Capitolo 5

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Quando restai sola nella stanza, ricevetti puntualmente una chiamata al telefono fisso. 

"Pronto?" Chiesi.

"Cosa diamine ti avevo detto?" Ringhiò la solita voce roca. Serietà e rabbia era mischiati nella sua voce.

"A che ti riferisci?" Chiesi innocentemente. Incurante di aver raccontato tutto ad Edward ed a mia madre.

"Ti avevo detto che non dovevi parlarne con nessuno." Ringhiò. La sua voce mi provocò alcuni brividi che mi attraversarono la spina dorsale. 

"Merda" Imprecò a bassa voce. "Ragazzina, guardati le spalle. La morte potrebbe colpirti da un momento all'altro." Continuò, prima di chiudere la chiamata. Sussultai spaventata e mi diressi nella mia camera. Per paura che lui potesse entrare dalla finestra durante la notte, abbassai la persiana marrone e chiusi la finestra. 

Con il cuore in gola andai a letto, e con le lenzuola mi coprii anche il capo, proprio come facevo da piccola quando mi nascondevo sotto le coperte poiché avevo paura dei mostri nascosti sotto il letto e dentro l'armadio. L'unica differenza stava nel fatto che sotto il letto non esisteva alcun mostro, mentre in quel periodo particolare della mia vita sì, esisteva un mostro pronto a rubarmi l'anima. Là fuori c'era un mostro, un mostro vero, in carne ed ossa, uno che si divertiva rovinando la mia vita. E ci stava riuscendo, eccome se ci stava riuscendo. 

Fin da piccola costruivo una specie di muro invisibile attorno a me, circondandomi solo di cose che costituivano la mia felicità e la mia tranquillità. Un muro impenetrabile che nessuno mai era riuscito a scalfire. Lui però ci era riuscito, pezzo dopo pezzo stava facendo crollare il mio muro invisibile, rendendomi piccola ed indifesa. 

Con quei pensieri provai ad addormentarmi, ma erano tutti tentativi vani ed inutili. Come al solito chiamai Ed, ma tuttavia mi arresi quando lui non rispose nemmeno alla seconda chiamata. Sospirai e sentendomi totalmente sola nelle fauci del nemico, scoppiai a piangere per quella che sembrava essere la quinta volta in una sola giornata.

Perché a me? Nella mia vita ero sempre stata buona, gentile e disponibile con tutti, non meritavo di certo una cosa simile. Non meritavo minacce di morte da parte di uno sconosciuto, di un pazzo maniaco. 

I miei pensieri purtroppo vennero interrotti dallo squillo prodotto all'arrivo di un messaggio. 

"Ti prego, no.." Pensai, mordendomi con forza il labbro inferiore, sino . Non volevo leggere altre sue parole, non volevo sentire la sua voce, volevo semplicemente che lui mi lasciasse in pace. Combattuta tra il leggerlo e l'ignorarlo, optai per la seconda scelta. Presi il telefono e lo sbloccai.

'Non piangere, piccola. Odio sentire i tuoi singhiozzi'  Recitava il testo del messaggio. Restai sbalordita quando in alto lessi un numero strano, sconosciuto. Non conoscevo quel numero, quindi non sapevo se il mittente fosse lo Stalker o Edward, che mi inviava un messaggio tramite un altro telefono, magari quello di un collega.

'Chi sei?' Chiesi. Attesi per cinque minuti buoni la risposta, ma quando chiusi gli occhi rassegnata, finalmente arrivò.

'L'uomo che ti sta rovinando la vita e che presto, molto presto, porrà una fine ai tuoi dolori ed ai tuoi tormenti.' Rispose. Sussultai nuovamente spaventata e non potei fare a meno di scoppiare in un pianto isterico. 

'Ti prego, smettila..' Inviai, supplicandolo. Stavo arrivando al limite, mancava poco e non avrei più sopportato le sue minacce. 

'Smetterla? Oh, dolcezza, i giochi sono appena iniziati'

'Perché?' Perché? Questa era la domanda che da tempo torturava la mia mente, ma non avevo mai saputo trovare nessuna risposta.

'Sei il mio gioco, alias passatempo preferito' Rispose. Quindi io sarei solo uno stupido gioco, uno di quelli che all'inizio ami e che non posi mai, ma che alla fine ti stufano e che butti via. Potrebbe anche andarmi bene, se solo quel "buttare via" non significasse porre fine alla mia breve vita. 

Non volevo leggere altre parole cariche d'odio, quindi spensi il telefono. Sospirai profondamente per calmare i miei singhiozzi, finché il pianto non si calmò del tutto.

Dio, avevo solo 17 stupidi anni, un cassetto pieno di sogni e delle speranze che lentamente andavano in fumo. 

Non so come, ma quella notte alla fine riuscii ad addormentarmi. Non sognai nulla di piacevole. 

Ricordo che sognai il mio corpo chiuso in una gelida stanza di vetro. Volevo scappare, quindi presi a pugni le pareti di vetro, ma nonostante tutto esse non riuscivano ad infrangersi. Ed ero lì, provavo ad urlare a squarciagola, ma nessuno poteva o voleva sentirmi. Continuai a lottare, ad urlare, ma alla fine mi arresi. Mi sdraiai al centro della stanza, sospirai e chiusi gli occhi, in attesa della mia fine. 

All'improvviso riaprii gli occhi, ma rilasciai un sospiro di sollievo quando vidi le familiari mura della mia camera. Presi dei respiri profondi per calmare il battito veloce del mio cuore e solo dopo una decina di minuti sentii delle voci familiari provenienti dalla cucina, o dal salotto, o da qualsiasi dannatissima stanza all'interno della mia piccola ma accogliente e fantastica casa. 

Borbottando qualcosa di indecifrabile mi diressi verso la finestra, la aprii ed alzai la persiana. Con evidente stupore dipinto sul volto, realizzai che fosse mattina: il sole era alto in uno splendido cielo azzurro privo di nuvole. 

Prima di dirigermi verso una delle molteplici stanze della casa per scoprire a chi appartenessero quelle voci, presi il telefono tra le mani e lo accesi per controllare l'ora ed eventuali notifiche. Erano appena le 9.00 di mattina e fortunatamente non ricevetti nessuna chiamata e nessun messaggio. Rincuorata posai il cellulare nel primo cassetto del comodino verde acqua, richiesto da me poiché è il mio colore preferito, e mi diressi verso la fonte delle voci. 

Sorrisi, quando vidi Edward seduto comodamente in una delle due poltrone in pelle bianca sorseggiare quello che pensai fosse caffè, mentre discuteva e rassicurava mia madre sulla mia sicurezza. Continuava a ripeterle quanto io fossi al sicuro e che magnifico lavoro stava facendo per imprigionare quell'uomo malefico dalla mente contorta. 

Prima di interrompere la conversazione persi del tempo nell'osservarlo. Era davvero bellissimo in quella divisa nera che gli fasciava perfettamente il corpo.


*Spazio Autrice*

Sorpresaaaa! Doppio aggiornamento! ^^

- Che ne pensate del capitolo?

- Che ne pensate dello Stalker? 

Lasciate una stellina e commentate, se vi va.. :)

Alla prossima! :)

-Gsxx





My Stalker.[In revisione]Where stories live. Discover now