Capitolo 14

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Qualche ora successiva al processo, il campanello di casa trillò molteplici volte. 

"Arrivo!" Urlai, ma venni immediatamente bloccata da mia madre. 

"Dove credi di andare?" Mi chiese lei. 

"Ad aprire, forse?" Risposi sarcastica, alzando un sopracciglio. 

"E se fosse lo Stalker?" Chiese. 

"Mamma, credi davvero che lo Stalker suonerebbe al campanello come se fosse una persona normale?" Chiesi, alzando gli occhi al cielo. 

"Beh, non si può mai sapere. Blaire, va' pure in salotto con lo zio ed Edward mentre io andrò ad aprire" Disse, con fare preoccupato. Nonostante fossi contrariata, non lo diedi a vedere e silenziosamente restai al mio posto per vedere chi fosse alla porta. 

Quando mia madre aprii, rivelò la figura di Paul accompagnata da altri poliziotti. 

"Paul!" Urlai, abbracciandolo istintivamente. 

"Ciao, Blaire" Rispose lui, accarezzandomi con un tocco gentile i capelli. "Salve, signora" Disse, afferrando saldamente la mano di mia madre non appena sciolsi l'abbraccio. 

"Cosa ci fa la polizia qui?" Chiese, quasi allarmato, mio zio. O almeno, non sono sicura che lo fosse, ma dal suo tono traspariva allarme, o almeno credo. 

"Siamo venuti per effettuare dei controlli alla casa" Rispose prontamente Paul. Io sorrisi compiaciuta, mentre mia madre asserì seria con un cenno del capo. 

"Ma la casa non ha bisogno di controlli.." Mormorò testardo mio zio. 

"Questo lo lasci decidere a noi" Rispose un poliziotto. 

"Prego, entrate" Mormorò mia madre. I cinque poliziotti, accompagnati da Paul, entrarono e si diressero in salotto. 

"Hey Paul" Lo salutò Edward. 

"Hey, Ed" Ricambiò quello. "Nonostante tu non sia in servizio ora, sappi che abbiamo bisogno del tuo aiuto" Continuò. 

"Va benissimo. Cosa bisogna fare?" Chiese Ed, alzandosi in piedi. 

"Dobbiamo controllare ogni singola stanza, nonostante potremmo impiegarci delle ore intere. Il corpo della polizia ha bisogno però che voi tre -" Rispose Paul, indicando con un gesto della mano me, mio zio e mia madre "- vi dirigiate in cucina, o comunque vi chiudiate in una stanza che ovviamente dovrete abbandonare quando la passeremo in rassegna. D'accordo?" Chiese. 

Io e mia madre annuimmo, mentre mio zio borbottò a bassa voce. 

"Zio, qual è il problema?" Sbottai, non appena noi tre ci chiudemmo nella stanza da letto dei miei genitori. 

"No no, nessuno" Mentì lui. 

"E allora perché continui a fare così?!" Chiesi esasperata. In tutto ciò mia madre non mi aiutava di certo: quello era suo fratello e ovviamente non osava mettersi in mezzo. 

"Così come?" Chiese lui, facendo il finto tonto e facendomi perdere la pazienza. 

"Continui a borbottare e sembra che non ti vada bene che la polizia faccia del suo meglio per garantirmi la salvezza!" Quasi urlai. 

"No Blaire, non è questo. Solo che mi sembra assurdo che la polizia si presenti così, senza un mandato di perquisizione a controllare una casa" Ribatté lui. "Comunque tranquilla, non c'è bisogno di agitarsi così tanto" Continuò annoiato. 

Non gli risposi e lasciai che la conversazione morisse lì. Ero nervosa e non potevo far altro che controllare l'orologio appeso alla parete: mai, prima d'allora, il tempo sembrava scorrere così lentamente. Mentre le lancette si muovevano lente, l'agitazione e l'ansia aumentavano notevolmente. 

"Chissà se hanno trovato qualcosa" Continuavo a chiedermi. "E se lo Stalker sia entrato di nascosto e abbia lasciato qualche traccia?" Ipotizzavo, mordendomi nervosamente il labbro inferiore. Dopo averlo fatto sanguinare, decisi che era giunto il momento di mangiucchiarmi le unghie, un brutto vizio che avevo fin da bambina, mentre continuavo a camminare per la stanza. 

"Blaire" Mi chiamò mia madre. 

"E se non esiste nessuna prova riconducibile a lui?" Pensavo. "Cosa se sarà di me? Quell'uomo mi ucciderà?" 

"Blaire!" Mi richiamò mia madre, alzando notevolmente il tono di voce, facendo sii che mi distraessi dai miei numerosi pensieri. 

"Si?" Chiesi stordita. 

"Il telefono -" Mormorò, indicando il mio cellulare sul piccolo comodino in legno. "- Vibra. Ti sarà arrivato qualche messaggio" Continuò. Incapace di formulare qualche frase coerente, non le risposi nuovamente ed afferrai il telefono con entrambe le mani. In alto, vi erano due piccole buste, proprio come aveva predetto mia madre.

"La polizia, eh?" Diceva uno, ovviamente in anonimo. 

"Te ne pentirai, piccola Blaire. Dio, se te ne pentirai. Quando ti porterò via con me ti giuro che non avrò pietà. Comincia a tremare, tesoro." Diceva il secondo.

Il secondo mi spaventò terribilmente, tanto che iniziai a tremare leggermente. 

"Che c'è scritto?!" Mi chiese agitata mia madre, ma quando per l'ennesima volta non le risposi, mi strappò il cellulare dalle mani.

Quando finì di leggere era chiaramente scossa, proprio come me. In tutto questo, mi è necessario dirti che mio zio stava tranquillamente sdraiato sul letto mentre guardava uno stupido programma televisivo. 

"Blaire.." Mormorò mia madre, scuotendo leggermente il capo. "Questi li facciamo leggere e Paul, eh?" Disse. Io asserii con un cenno del capo. 

Per non interrompere le ricerche, aspettammo che Paul, o Edward, ci venisse a chiamare. Ciò purtroppo accadde solo tre ore dopo. 

"Potete andare. L'unica stanza rimasta è questa" Momorò Edward, invitandoci gentilmente ad abbandonare la stanza. 

"Ed.." Mormorai triste, passandogli il telefono. Lui serrò la mascella e il suo volto si fece scuro. 

"Paul" Disse a gran voce il mio ragazzo. Quando l'altro poliziotto venne, ci mise ben poco a rendersi conto che lo Stalker aveva colpito ancora. 

"Questo lo teniamo noi" Disse Paul, ritirandomi il telefono. Annuii silenziosamente. 

"Avete trovato qualcosa?" Chiesi poco dopo. 

"Ne parliamo dopo, tesoro" Mormorò sconsolato Edward, chiudendosi assieme agli altri poliziotti nella stanza precedentemente occupata da me, mia madre e mio zio. 

I messaggi dello Stalker. Il "ne parliamo dopo" di Edward ed il modo in cui l'aveva detto. Lo sguardo basso dei poliziotti. La mascella serrata di Edward e Paul. 

Tutti quei segni conducevano ad un solo significato: avevano trovato qualcosa in casa, ma nessuno era ancora disposto a dirmi di cosa si trattasse. Così l'unica cosa da fare, oltre che dannare quello stramaledettissimo Stalker, era aspettare che quella dannata porta si aprisse e che la polizia mi rivelasse del materiale, o delle informazioni, scoperti in casa. 




My Stalker.[In revisione]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora