Capitolo 4

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Quando finimmo di cenare Edward fu costretto ad andare via a causa di una chiamata proveniente dalla centrale di polizia.

"Ci vediamo domani, amore" Sussurrò Ed al mio orecchio, cingendo i miei fianchi in un caloroso abbraccio.

"A domani.." Risposi, visibilmente triste. Volevo che lui restasse con me, ma il lavoro è il lavoro. Ed sciolse a malincuore l'abbraccio, salutò i miei genitori ed andò via. 

Ricordo che poco dopo sentii lo squillo della suoneria delle notifiche, causato dall'arrivo di un messaggio. 

"Ma che carino, è appena andato via e già ti cerca.." Disse mia madre, mentre goffamente prese il mio telefono per leggere il messaggio, facendosi gli affari miei come al solito. Capii che qualcosa non andava quando il suo viso si rabbuiò. Velocemente le strappai il telefono dalle mani ed il mio cuore perse un battito quando lessi il testo del messaggio. 

"Bimba, inutile dire che sono impaziente di vederti, di toccarti, di baciarti. Voglio portarti via con me, lontano da questo orribile posto, prometto che un giorno lo farò. Tu sarai mia, completamente. Ma per ora  purtroppo posso solo limitarmi ad osservare il tuo splendido corpo da lontano, osservando qualsiasi cosa tu faccia. 

P.s salutami la tua cara mammina. Adoro il risotto che avete consumato questa sera a cena, magari qualche volta potrà cucinarlo anche a me. Chi lo sa? Dopo mesi potrei portare anche lei via con noi." Lui ci stava osservando?

 Ovviamente il mittente era anonimo, quindi non potetti dar sfogo alle mie domande. L'unica cosa da fare era aspettare una sua telefonata, dove avrei potuto chiedergli tutto ciò che mi passava per la testa. 

Dove voleva portarmi? Perché continuava a spiarmi? Perché tra tante ragazze aveva scelto me? Cosa avevo di speciale? Ma, cosa molto più importante, qual'era il suo nome? E come faceva a spiarmi? Dove si trovava?

Una fitta di dolore causata dalle troppe domande, s'insinuò nella mia tempia destra. Istintivamente con l'indice ed il medio della mano destra incominciai a massaggiarla. 

"Blaire? E' uno scherzo.. vero?" Mi chiese ingenuamente mia madre. 

"Vorrei tanto che lo fosse, mamma." Dissi sospirando. Mi sedetti su una delle molteplici sedie in legno e portai il capo tra le mani. 

"Blaire, dimmi immediatamente cosa sta succedendo." Mi ordinò con un tono che non ammette scuse. Annuii silenziosamente ed incominciai a raccontare. 

"Un paio di giorni fa credo, non ricordo esattamente quando, ricevetti una chiamata al telefono fisso. Il mittente era un uomo dalla voce roca, mi disse che lui mi voleva, che osservava qualsiasi mia mossa. Per confermare ciò mi disse che i pantaloncini neri che quel giorno indossavo mi stavano bene. Mi disse che non avrei dovuto parlarne con nessuno e che se lo avessi fatto lui mi avrebbe fatto del male. Inizialmente pensai che fosse uno stupido scherzo, ma le mie speranze crollarono quando ricevetti un messaggio. Lui diceva che non mi avrebbe fatto del male, di stare tranquilla, posare il telefono nel solito posto e di tornare a letto. In quel momento entrai in uno stato di panico, chiesi aiuto ad Edward, lui venne a casa, ma nell'attesa, dato che probabilmente lui in quel momento mi stava spiando, decisi di nascondermi dentro l'armadio. Quando Edward fu con me mi disse che lui mi avrebbe protetta e che non gli avrebbe permesso in alcun modo di farmi del male. Mentre Ed era con me non ricevetti nessuna chiamata, ma quando andò via ne ricevetti una al telefono fisso. L'uomo, soprannominato 'Lo Stalker' da Ed mi augurò una buona notte e mi ricordò che lui vegliava sempre su di me. L'indomani mattina mi chiamò circa cinque volte, ma non risposi. In mattinata ricevetti anche un messaggio di Edward, dove lui mi disse che aveva aperto un'indagine sul mio caso e che presto la polizia lo avrebbe trovato. Il pomeriggio passò tranquillo.. finché.." Deglutii a fatica e presi un respiro profondo, prima di continuare a confessare sotto lo sguardo vigile di mia madre, che mi osservava con un'espressione seria. 

"Nel tardo pomeriggio lui mi chiamò. Io gli dissi che la polizia lo avrebbe trovato e lui mi rispose che la polizia lo avrebbe arrestato solo dopo aver ritrovato il mio corpo inanime, immerso in una pozza di sangue. Il suo tono era spaventosamente serio, tanto che mi fece gelare il sangue nelle vene. Il panico prese il controllo della mia mante, scaraventai con forza la cornetta contro una delle quattro pareti della stanza. Io mi sedetti in un angolo della cucina, mi tappai le orecchie con le mani ed incominciai a piangere. 

Fortunatamente dopo un paio d'ore è venuto Edward. lui mi ha aiutata. Beh, poi siete arrivati voi.." Confessai, tenendo lo sguardo basso, fissando un punto indefinito del pavimento in freddo marmo.

"Vuoi dirmi che tutto ciò è accaduto oggi?" Sbraitò mia madre. Annuii silenziosamente, incapace di proferire altre parole.

 Odiavo profondamente quell'uomo e in quel momento odiai il modo in cui mi stava trattando mia madre. Odiavo sentire le sue urla, specialmente in quel momento, dove io ero semplicemente la povera vittima, controllata da un uomo perfido e malvagio, deciso a rovinarmi la vita. In quel momento sentii il mio mondo crollare. Lui voleva distruggermi e ci stava riuscendo. I miei sogni sembravano dispersi nel nulla, i miei desideri non contavano, contava solo ciò che lui desiderava. Io ero solo una misera pedina coinvolta nel suo sadico e malsano gioco. 

"Perché non me l'hai detto?" Mi chiese assumendo un tono dolce, seguito da pesante sospiro. 

"Non volevo farti preoccupare.." Ammisi. "Credevo che lui mi avrebbe lasciata in pace e che Edward lo avrebbe trovato." 

"Domani parlerò con Edward." Sentenziò mia madre mentre scuoteva il capo. Non mi diede il tempo di rispondere e mi lasciò sola in cucina. 


*Spazio Autrice*

Heii, scusate per il ritardo, ma sono stata occupata.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Votate o commentante dicendomi cosa ne pensate della storia, se vi va. :)

Alla prossima!

-Gsxx


My Stalker.[In revisione]Where stories live. Discover now