Capitolo 17 - 12/9/2004

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"Amate chi vi ama, può essere l'ultima volta."

In quei brevi otto anni né io né Edward potevamo immaginare che mio zio, intanto, stava meditando vendetta. Non potevamo sapere che presto il nostro perfetto equilibrio sarebbe stato rotto inevitabilmente da un pazzo. Così, mentre noi due avevamo coronato il nostro sogno con la nostra piccola Allison, lui giurava vendetta al cielo. 

Credevamo fosse una mattinata normale, quella. Come ogni altro giorno ci eravamo svegliati verso le 7.00 a.m e avevamo fatto una normale colazione in famiglia. Come al solito, prima di recarsi alla stazione di polizia, Edward avrebbe dovuto accompagnare Allison a scuola, mentre io sarei uscita qualche minuto più tardi per recarmi al lavoro. 

E così fu. Ricordo ancora bene, dopo tutti questi anni, l'esatta sequenza dei fatti:

Noi tre che, felici, ci siamo stretti in un caloroso abbraccio in salotto, augurandoci una buona giornata.

"Ti amo." 

"Anch'io." Ho sorriso teneramente e, di consuetudine, ci siamo scambiati un tenero bacio sulle labbra. 

Edward prese per mano Allison, e dopo esserci abbracciati nuovamente, uscirono di casa. Io li seguì in veranda e, osservandoli, aspettai che partissero. 

Stranamente Edward fece salire frettolosamente Allison in auto, ma lui rimase in piedi, con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto. Curiosa, decisi anch'io di osservare l'oggetto della sua attenzione, ma poi accadde tutto troppo velocemente.. 

Seguendo la traiettoria immaginaria tracciata dal suo sguardo, notai un furgoncino bianco. Un brivido mi attraversò la spina dorsale e, spaventata, iniziai a tremare, proprio come se fossi una foglia che, ai primi giorni di Settembre, cade al suolo cullata da forte vento: quello non era un normale furgoncino bianco. No, quello era quel furgoncino bianco. 

"Blaire!" Urlò Edward, ma immediatamente non riuscii a capirne il perché. Solo quando vidi una pistola grigio piombo puntata contro di me, riuscii a realizzare cosa stava effettivamente accadendo. Lui voleva uccidermi. Non ci era riuscito la prima volta con la storia dello Stalker e così era tornato per riprovarci. 

Nonostante io volessi scappare, la paura di morire mi fece immobilizzare, rendendomi incapace di muovere qualsiasi arto. Poi, il tempo sembrò dilaniarsi, andando a rallentatore. 

Un solo proiettile venne sparato nella mia direzione. 

"No! Blaire!" Urlò di nuovo. Poi, veloce come un fulmine, ha iniziato a correre verso di me e, dando le spalle al nemico, mi ha abbracciata. 

Inevitabilmente, il proiettile l'ha colpito: ha perforato la sua schiena e macchiato il mio corpo del suo sangue. Lui è caduto al suolo, ed io, incapace di fare qualsiasi cosa se non piangere ho assecondato i suoi movimenti. 

"Papà!" Un urlo flebile giunse ovattato. 

"Ally! Resta lì, ti prego. Non uscire da quell'auto!" Risposi, sia perché non volevo che vedesse suo padre in quelle condizioni, sia perché non volevo che quel furioso omicida prendesse anche lei. 

Ma quel pazzo, intanto, era scappato via come un codardo.

"Edward! Non puoi abbandonarmi.." Mormorai, tra un singhiozzo e l'altro, in preda ad un pianto isterico. 

Poi, scossa ancora dai singhiozzi, entrai in casa e chiamai l'ambulanza, che non tardò ad arrivare, e la polizia. 

"Cos'è successo?" Mi chiese Paul, o almeno credevo che fosse lui. 

"Mio zio.. mio zio l'ha ucciso!" Urlai isterica. 

In seguito, Paul salì sulla nostra auto e restò con Ally. Il resto della polizia partì in cerca di quello schifoso assassino ed io salii sull'ambulanza, volendo restare con lui fino all'ultimo istante della sua meravigliosa vita.

"Puoi farcela.." Mormorai, stringendogli calorosamente la mano durante il viaggio. 

Ma lui respirava a fatica. "Blaire.. ricorda sempre che ti, vi amo. Dì ad Allison di guardare sempre il cielo, perché è lì che mi troverà. Veglierò sempre su di voi. Sempre."

"No! Non dirlo! Tu ce la farai!" Continuai ad urlare, mentre intanto bagnavo il suo petto con le mie copiose lacrime. "Tu.. tu non puoi morire. Noi abbiamo bisogno di te.." Sussurrai, adagiandomi al suo petto. 

Mi ha accarezzato i capelli con estrema dolcezza. "Ciao, Blaire. Ci vediamo in Paradiso. Ti amo." 

Ha chiuso gli occhi e poi, ad un tratto, l'elettrocardiogramma ha segnato una linea dritta sullo schermo. Una sola linea dritta. Un solo bip continuo. 

"NO!" Un solo urlo straziato è uscito dalle mie labbra bagnate. 

Qualcuno mi ha dato qualche pacca sulle spalle, ma io ho severamente scosso la testa. E così, di nuovo, appoggiando il mio capo sul suo petto, l'ho stretto maggiormente a me, non volendo mai lasciarlo andare.

Così, il 12 Settembre del 2004, se n'è andato l'uomo più importante della mia vita. Morto. Era morto per me. Era morto per salvare la mia vita, ma Dio, io volevo essere morta insieme a lui. Ma infatti, così è stato: la parte migliore di me è morta insieme a lui. 

E ti giuro, piccolo Edward, che se solo Allison non fosse nata io sarei davvero morta insieme a lui. Avrei senza ombra di dubbio permesso al dolore di prendere il sopravvento su di me e sulla mia vita. Infatti, avevo perso interesse per qualsiasi cosa: non m'importava più di nulla, se non del frutto del nostro amore, ovviamente. Tua madre aveva già perso tanto, non poteva non avere un appoggio stabile da parte mia. Non lo meritava. 

Ed ora, piccolo, mi dispiace davvero tanto confidarti queste cose. Forse non dovrei dire che vorrei essere morta al posto suo - è morto per difendermi, ti rendi conto? - ma non posso fare altrimenti. E se lo facessi, ti mentirei. 

Al suo funerale, ovviamente, si è presentata tutta la cittadina: tutti lo amavano, ma come non potevano farlo?

Allison, proprio come me, non la prese bene. Non riusciva a smettere di piangere neanche per un istante ma, quando le ho spiegato che è morto per proteggere noi due, si è asciugata le lacrime ed ha fatto del suo papà il suo idolo. Il ricordo di tuo nonno fortunatamente è rimasto vivo nella sua mente e, per circa quattro anni interi, ogni giorno non ha fatto altro che recarsi al cimitero per portare dei fiori sulla sua tomba. A volte l'accompagnavo anch'io, ma era raro che lei accettasse. 

"Voglio andare da sola." Diceva, e piccolo, sai quanto può essere testarda tua madre, a volte. 

Questa, tesoro, è anche la causa della passione sfrenata che tua madre prova verso il suo lavoro. Ha voluto seguire le orme di suo padre e per ciò, ha dedicato la sua vita alla protezione di questa cittadina. 

Per quel che riguarda quel bastardo, invece, è stato condannato all'ergastolo, in isolamento. 



*Spazio Autrice*

Okay, sto piangendo anch'io, lo ammetto. 

Presto pubblicherò l'epilogo, e poi i ringraziamenti finali. Ma non è finita qua, perché in seguito revisionerò la storia, modificando ogni singolo capitolo e aggiungendo scene inedite.

Quindi, spero che non ci abbandoniate! :)

-Gsxx



My Stalker.[In revisione]Kde žijí příběhy. Začni objevovat