18.1

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L'inferno valeva davvero il viaggio.

Dal momento in cui si era messo in auto per andare al suo appartamento si era sentito in torto. Alla fine aveva invertito la marcia, imprecando per tutto il tragitto, e aveva deciso di tenere d'occhio la casa per assicurarsi che nessuno gli desse fastidio. L'idea d'incontrare il suo amante di una notte gli seccava da morire, ma avrebbe onorato la promessa.

Quando aveva visto l'auto voleva solo dare una sbirciata per assicurarsi che stesse bene. Tutto lì.

Nient'altro. Ma aveva sentito i singhiozzi ed era andato nel panico. L'adrenalina gli era salita a livelli inquietanti. Era pronto a menar le mani ma lui era sul letto da solo a piangere e lui si era sentito di merda come dopo tre notti di bisboccia a Las Vegas. Prenderlo tra le braccia gli era venuto naturale.

Aveva pensato solo a calmarlo e a fargli passare il dolore. Poi avrebbe fatto sputare sangue a qualcuno.

Era così maledettamente bello. Labbra gonfie, capelli in disordine. Quando gli aveva confessato quello che era successo ci aveva messo un po' a ritrovare la parola. Che ci fosse un uomo che non lo desiderasse era al di là della sua comprensione. Lui non pensava ad altro ogni giorno, ogni minuto, a quel tesoro prezioso che aveva a portata di mano ma che non poteva toccare. L'autodisprezzo che gli aveva letto negli occhi era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Lì aveva deciso che basta, non poteva andarsene senza provarle quanto fosse splendido e desiderabile.

Già. Un bel sacrificio.

L'opportunità di sfuggirgli gliel'aveva data. Era stato corretto. E quando lui non si era mosso, la sensazione di vittoria all'idea che sarebbe stato suo quasi lo riduceva in ginocchio.

Finché lo aveva baciato.

E aveva capito di appartenergli quanto lui gli appartenesse.

Travolto da te - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora