essere di tanto pericoloso. «Ehi!» Lo fermai prima che potesse andarsene del tutto. Lui si fermò ma non si girò.
«Vorrei almeno sapere il tuo nome.»
«Federico. Sono Federico.» Disse prima di continuare il suo cammino. Ma che antipatico! Cioè mi aveva salvato e di questo gli ne ero grata. Ma poteva almeno essere gentile e dimostrare poco più interesse durante la conversazione.
Comunque sia, salii in macchina prima che mi potesse accadere qualcosa altro.
Provai ad accenderla, ma niente.
«Cavolo!» Dissi arrabbiata sbattendo le mie mani sul manubrio. Provai ancora, e così per altre 10 volte. Dopo la decima volta qualcuno picchiettò sul mio finestrino e girandomi vidi nuovamente quel volto. Stava ridacchiando rumorosamente. Aprii lo sportello.
«Cosa ci trovi da ridere?» chiesi infastidita. «Ancora problemi dolcezza?» sbuffai prima di rispondere
«Non accende!» «Lasciami entrare.»
Disse aprendo lo sportello e sedendosi sul posto di guida. Provò ad accendere e poco dopo ridacchiò. «Nessuno ti ha insegnato che anche le macchine bevono?» Lo guardai confusa, poi collegai. «Cavolo! La benzina!» «Già.»
«E adesso?» «Lascia stare, ti accompagno io. Domani la farò venire a prendere da un mio amico.»
Dovevo salire in macchina con uno sconosciuto? Però in effetti erano già le 23:30 e dopo ciò che era successo avevo paura a tornare sola a casa. Lui cominciò a camminare e prima di girare l'angolo si voltò verso di me. « Hai intenzione di venire o vuoi restare qui?» mi chiese alzando un sopracciglio.
Che antipatico! L'ho già detto? Si era antipatico, anche se mi affascinava.
«Uh! Si!» Dissi iniziando a correre per raggiungerlo. Girato l'angolo c'era la sua macchina. Una grande punto nera, parcheggiata accanto ad un lampione e devo dire che dietro questo angolo il quartiere era anche peggio di quello che sembrava pochi minuti fa. «Che zona è questa?» Chiesi salendo in macchina.
«Una zona che tu non dovresti frequentare.» «Perché?» «Non è adatta alle ragazze coco Chanel come te!» Cosa? Forse aveva notato la mia borsa? «Non Sono superficiale come tu credi.» Dissi un po irritata. «Non ho detto questo.» Rispose lui mettendo in moto la macchina e iniziando a camminare. «Volevo solo dire che è una zona pericolosa.» «Tu vivi qui?» Chiesi sperando di non essere stata invadente.
«Si. E tu? Dove devo accompagnarti?»
«In via **********» «vivi da sola?»
«Si. I miei genitori vivono in Spagna. Sono qui da pochi mesi e non conosco molta gente. Mio padre è un regista e mia madre è una fashion designer.» Spalancai tutto dalla bocca senza fermarmi, e ciò portò Federico a ridere.
«Suppongo che tu sia figlia unica.» Scossi il capo in segna di negazione «Ho un fratello più grande di 2 anni. Adesso studia musica ed è sempre in giro per il mondo con la sua band. Non sono famosi, ma lo diventeranno se continuano così.» «Wow!» Fummo subito sotto casa mia senza nemmeno finire il discorso. Ero felice di vedere di nuovo le strade colorate e piene di gente allegra della mia zona. «Beh, ancora grazie.» Mi voltai verso di lui per guardarlo mentre lui continuava a fissare la strada di fronte a lui, anche se era fermo. «Ehi!» mi fermò. «Si?» «Non mi hai ancora detto il tuo nome.» «Sono Elisa.» Risposi accennando un sorriso. Stavo per chiudere lo sportello quando lo riaprii. «Vuoi scendere? Ti offro qualcosa per ringraziarti!» Lui rise a quella richiesta e scosse il capo. Non riuscivo a capire cosa aveva così tanto da ridere. «Non sai chi sono, bambola. E se lo sapessi non me lo chiederesti.» Rabbrividi a quelle parole e restai un po a pensare. «Chi aiuta la gente non è mai una cattiva persona.» A queste mie parole lui scosse ancora una volta il capo guardandomi. «Buonanotte, Elisa.» «Buonanotte, Federico.»
Sembrava così misterioso, e nascondeva segreti. Lo avrei rivisto? Chissà.
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Ed eccomi con il secondo capitolo di questa storia.